Il ddl delega Peluffo definisce le buone pratiche amministrative di rigore e trasparenza chieste dalla Fnsi

Contributi a giornali veri con giornalisti in regola

Franco Siddi, segretario generale Fnsi

ROMA – Con i provvedimenti di oggi del Governo per l’editoria vengono finalmente definite buone pratiche amministrative di rigore e trasparenza, già avanzate in sede di commissione tecnica dell’editoria.
Proprio in quella sede la Fnsi si è battuta per fare emergere la funzione vitale del pluralismo dell’informazione, segnalando che questo è il vero bene che merita di essere tutelato e sostenuto dalla mano pubblica. E perciò, di conseguenza, contributi non a chicchessia ma a quanti realizzano giornali veri con giornalisti veri.
Da qui le proposte positivamente accolte nelle iniziative del Governo di orientare i contributi tenendo conto dell’occupazione professionale e della regolarità del suo inquadramento contrattuale, retributivo e previdenziale nonché dei giusti compensi per le prestazioni di lavoro autonomo.
Allo stesso modo la scelta di tener conto delle copie che effettivamente raggiungono il pubblico e di escludere pratiche che hanno dato luogo a fenomeni distorsivi e in alcuni casi malavitosi (secondo alcune inchieste giudiziarie in corso), come lo strillonaggio e le vendite in blocco è una misura di quell’auspicato rigore di cui si sentiva bisogno.
Tuttavia, il limite temporale dei contributi al 2014 e alcuni elementi che dovranno essere precisati e chiariti in sede parlamentare per assicurare la massima equità e una trasparente fase di accompagnamento verso una riforma ancora più incisiva, richiederanno elementi di specificazione.
Senza entrare adesso nel merito di una analisi che sarà possibile fare in maniera più approfondita nei prossimi giorni, anche mediante confronti pubblici di tutte le parti sociali interessate, appare necessaria la ricerca di misure specifiche per i giornali delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero che non possono essere considerate con gli stessi criteri delle testate che possono accedere a mercati di lettura e di distribuzione territoriale completamente diversi.
La conferma del requisito occupazione con prevalenza per il lavoro giornalistico va nella strada giusta, ma il numero tassativo di 5 dipendenti uguale per tutti appare meritevole di approfondimento anche perché la natura, la foliazione, la dimensione dei giornali  non è la stessa per chi ha carattere nazionale o per chi sta in una sola città.
Siamo in una fase di emergenza. C’è bisogno anche di una riconsiderazione pubblica sull’intero sistema dell’industria editoriale e sul suo valore nelle politiche di sviluppo (se saranno attivate) dell’economia e della società italiana.
Il decreto e il disegno delega di legge, approvati su proposta del Sottosegretario Peluffo, vanno perciò considerati l’avvio di un processo che ci auguriamo abbia un celere quanto puntuale passaggio parlamentare di arricchimento, anche cogliendo i contributi delle parti sociali. La bussola non può che restare quella del pluralismo e dell’attenzione all’occupazione, non già di solo risparmio di risorse.

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