Il direttore di Giornalisti Italia ospite della storica emittente calabrese Radio Onda Verde

Carlo Parisi: “Il giornalismo è un lavoro e va pagato”

Antonio Scuticchio e Carlo Parisi

VIBO VALENTIA – «Dove abbiamo sbagliato?». Di crisi d’identità della categoria dei giornalisti, diritti e doveri, dignità della professione, equo compenso, libertà di stampa e bavagli, trasformazione epocale del mondo dell’editoria, deriva social, diffidenza dei giovani nei confronti della stampa tradizionale, ha parlato ieri il direttore di Giornalisti Italia, Carlo Parisi, ospite del programma di Antonio Scuticchio “Spazio Informazione”, sulla storica emittente calabrese Radio Onda Verde, che da 37 anni trasmette da Vibo Valentia.
Traendo spunto dall’articolo di Chiara Roverotto, pubblicato giovedì scorso da Giornalisti Italia, Scuticchio ha intervistato il direttore di Giornalisti Italia che, in mezz’ora di trasmissione, ha toccato «i temi più scottanti della professione giornalistica, partendo dalle battaglie sindacali condotte in Calabria da Carlo Parisi che – ha ricordato Scuticchio – ha tutelato bene la nostra categoria da segretario del sindacato dei giornalisti battendosi, tra l’altro, per l’applicazione della legge 150/2000 nella pubblica amministrazione».
Sottolineando il prezioso lavoro svolto dalla radio al servizio dell’informazione, Carlo Parisi ricordato che «l’informazione locale, la cosiddetta informazione di prossimità, è la più importante per il nostro Paese, è quella che, oltre ad informarci, ci fa riflettere seriamente sui problemi di casa nostra».
Informazione, è ovvio, che può essere garantita soltanto dai giornalisti. «Non si riesce a capire – ha sottolineato Parisi – che il giornalismo è un lavoro e come tale va retribuito. Sfido chiunque ad entrare in un supermercato, riempire il carrello della spesa e, arrivato alla cassa, passare tranquillamente sostenendo che, per il pagamento, ripasserà tra 30, 60 o 90 giorni.
Mentre assistiamo vergognosamente a frequenti casi di giornalisti che non vengono pagati da anni. Il problema è semplice: se il giornalista non viene pagato dopo un mese, il ritardo può essere considerato quasi fisiologico; dal secondo mese deve scattare un campanello d’allarme; al terzo mese, però, il giornalista deve rifiutare di continuare a collaborare gratis perché, se va avanti, il messaggio che lancia chiaramente all’editore è “non ho bisogno dei tuoi soldi, non ho bisogno di essere pagato”.

Essendo quello del giornalista un lavoro importantissimo, il problema è, dunque, far capire che l’informazione professionale di qualità può provenire solo ed esclusivamente dai giornalisti. Del resto, nessuno pensa di farsi operare da un infermiere o farsi progettare un palazzo da un muratore.
Questo non significa che i giornalisti hanno in tasca la verità assoluta. Sono degli uomini e possono sbagliare; anzi addirittura alcuni sbagliano pesantemente e, su questo tema, io non sono dell’avviso che “cane non mangia cane”. Non dobbiamo dimenticare che libertà di stampa non è licenza di diffamare. Il giornalista deve stare molto attento a come tratta le notizie, deve verificare le fonti e, soprattutto, non deve insultare.
Dobbiamo capire che non siamo i depositari della verità, non siamo noi a dover dettare le linee politiche, non siamo noi quelli che facciamo la storia, ma siamo quelli che registriamo la cronaca e raccontiamo la storia».

Infine, un appello agli enti locali; “Devono assolutamente capire l’importanza di dotarsi di uffici stampa con giornalisti, non con amici. L’assunzione dei giornalisti negli enti pubblici non deve essere un fenomeno clientelare per sistemare qualche disoccupato o qualche raccomandato, ma deve essere un’opportunità per garantire un servizio di qualità ai cittadini. Per questo mi sono sempre battuto e schierato contro le chiamate dirette. Vanno fatti concorsi pubblici, trasparenti, aperti a tutti, non con bandi seminascosti, lanciati magari sotto Ferragosto». (giornalistitalia.it)

LA PUNTATA DI IERI DI SPAZIO INFORMAZIONE SU RADIO ONDA VERDE
(Dal minuto 33 l’intervista di Antonio Scuticchio a Carlo Parisi)

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