ROMA – Chi sperava di potersi aggrappare ad un inutile referendum per contestare ancora il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg, per il triennio 2014-2016, dovrà definitivamente rassegnarsi. Dei 34751 aventi diritto al voto hanno votato appena in 863, pari al 2,48%.
La Commissione Elettorale centrale per il referendum, presieduta da Giovanni Rossi (Aser) e composta da Carlo Parisi, Giovanni Rossi (Sigim) e Lucia Visca, assistiti dal direttore della Fnsi, Giancarlo Tartaglia, ha infatti constatato il mancato raggiungimento del quorum fissato nella delibera assunta dalla Giunta Esecutiva Fnsi con la Consulta delle Associazioni Regionali di Stampa il 24 luglio 2014, non procedendo quindi allo scrutinio delle schede.
Del resto, dopo ben quattro approvazioni da parte degli organismi legittimati a farlo (Giunta Esecutiva, Commissione Contratto, Consiglio Nazionale e Conferenza nazionale dei Comitati e dei Fiduciari di redazione), il contratto nazionale di lavoro giornalistico, voluto e firmato dal segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e dal presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, era già in vigore da tre mesi e non doveva essere sottoposto a referendum.
Non bisogna, infatti, dimenticare che dopo la fallimentare esperienza del 2009 (3329 votanti su 34115 aventi diritto al voto), che aveva già registrato l’irrisoria partecipazione del 9,76%, l’istituto del referendum era stato bocciato dal Congresso di Bergamo che avrebbe voluto inserirlo nello Statuto federale.
Se la Giunta Esecutiva e la Consulta delle Associazioni Regionali di Stampa hanno voluto concedere questo “quinto passaggio” non dovuto, è stato solo per un estremo atto di democrazia e cortesia nei confronti di quanti, alle ripetute bocciature, continuano a chiedere inutili rivincite.
In circostanze come questa, dunque, il quorum necessario a ribaltare ben quattro votazioni favorevoli da parte degli organismi legittimati a farlo non avrebbe potuto essere diverso dal 50 percento più uno degli aventi diritto al voto. E, parimenti, non poteva essere consentito a chicchessia di agitare eventuali strumentali “vittorie” derivanti da consultazioni (ribadiamo, comunque, non statutarie) prive della partecipazione del 97,52 percento degli aventi diritto al voto.
Il contratto nazionale di lavoro giornalistico Fnsi-Fieg – ricordiamo – piaccia o meno registra importanti avanzamenti in materia di lavoro, previdenza e sostenibilità dell’Inpgi – non a caso il presidente Camporese ne è stato artefice e protagonista con il segretario generale Franco Siddi ed 11 su 14 componenti della Giunta Esecutiva Fnsi – e per la prima volta nella storia, ha aperto le porte al lavoro autonomo (23,83 euro a pezzo è il minimo sotto il quale non si può più andare), offrendo al sindacato anche uno strumento importantissimo: la possibilità di far riconoscere al precario il diritto del lavoratore subordinato. Parliamo, naturalmente, del collaboratore continuato e continuativo che svolge di fatto lavoro dipendente e per il quale i famosi 250 euro al mese – ricordiamo – sono il minimo e non il “fisso” come, strumentalmente, qualcuno continua a sostenere. (giornalistitalia.it)
I RISULTATI
Votanti 1518 su 34595 pari al 2,48% (nel 2009: 3329 su 34115 pari al 9,76%):
Basilicata 22 su 238 (9,34%)
Valle d’Aosta 10 su 148 (6,76)
Lazio 427 su 7715 (5,53%)
Liguria 49 su 923 (5,31%)
Piemonte 98 su 1920 (5,10%)
Sicilia 50 su 1234 (4,05%)
Trentino Alto Adige 32 su 824 (3,88%)
Molise 3 su 81 (3,70%)
Abruzzo 15 su 490 (3,06%)
Campania 36 su 1493 (2,41%)
Umbria 12 su 525 (2,29%)
Sardegna 9 su 646 (1,39%)
Emilia Romagna 27 su 2158 (1,25%)
Veneto 18 su 2119 (0,85%)
Marche 5 su 714 (0,70%)
Puglia 5 su 850 (0,59%)
Toscana 9 su 1864 (0,48%)
Lombardia 35 su 9384 (0,37%)
Friuli Venezia Giulia 1 su 894 (0,11%)
Calabria 0 su 531 (0,00%)