Scoperchiata la pentola da “la Repubblica”, i politici dell’Emilia Romagna ammettono e l’Odg chiede le carte alla Regione

Soldi pubblici per pagare le interviste a radio e Tv

Gerardo Bombonato

Il consigliere regionale del “Movimento 5 Stelle”, Giovanni Favia, ammette di avere speso soldi del gruppo e proclama: “Continuerò a pagare per andare in tv”

BOLOGNA – Monta la polemica dopo la notizia de “la Repubblica” sui consiglieri regionali che pagano, con i soldi pubblici, interviste che vanno in onda su tv e radio locali dell’Emilia-Romagna.
Domenica l’Aser, il sindacato dei giornalisti, attraverso la sua presidente Serena Bersani aveva sollecitato l’Ordine ad aprire procedimenti contro quei cronisti che avessero preteso pagamenti per ospitare spazi per la politica; oggi Repubblica torna sull’argomento, aggiungendo che oltre a esponenti di Pdl, Udc e Sel, sono coinvolti anche i consiglieri 5 Stelle.
Il grillino Giovanni Favia, al quotidiano ha ammesso di avere speso soldi del suo gruppo per farsi intervistare da emittenti locali: “L’informazione non è libera, continuerò a pagare per andare in tv”, ha detto Favia, aggiungendo che non è una rivelazione, perché quelle spese sono documentate sul sito del Movimento.
Beppe Grillo, invece, aveva sostenuto che chi va in tv scredita l’intero movimento. Un consigliere Pdl, Galeazzo Bignami, ha mostrato una fattura da 1.500 euro per cinque interviste. Francesco Spada, di E’ Tv, ha negato, dicendo che avrebbe, comunque, chiesto alla concessionaria di pubblicità, mentre Dario Pattacini di “7 Gold” ha confermato: “Mi facevo pagare, noi non abbiamo finanziamenti dallo Stato. Chi vuol venire da noi lo sa: sono 200 euro a trasmissione, nessuno si è mai lamentato”.
Favia si è, poi, chiesto il perché Repubblica si sia concentrata su questa cosa “proprio in questi giorni in cui si discute del rinvio a giudizio di Errani”. Per il consigliere del Movimento 5 Stelle, “la cosa scandalosa è che si debba pagare per poter raccontare, a chi non ha Internet, le nostre denunce e proposte in consiglio regionale”.
Acquisti di spazi – ha sottolineato – fatti in piena legalità: “Sono previsti – ha detto – dalla legge 150 del 2000 per la comunicazione istituzionale. Attraverso la stessa legge, le presidenze di Giunta e Consiglio a targa Pd acquistano all’anno spazio radiotelevisivo 500 mila euro per trasmissioni imbavagliate e organizzate come dicono loro”.
Favia ha spiegato che il Movimento 5 Stelle cerca di fare tutta la comunicazione tramite il web “ma purtroppo, in una regione con questo digital divide, internet non basta. Noi rispettiamo le leggi e non facciamo contratti durante il periodo di campagna elettorale delle elezioni comunali. Che acquistiamo spazi, l’abbiamo dichiarato sul nostro sito fin dall’inizio”. (Ansa)
Intanto, il presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, Gerardo Bombonato,  ai microfoni di “Città del Capo Radio Metropolitana”, assicura che “a breve l’Ordine farà richiesta alla Regione delle carte (si parla di fatture fatte dalle emittenti ad alcuni gruppi consigliari) e chiederà anche le registrazioni dei programmi”.
L’Odg – ha precisato – vuole vedere chiaro nella vicenda degli spazi a pagamento acquistati da alcuni gruppi politici regionali in alcune televisioni locali. Per questo aprirà a breve un procedimento per valutare se i propri iscritti si siano comportati secondo il codice deontologico che regola la professione giornalistica”.
Aggiungendo che “quando sarà aperta l’inchiesta, valutaremo e prenderemo le nostre decisioni”, Bombonato ha sottolineato che “già in passato l’Ordine si era attivato in questo senso. Erano arrivate segnalazioni di queste pratiche da parte di esponenti politici, ma non si era potuto concludere il procedimento perché i politici non brillano per coraggio: chiamati a testimoniare davanti al Consiglio regionale dell’Ordine si sono tirati indietro. In passato, inoltre, non era stato possibile rintracciare prove di questa compravendità. “Ora sembra che ci siano anche delle fatture” ricorda Bombonato che comunque non vuole sbilanciarsi fino a quando l’ordine non avrà svolto la propria indagine”.
“L’informazione – ricorda il presidente dell’Odg dell’Rmilia Romagna – non fa parte di una compravendita. Difficilmente un’intervista di questo tipo è un’informazione pubblicitaria. Diverso è il discorso degli spazi autogestiti che i partiti acquistano durante la campagna elettorale”.
Ammonendo che “ogni giornalista dovrebbe sapere che non può prestarsi a questo”, il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna ricorda che le sanzioni previste: richiamo verbale, censura scritta, sospensione da 2 mesi a 1 anno e radiazione dall’albo.

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