Il segretario generale della Fnsi chiede un Piano straordinario per l’editoria che la politica non può considerare di serie B

Franco Siddi: “Così l’informazione rischia di morire”

Franco Siddi, segretario generale Fnsi

ROMA – “La crisi, da oggi palese, del gruppo Rcs che prospetta, tra l’atro, 800 posti in meno tra Italia (640) e Spagna, rende evidente per tutti che un settore rilevante dell’industria italiana cui è legato un bene pubblico come quello del diritto all’informazione è arrivato ad un punto di allarme acuto”. Lo dichiara il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi.
“Non si può parlare più – come tanti con molta faciloneria hanno fatto in questi mesi – di area secondaria della vita economica e civile del Paese – prosegue Siddi – ma di un vero e proprio fronte di preoccupazione estrema su cui occorrono atti di corresponsabilità importanti a tutti i livelli: non solo dalle parti sociali (sindacati e editori) ma anche dei governi e della politica.
La scadenza elettorale pare abbia cancellato dalle tante agende dei competitori politici tanti temi veri delle urgenze del Paese per ricostruire un tessuto democratico ed economico”.
“L’editoria – prosegue Siddi – deve stare invece ai primi posti, anche per ruolo e funzione che può assumere quale motore di una fase nuova di ripresa. C’è bisogno di impedire che si impoverisca il quadro dell’informazione italiana, e del suo pluralismo, e con esso le attività e l’occupazione che ne derivano. Nessun governo può immaginare che il rilancio possa avvenire solo per impulso delle parti.
C’è l’esigenza di una riforma delle leggi dell’editoria e di un fondo pubblico valido almeno un triennio per l’innovazione, la trasformazione industriale, un welfare attivo del lavoro che consenta di gestire nella maniera meno traumatica possibile le uscite anticipate per la crisi coniugandole con l’ingresso  di professionalità giovani da formare con l’aiuto dell’esperienza di chi è a fine carriera”.
“Oggi – conclude Siddi – di fronte ai grandi numeri dei possibili esuberi dell’Rcs, ma anche della Mondadori e di tutti i gruppi dell’editoria italiana, si vanno esaurendo le risorse per un’adeguata protezione sociale.
La Fnsi, solidale oggi con i colleghi della Rcs come con tutti coloro il cui posto di lavoro è minacciato dalla crisi, ricorda di aver avanzato concrete proposte per un finanziamento speciale di nuove politiche di welfare anche attraverso un prelievo di un’aliquota dalla pubblicità televisiva e dalle risorse delle fondazioni bancarie per le attività culturali.
Alla Fieg un appello a trovare il coraggio di azioni comuni per un nuovo equilibrio di sistema, nel rispetto delle autonomie specifiche delle parti sociali e della dignità dei lavoratori”. (Ansa)

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