Dal Consiglio dei Ministri disco verde al decreto legge e al disegno di legge delega sulla riforma

Editoria: approvato il decreto, ecco il testo integrale

Paolo Peluffo

Palazzo Chigi, sede del Governo

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato sia il decreto legge sia il disegno di legge delega sulla riforma dell’editoria, dopo aver ascoltato la relazione del sottosegretario Paolo Peluffo. E’ quanto si apprende da fonti di governo. 
In particolare il decreto, del quale l’Asca è in grado di anticipare il testo integrale, riordina i contributi al settore, mentre il disegno di legge delega ridefinisce il sostegno legislativo all’editoria dal 2014.

IL TESTO INTEGRALE DEL DECRETO SULL’EDITORIA:

Art. 1 (Nuovi requisiti di accesso ai contributi all’editoria)

1. In attesa della ridefinizione delle forme di sostegno all’editoria, le disposizioni del presente decreto sono volte a razionalizzare l’utilizzo delle risorse, attraverso meccanismi che correlino il contributo per le imprese editoriali agli effettivi livelli di vendita e di occupazione professionale.

2. A decorrere dai contributi relativi all’anno 2013, le imprese editrici di cui all’articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter – con esclusione di quelle editrici di quotidiani italiani editi e diffusi all’estero – e 2-quater della legge 7 agosto 1990, n. 250, le imprese di cui all’articolo 153, commi 2 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n.388, nonché le imprese di cui all’articolo 20, comma 3-ter, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 e successive modificazioni ed integrazioni, fermi restando tutti gli altri requisiti di legge, possono richiedere i relativi contributi a condizione che la testata edita sia venduta, per le testate nazionali, nella misura di almeno il 30 per cento delle copie distribuite e, per le testate locali, nella misura di almeno il 35 per cento delle copie distribuite. Si considera testata nazionale quella distribuita in almeno cinque regioni e con una percentuale d i distribuzione in ciascuna regione non inferiore al 5 per cento della propria distribuzione totale. Nella domanda di contributo sono evidenziate le modalità e le condizioni contrattuali che regolano l’eventuale affitto o acquisto della testata.

3. Ai fini del comma 2, per copie distribuite si intendono quelle poste in vendita in edicola o presso punti di vendita non esclusivi, tramite contratti con società di distribuzione esterne, non controllate né collegate all’impresa editrice richiedente il contributo e quelle distribuite in abbonamento a titolo oneroso. 

Sono escluse le copie diffuse e vendute tramite strillonaggio, quelle oggetto di vendita in blocco, da intendersi quale vendita di una pluralità di copie ad un unico soggetto, nonché quelle per le quali non sia individuabile il prezzo di vendita. Sono ammesse al calcolo le copie vendute mediante abbonamento sottoscritto da un unico soggetto per una pluralità di copie, qualora tal e abbonamento individui specificamente i singoli beneficiari e qualora il prezzo d i vendita della singola copia venduta in abbonamento non sia inferiore al 20 per cento del prezzo di copertina. Sono altresi’ ammesse le copie cedute in connessione con il versamento di quote associative destinate alla sottoscrizione di abbonamenti a prodotti editoriali mediante espressa doppia opzione.

4. Per accedere ai contributi è necessario altresì che: a) le cooperative editrici, fermo restando quanto previsto dall’articolo 1, comma 460, della legge 23 dicembre 2005, n.266, siano composte, esclusivamente, da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali, con prevalenza di giornalisti e abbiano la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto di lavoro a tempo indeterminato, mantenendo il requisito della prevalenza dei giornalisti; b) le imprese editrici di cui al comma 2, se editrici di quotidiani, abbiano impiegato, nell’intero anno di riferimento del contributo, almeno 5 dipendenti, con prevalenza di giornalisti, regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato; se editrici di periodici, abbiano impiegato, nell’intero anno di riferimento del contributo, almeno 3 dipendenti, con prevalenza di giornalisti, regolarmente assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato; c) i dati relativi alla tiratura, alla distribuzione e alla vendita, per le imprese di cu i al comma 2, nelle loro differenti modalità, siano attestati da dichiarazioni sostitutive di atto notorio, rese dal legale rappresentate dell’impresa, e siano comprovati da apposita certificazione analitica rilasciata da una società di revisione iscritta nell’apposito albo tenuto dalla Consob.

5. Al fine di assicurare l’espletamento delle attività di controllo di cui all’articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 2010, all’articolo 3, comma 2-ter, secondo periodo, della legge 7 agosto 1990, n. 250, dopo le parole “imprese editrici beneficiarie” sono aggiunte le seguenti “abbiano sede legale in Italia e”.

6. Il divieto di distribuzione degli utili, di cui all’art. 3, comma 2, lettera d) della legge 7 agosto 1990, n.250, si applica a tutte le imprese editrici che percepiscono i contributi diretti.

7. Le domande relative al credito di imposta sulla carta, per l’anno 2011, di cui all’articolo 1, comma 40, della legge 13 dicembre 2010, n. 220, si intendono regolarmente pervenute, purché inviate mediante raccomandata postale o tramite posta certificata entro la data di scadenza prevista dal relativo bando.

Art. 2. (Nuovi criteri di calcolo e liquidazione del contributo)

1. I contributi di cui al presente decreto spettano nei limiti delle risorse stanziate sul pertinente capitolo del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In caso di insufficienza delle risorse stanziate, agli aventi titolo spettano contributi ridotti mediante riparto proporzionale.

2. A decorrere dai contributi relativi all’anno 2012, per le imprese di cui all’articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter e 2-quater della legge 7 agosto 1990, n. 250, per le imprese di cui all’articolo 153, commi 2 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nonché per le imprese di cui all’articolo 20, comma 3-ter, del decreto – legge 4 luglio 2006, n. 223 e successive modificazioni ed integrazioni, il contributo, che non può comunque superare quello riferito all’anno 2010, è così calcolato: a) una quota pari al 50 per cento esclusivamente dei costi sostenuti per il personale dipendente, calcolati in un importo massimo di euro 120.000 annui e di euro 50.000 annui rispettivamente per ogni giornalista e per ogni poligrafico assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato, per l’acquisto della carta, per la stampa e per la distribuzione. I predetti costi devono essere direttamente connessi all’esercizio dell’attività editoriale per la produzione della testata per la quale si richiedono i contributi ed i relativi pagamenti devono essere effettuati tramite strumenti tracciabili. Essi devono risultare dal bilancio di esercizio dell’impresa richiedente i contributi e dal relativo prospetto analitico dei costi. 

Tale prospetto deve far parte della relazione di certificazione del bilancio, corredata dell’idonea documentazione dimostrativa, redatta ai sensi dell’articolo 3, comma 2, lettera g) della legge 7 agosto 1990, n, 250. Non sono comunque ammissibili i costi sostenuti dalle imprese editrici per l’acquisto di servizi editoriali consistenti nella predisposizione, anche parziale, di pagine del giornale e per attività di consulenza.

 L’importo complessivo di tale quota non può, comunque, essere superiore ad euro 2.000.000 per i quotidiani nazionali, a d euro 1.300.000 per i quotidiani locali, ad euro 300.000 per i periodici e ad euro 1.000.000 per le imprese editrici di giornali quotidiani di cui all’articolo 3, comma 2-ter, della legge 7 agosto 1990, n. 250; b) una quota pari a euro 0,20 per ogni copia venduta per i quotidiani nazionali, a euro 0,15 per i quotidiani locali e ad euro 0,35 per i periodici. Tale quota non può comunque essere superiore all’effettivo prezzo di vendita di ciascuna copia. L’importo complessivo di tale quota di contributo non può comunque essere superiore a euro 3.500.000 per i quotidiani e a euro 200.000 per i periodici.

3. Per copie vendute si intendono quelle cedute a titolo oneroso presso le edicole o punti di vendita non esclusivi, o spedite in abbonamento a titolo oneroso, purché considerate ammissibili in conformità ai criteri specificati all’articolo 1, comma 3.

4. Il presente articolo non si applica ai contributi di cui all’articolo 3, comma 3, della legge 7 agosto 1990, n.

250. Le risorse complessivamente destinabili a tali contributi sono pari al 5 per cento dell’importo stanziato, per i contributi diretti alla stampa, sul pertinente capitolo del bilancio del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In caso di insufficienza delle risorse stanziate, si procede alla liquidazione del contributo mediante riparto proporzionale tra gli aventi diritto.

5. Le agenzie d’informazione radiofonica di cui all’articolo 53, comma 15, della legge 27 dicembre 1997, n.

449, possono accedere a un contributo annuo pari al 30 per cento dei costi sostenuti per il personale e per la diffusione, risultanti dal bilancio certificato da una società di revisione iscritta nell’apposito albo tenuto dalla Consob, e comunque non superiore ad euro 800.000.

6. All’articolo 4, comma 1, della legge 7 agosto 1990, n.

250, le parole “70 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “40 per cento”. Al comma 2 del medesimo articolo le parole “80 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “50 per cento”.

7. L’erogazione dei contributi diretti alla stampa è soggetta alla disciplina di cui all’articolo 48-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n.602. Il termine per la conclusione del procedimento relativo all’erogazione dei contributi scade il 31 marzo dell’anno successivo a quello di presentazione delle relative domande. A tale data il provvedimento è adottato comunque sulla base delle risultanze istruttorie acquisite, ferma restando la ripetizione delle somme indebitamente percepite.

8. Ai componenti della Commissione tecnica consultiva di cui all’articolo 54 della legge 5 agosto 1981, n. 416, rappresentanti delle categorie operanti nei settori della stampa e dell’editoria, si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni in materia di conflitto di interessi dettate dalla legge 20 luglio 2004, n.215.

Art. 3 (Editoria digitale)

1. Le imprese editrici che abbiano percepito per l’anno 2011 i contributi di cui all’articolo 3, commi 2, 2-bis, 2-ter e 2-quater della legge 7 agosto 1990, n. 250, le imprese di cui all’articolo 153, commi 2 e 4, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, nonché le imprese di cui all’articolo 20, comma 3-ter, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 e successive modificazioni ed integrazioni, possono continuare a percepire i contributi qualora la testata sia pubblicata, anche non unicamente, in formato digitale. La testata deve comunque essere accessibile online, anche a titolo non oneroso, in formato non inferiore a quattro pagine per numero, ed editare esclusivamente in formato digitale e accessibile online almeno 240 uscite per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 uscite per i quindicinali e 9 per i mensili.

2. Al fine di favorire l’ampliamento e la diversificazione delle politiche editoriali delle imprese di cui al comma 1, è consentita la riduzione di periodicità. A tal fine, per le testate in formato digitale, si prescinde dai requisiti di accesso di cui all’articolo 1, comma 2.

3. Fermo restando il rispetto dei tetti massimi previsti dall’articolo 2, il contributo per la pubblicazione esclusivamente in formato digitale è suddiviso in una quota pari, per i primi due anni, al 70 per cento dei costi sostenuti ed una quota calcolata sulla base di euro 0,10 per ogni copia digitale, ove venduta in abbonamento. Tale quota non può comunque essere superiore all’effettivo prezzo di vendita di ciascuna copia digitale. Nel caso di pubblicazione non esclusivamente in formato digitale, i costi di produzione della edizione cartacea, calcolati secondo le disposizioni dell’articolo 2, concorrono con quelli relativi alla edizione in formato digitale, nell’ambito del tetto globale specificato all’articolo 2, comma 2, lettera a).

4. A decorrere dai contributi relativi all’anno 2013, fermi restando i requisiti di cui al comma 1, per testate in formato digitale si intendono quelle migrate a un sistema digitale di gestione di contenuti unico, dotate di un sistema di gestione di spazi pubblicitari digitali, anche attraverso soggetti concessionari di spazi pubblicitari digitali, di un sistema che consenta l’inserimento di commenti da parte del pubblico, con facoltà di prevedere registrazione e moderazione, di un sistema di distribuzione di contenuti attraverso dispositivi mobili. Nel caso in cui la pubblicazione sia fruibile, in tutto o in parte, a titolo oneroso, le testate devono essere altresì dotate di un sistema di pubblicazione che consenta la gestione di abbonamenti e di contenuti a pagamento, nonché di una piattaforma che consenta l’integrazione con sistemi di pagamento digitali. L’effettiva dotazione dei sistemi e la sussistenza dei requisiti di cui al presente comma è oggetto, per ciascuna annualità, di apposita dichiarazione sostitutiva di atto notorio redatta ai sensi dell’articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, sottoscritta dal legale rappresentante dell’impresa richiedente i contributi.

5. Ai fini dell’applicazione del comma 3, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di natura non regolamentare, da adottarsi entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sono specificate le tipologie dei costi ammissibili per la pubblicazione in formato digitale. Tale decreto è aggiornato periodicamente, anche per ridefinire le caratteristiche tecniche delle testate digitali.

Art. 4 (Modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica)

1. Per favorire la modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica, per assicurare una adeguata certificazione delle copie distribuite e vendute e nell’intento di agevolare la diffusione della moneta elettronica, a decorrere dal 1° gennaio 2013 è obbligatoria la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l’utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura del codice a barre. Per sostenere l’adeguamento tecnologico degli operatori, è attribuito, nel rispetto della regola de minimis di cui al regolamento della Commissione europea n. 1998/2006, un credito di imposta, per l’anno 2012, per un importo non superiore ai risparmi accertati con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero del Sottosegretario delegato ai sensi del comma 3 e, comunque, fino ad un limite massimo di 10 milioni di euro. A tal fine le somme rivenienti dai risparmi effettivamente conseguiti in applicazione del comma 3, per un importo complessivo non superiore a 10 milioni di euro, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, nel medesimo anno, per le finalità di cui al presente comma, ad apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sono stabilite le condizioni e le modalità di applicazione del presente articolo.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

3. Al fine di assicurare l’applicazione dell’articolo 56, comma 4, della legge 23 luglio 2009, n. 99, il costo unitario cui si rapporta il rimborso in favore della società Poste Italiane S.p.A. relativo all’applicazione delle tariffe agevolate per la spedizione dei prodotti editoriali nel periodo compreso dal 1° gennaio al 31 marzo 2010, è pari alle tariffe stabilite, per l’anno 2010, per ciascuna tipologia di spedizione, dal Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze con il decreto del 21 ottobre 2010, recante “Tariffe per le spedizioni di prodotti editoriali, ad esclusione dei libri spediti tramite pacchi, effettuate dai soggetti di cui all’art. 1, comma 1, del decreto legge 24 dicembre 2003, n.

 353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46”. Alle medesime tariffe si rapportano anche i rimborsi dovuti per le spedizioni effettuate, dal 1° gennaio al 31 marzo 2010, in favore dei soggetti di cui all’articolo 1, comma 2, del citato decreto legge 24 dicembre 2003, n.

353, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2004, n. 46. Resta ferma l’applicazione delle tariffe piene, cui si rapportano i rimborsi in favore della società Poste Italiane S.p.A,. per il periodo compreso tra il 14 agosto ed il 31 dicembre 2009. 

I risparmi conseguiti dall’applicazione delle disposizioni di cui al primo periodo del presente comma, rispetto allo stanziamento accantonato nel bilanci o autonomo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell’articolo 10- sexies, comma 2, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n.

194, convertito dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25, da accertarsi con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri ovvero del Sottosegretario delegato, sono destinati ad integrare le risorse del Dipartimento per l’informazione e l’editoria per le finalità di cui al comma 1, nonché per le ulteriori politiche di sostegno e sviluppo del settore editoriale.

4. I rivenditori di quotidiani e periodici possono svolgere attività connesse all’erogazione di servizi da parte delle Pubbliche Amministrazioni mediante l’utilizzo di una rete telematica e per il tramite di un idoneo sistema informatico.

5. Il sistema informatico di cui al comma 4 deve: a) assicurare il collegamento in tempo reale con gli archivi delle Pubbliche Amministrazioni di cui al comma 4; b) garantire la sicurezza ed integrità dei dati trasmessi; c) essere operativo su tutto il territorio nazionale.

6. Dallo svolgimento delle attività di cui al comma 4 non devono derivare oneri a carico del bilancio dello Stato.

Art. 5 (Pubblicità istituzionale)

1. Ai fini della tutela del pluralismo e dell’ottimizzazione della spesa pubblica per l’acquisto di spazi sui mezzi di comunicazione di massa relativi alle campagne di comunicazione istituzionale promosse dalle amministrazioni centrali dello Stato, il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consigli o fornisce, entro il 30 aprile di ogni anno, criteri ed indicazioni di riferimento per l’efficientamento della suddetta spesa, sulla base della rilevazione dei prezzi di acquisto effettuata dal Dipartimento stesso, tenuto conto delle informazioni e dei dati forniti dalle Amministrazioni entro il 31 gennaio di ogni anno.

2. Le amministrazioni centrali dello Stato procedono all’acquisto degli spazi di cui al comma 1 nel rispetto dei criteri forniti dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria e alle condizioni economiche previste dagli accordi quadro di cui all’articolo 11 della legge n. 150 del 2000. A tal fine, tenuto conto dell’interesse pubblico alla più estesa veicolazione ai cittadini delle informazioni di carattere istituzionale, le concessionarie di pubblicità sono tenute ad applicare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la tariffa basata sul costo unitario più basso applicato sul mercato al momento della stipula dell’accordo quadro, che viene rinnovato annualmente.

Art. 6 (Abrogazioni)

1. Sono abrogate le seguenti norme: a) l’articolo 2, commi 1 e 2, del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 2010, n. 223, a decorrere dal 1° gennaio 2013; b) gli articoli 3 e 4 del decreto del Presidente della Repubblica 25 novembre 2010, n. 223; c) gli articoli 3, comma 2, lettera c) e 3, comma 3, lettera a) della legge 7 agosto 1990, n. 250; d) l’articolo 1, comma 458, della legge 23 dicembre 2005, n. 266”.

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