Lo sciopero dei giornalisti pone una questione rilevante sull’anima del giornale: Rcs non è un’impresa qualsiasi

Corriere della Sera, una riflessione e un nuovo corso

La sede della Corriere della Sera in via Solferino a Milano

Franco Siddi, segretario generale Fnsi

ROMA – Lo sciopero dei giornalisti del Corriere della Sera, che ha determinato l’assenza del giornale nelle edicole e la sospensione degli aggiornamenti dell’edizione on line nella giornata di ieri, pone una questione rilevante non liquidabile come capriccio o come impuntatura su un preteso status symbol.
Non ci sono perdite milionarie, in capo alla sola attività editoriale,  che appaiano tali da giustificare la vendita di una sede di prestigio come quella del Corriere, simbolo di informazione nazionale autorevole e affidabile nel Paese e nel mondo.
L’anima di un giornale è fatta di tante componenti e le sedi storiche rappresentano un valore per l’identità di un giornale e del suo marchio. Un edificio (i muri direbbe qualcuno sbrigativamente) vale assai in questo caso: vale sul piano patrimoniale per il pregio dell’immobile, per la collocazione nel contesto urbano di Milano e molto ancora perché in quello di via Solferino e San Marco vi è la sede storica della più prestigiosa testata italiana.
Si dice che, però, la vendita non determinerà il trasferimento della redazione (cosa comunque da registrare), perché sarà poi utilizzata da Rcs in affitto. Non è la stessa cosa. E non serve a salvare posti di lavoro in nessuna area del pianeta Rcs. Questo genere di operazioni serve anche poco per sanare i bilanci dell’azienda, malconci per altre cause.
Non si possono imputare certo ai giornalisti le astronomiche perdite Rcs, che sta però facendo pagare a loro e a tutti i lavoratori costi altissimi, anche in termini di occupazione, massicciamente nell’area dei periodici e ora anche in  quella dei quotidiani. E in ogni caso non possono più pagare oltre i giornalisti, motore centrale e insostituibile della “produzione” di informazione di qualità.
La vendita di una sede di grande valore patrimoniale non appare operazione strategica di qualificazione di un nuovo corso operativo dell’azienda ed è una scelta che impoverisce la fiducia sul futuro.
Una riflessione e un nuovo corso per rispondere alla crisi generale dell’editoria e agli effetti di azioni sbagliate del passato si impone. I colleghi del Corriere della Sera e tutti i giornalisti e lavoratori Rcs meritano, con i cittadini-lettori, un cambio di passo sia sulla linea del risanamento che, soprattutto, su un nuovo e solido indirizzo di sviluppo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *