Da un paio d’anni tutti ne parlano e si guardano intorno in cerca di ricette anti-crisi. L’analisi di “Media 2000”

I giornali sopravviveranno allo tsunami digitale?

ROMA – Il 2012 promette di essere l’anno in cui i giornali ce la metteranno tutta per sopravvivere allo tsunami digitale. D’altra parte, è da ormai un paio d’anni che tutti ne parlano e si guardano intorno in cerca di ricette anti-crisi.
Ormai, a sentire le profezie, il tempo stringe: questo sarà l’anno in cui bisogna prendere decisioni, senza più indugio, se non si vuole soccombere e farsi spazzare via. Chi ancora non ci crede – sottolinea Media 2000 – vada a rivedersi il dibattito on line organizzato recentemente dall’Economist sul futuro del giornalismo, in cui Nicholas Carr sosteneva che Internet lo peggiora e Jay Rosen che lo migliora.
Messe ai voti le loro tesi, per il pubblico ha vinto il punto di vista del professor Rosen: è vero che Internet danneggia il modello di business dei media tradizionali, ma migliora il giornalismo perché abbassa i costi e apre il mercato, fa arrivare ovunque le notizie, offre nuovi strumenti a chiunque li voglia e cambia l’equilibrio del potere tra utenti e giornalisti; il pubblico si è ripreso il controllo a colpi di click.
Ma vediamo alcuni suggerimenti pratici ai giornalisti del blog specializzato Media Bistro:
1) E’ ora di ridurre l’uso della stampante: nell’era digitale, di Google Docs, iPad e smartphone di ogni genere, non è proprio più il caso di stampare articoli, foto, pagine e documenti. E’ uno spreco anti-ecologico senza senso. Sarebbe ora che anche il timone venisse reso disponibile in formato elettronico sugli schermi, con tutte le successive modifiche, anziché consegnato in formato stampa dai fattorini sui tavoli dei vari caporedattori.
2) E’ ora di puntare a una cultura di notizie “aperte”, coinvolgendo il pubblico nel processo editoriale fin dall’inizio, perché partecipi e contribuisca con suggerimenti, fonti, punti di vista alternativi.
3) E’ ora che i siti web si comportino come le community open source e – che lancino un nuovo blog o utilizzino una nuova applicazione – condividano il loro lavoro con il pubblico: dà l’esempio l’«Open Blog» del New York Times.
4) E’ ora che i giornali digitali dell’era Google facilitino il reperimento delle notizie correlate, i precedenti, gli aggiornamenti, le eventuali correzioni, smentite o conseguenti risposte.
5) E’ ora che i giornali on line non siano costretti in sistemi editoriali bloccati con un design sempre uguale delle pagine, ma che siano flessibili quanto lo sono stati finora i giornali di carta. Perché spesso è la personalizzazione dell’impaginazione che fa la differenza. Quindi il Web design deve essere al servizio dei contenuti, e non viceversa.

 (Asca)

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