
Corrado Calabrò, presidente dell’Agcom

Franco Siddi
ROMA – Il Garante per le Garanzie delle Comunicazioni ha confermato oggi, con autorevolezza, una realtà amara e più volte denunciata: non c’è in Italia un vero mercato televisivo e quella parvenza che c’è si manifesta solo per gli squilibri.
La Rai pur avendo il massimo degli ascolti, raccoglie meno risorse di tutti gli altri. E ancora: la tv continua a incamerare il 60% delle risorse pubblicitarie mentre la carta stampata resta al palo. La fotografia è giusta. Serve un regolatore più incisivo.
E’ lecito domandarsi se l’Authority, dopo tanta chiara rilevazione, nell’inerzia del Governo e del Parlamento non possa fare di più per determinare riassetto e apertura reale al mercato, tanto più perché quello delle risorse pubblicitarie è fondamentale per sostenere realmente il pluralismo dell’informazione.
Il Garante, Corrado Calabrò, ha fatto un’osservazione rilevante anche sull’evasione del canone, senza la quale il servizio pubblico sarebbe il primo operatore sul mercato. E’ suonata forte la sveglia per il Governo, che deve smetterla di non fare nulla per recuperare l’evasione, favorendo con ciò i competitori privati.
Ma ce ne è anche una per la Rai, richiamata a tutelare qualità dell’informazione e dei programmi. E certamente facendo andar via i professionisti più solidi è difficile perseguire questa strada. Ma anche il colpo battuto dal Garante esige una svolta!
L’attenzione della televisione nel suo complesso, da parte del Garante, è comunque confortante perché per la prima volta tiene in debito conto anche il mondo delle tv locali. La Fnsi non può non condividere la sua osservazione sulla loro importanza e utilità, accompagnata però dalla considerazione che questa valutazione vale “solo se svolgono il loro compito”. C’è una sfida che non tutti gli operatori locali hanno ancora accolto correttamente.
Quanto alla stampa scritta e ai nuovi media, c’è senz’altro da ribadire l’esigenza di interventi regolatori e di riequilibrio del mercato e di interventi adeguati a sostegno dello sviluppo nell’innovazione e nella valorizzazione del giornalismo professionale.
Su questo versante ci si attende di più, anche dal Garante, al quale tuttavia va dato atto del fondamentale riconoscimento della “primaria importanza nella garanzia di un assetto pluralistico” dell’editoria, le cui attività davvero rappresentano “uno strumento poderoso di divulgazione di conoscenza di notizie, correnti di pensiero politiche, sociali e culturali che pongono il cittadino in condizione di informarsi e formare le proprie opinioni, nonché di compiere le conseguenti valutazioni in base a diversi punti di vista”.