Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, domenica in Sardegna alla Marcia per l’integrazione e contro la povertà

Manovra bis: pesanti iniquità per il mondo dell’editoria

Franco Siddi, segretario generale della Fnsi

NORBELLO (Oristano) – La confusione che regna sulla manovra bis del Governo aggrava il disagio e le preoccupazioni per diversi elementi di iniquità sociale che conteneva all’inizio e di cui ora poco o nulla si parla, dandoli evidentemente per fatti acquisiti.
Il Sindacato dei giornalisti – rispettoso del pluralismo dell’informazione e serenamente convinto che i media debbano fare comunque ancora di più per rendere chiaro l’impatto economico e sociale di ogni intervento proposto – non può non osservare con preoccupazione i tentativi di attacco a un sistema di welfare condiviso.
E’ incomprensibile, per esempio, che si continui a immaginare come esigenza improcrastinabile l’incisione sui redditi di pensione, da colpire con un prelievo che non riguarda nessun’altra forma di reddito, mentre si blocca l’incremento degli assegni stessi. Non basta: sul sistema previdenziale si sta facendo molto chiasso quasi si volesse rompere ad ogni costo la coesione sociale tra generazioni.
Non si può giudicare equo tassare in forma supplementare  le pensioni e continuare a tassare  i risultati dei rendimenti sugli investimenti previdenziali, ancorché oggi – tra le tante ipotesi – ritorni l’idea di mantenere l’aliquota al 12% e non al 20%. Questo è un punto dirimente anche per la Previdenza dei giornalisti (gestita dall’Inpgi) che, nell’autonomia negoziale delle parti sociali e nel rispetto degli obblighi di legge, hanno con lungimiranza operato scelte coraggiose e nitide per mettere in sicurezza i conti e i valori delle pensioni. E quanto a quelle di anzianità, hanno da tempo  introdotto la “pensione a punti”, ovvero  la possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro prima del 65° anno di età con penalizzazioni sulla misura degli assegni, sia per uomini che per le donne.
Allo stesso modo preoccupa l’assenza di misure efficaci per combattere il precariato, fenomeno molto diffuso nel mondo dei media che ne intacca anche le condizioni di libertà e di indipendenza. L’idea che tutto sia risolvibile attraverso la contrattazione aziendale appare una visione politica di puntiglio e  inefficace sul piano concreto. La Fnsi e la Fieg, nella recentissima rinnovazione contrattuale, hanno peraltro riconosciuto la centralità del contratto nazionale e l’importanza di definire, invece, nel confronto tra parti sociali le materie devolvibili alla concertazione decentrata e la messa a fuoco, nel confronto preventivo, delle questioni aperte sul lavoro autonomo e precario.  La contrattazione nazionale. Ancor più in questo settore, resta un pilastro delle garanzie comuni in tema di diritti e doveri e l’unico punto di concorrenza leale del mercato dell’informazione.
Per l’editoria e per il sistema dell’informazione, infine, aldilà di ogni autonoma considerazione specifica di singoli, di gruppi e della libera espressione delle opinioni diverse sui giornali, appare di grave impatto negativo (soprattutto in assenza di riforme di sistema) la previsione di drastici tagli alla fiscalità di vantaggio per le cooperative. Quelle dei giornali, per i quali già si prospetta una riduzione del finanziamento pubblico, subirebbero una doppia  crisi, irreversibile, che intaccherebbe  in maniera pesante pluralismo e livelli occupazionali. Ed è grave pensare che ciò possa avvenire per mano dello Stato, che legittimamente è chiamato a mettere i conti a posto; ma con giustizia.
Per queste ragioni la Fnsi è impegnata in un dialogo sociale e istituzionale attivo e in una iniziativa sociale aperta perché siano corrette le cose che debbono essere corrette e  eliminate le cose che debbono essere cancellate, per il bene di tutti e non di pochi.

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