Forse il segno che la Chiesa degli Stati Uniti si aspetta un Papa a “stelle e strisce”: occhi puntati sui cardinali O’Malley e Dolan

Conclave: oltre 1200 i giornalisti americani a Roma

Il cardinale Timothy Dolan

Il cardinale cappuccino Sean O’Malley

CITTA’ DEL VATICANO – Sono oltre 1200, sui circa 6 mila accreditati, i giornalisti statunitensi presenti a Roma per il Conclave (e sarebbero un migliaio le richieste di accredito respinte provenienti da media americani).
Un record, certamente, ma forse anche qualcosa di più. Addirittura, secondo alcuni, il segno che questa volta la Chiesa degli Stati Uniti si attende che il futuro Pontefice possa essere un cardinale a “stelle e strisce”.
Qualcosa che, nei giorni scorsi, si è fatto strada anche sul fronte delle previsioni e delle ricostruzioni dei possibili scenari del Conclave. Sfatando, probabilmente in maniera definitiva, la vecchia “conventio ad escludendum” (risale al 2007, quando fu eletto Papa Ratzinger) che vorrebbe esclusi dalla possibilità di succedere a San Pietro proprio i cardinali statunitensi, poichè sarebbe difficile immaginare che un esponente della superpotenza mondiale americana possa giungere a guidare, senza imbarazzi e difficoltà di rapporti internazionali, la Chiesa mondiale. Più problematica per i “papabili” Usa, piuttosto, è apparsa nei giorni scorsi la vicenda dei “preti pedofili”.
Gli Stati Uniti sono infatti il Paese del mondo dove lo “scandalo” è deflagrato nel modo più clamoroso, ma anche quello dove è stato poi affrontato via via in maniera più netta. Una contraddizione simboleggiata dalla figura del cardinale Roger Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles(la diocesi californiana è la più grande d’America, con 5 milioni di fedeli), presente al Conclave nonostante la furibonda polemica che si è accesa attorno a lui all’interno del mondo cattolico.
In una diocesi nella quale erano stati accertati 508 casi di abusi compiuti da 222 sacerdoti, i giudici avevano stabilito circa 600 mila dollari di indennizzo alle vittime. Un recente dossier di oltre 12 mila pagine ha dimostrato, però, i ripetuti comportamenti di Mahony per celare l’identità dei preti coinvolti e sottrarli alla giustizia.
Nel contempo, però, a Boston è stato profondamente diverso il comportamento del cardinale arcivescovo Sean O‘Malley, frate capuccino, non a caso inserito adesso tra i possibili “papabili” assieme al cardinale di New York, Timothy Dolan. Il prelato del Massachusetts, infatti, ha pubblicato nel 2011 una lista dei preti colpevoli di abusi (ma anche in questo caso non sono mancate le proteste di chi l’ha ritenuta troppo incompleta).
Una realtà assolutamente in chiaroscuro dunque, espressa anche da un recente sondaggio, pubblicato oggi in una corrspondenza da Los Angeles del quotidiano francese “Le Monde”, realizzato dagli esperti della Quinnipiac University, secondo il quale i cattolici americani “formano un gruppo attraversato da contraddizioni”.
Aggiunge “Le Monde”: “Peter Brown, uno dei sondaggisti, sottolinea che “per il 52 per cento degli intervistati, la Chiesa è sulla buona strada, mentre quasi il 50 per cento pensa che sia isolata dai suoi fedeli e dalle loro opinioni, e che il prossimo Papa debba intraprendere un percorso diverso. Ad esempio, il 62 per cento si dice favorevole al matrimonio dei preti. Ma, soprattutto, prova che lo scandalo non è chiuso, l’81 per cento delle persone interrogate pensa che il nuovo Papa debba combattere più efficacemente gli abusi sessuali all’interno della Chiesa”.
Un’ultima considerazione possibile sul grande numero di media americani presenti a Roma per il Conclave, riguarda la profonda mutazione di visione del Vaticano e del Papato che, nella società più mediatica del mondo, quella statunitense, è stata determinata dal pontificato di Giovanni Paolo II.
“Sino al 1978, l’attenzione degli usa sull’elezione di ogni nuovo Papa era bassa – spiegano all’interno del Vaticano – La scelta del nuovo pontefice era vista soprattutto come una sorta di ‘fenomeno pittoresco italiano’ piuttosto che come un evento mondiale del Cattolicesimo. Oggi non è più così: i viaggi di Wojtyla, i grandi fenomeni come le periodiche Giornate mondiali della Gioventù hanno segnato definitivamente in forma mediatica il Papato e adesso un Pontefice non deve solo assicurare la saldezza della dottrina, ma deve comunque piacere all’opinione pubblica. In questo caso, deve piacere in particolare alla società statunitense. E di qui a dire che, forse, è giunto il momento di un papa Usa, il passo si è fatto breve…”. (La Presse)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *