MILANO – “Un personaggio fuori dal comune: ci aspettiamo sempre che un giornalista sportivo si interessi solo della sua materia, mentre Beppe è stato un autore, un intellettuale a tutto tondo”. Parola di Umberto Eco.
Quel “Beppe” altri non è che Beppe Viola da Milano, giornalista Rai e non solo: paroliere, umorista, persino attore, e tante altre cose.
Le racconta – a trent’anni dalla morte improvvisa – il documentario di Paolo Aleotti e Paolo Maggioni “Quelli che… Beppe Viola”, in onda domani, lunedì 12 novembre, alle 22.40 su Rai 3.
Non una celebrazione, ma un viaggio alla scoperta dell’uomo e della Milano, di cui ha saputo raccontare, con leggerezza, vizi e virtù.
Un percorso arricchito dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto, da brani tratti dai suoi libri, da filmati di repertorio, da film interpretati o scritti da Viola, da brani musicali. Con un testimone d’eccezione, che – silenzioso, ma presente – accompagna Paolo Maggioni di luogo in luogo, di incontro in incontro con i suoi amici: Gianni Rivera, protagonista con Viola di un’indimenticabile intervista in tram.
Quel “Beppe” altri non è che Beppe Viola da Milano, giornalista Rai e non solo: paroliere, umorista, persino attore, e tante altre cose.
Le racconta – a trent’anni dalla morte improvvisa – il documentario di Paolo Aleotti e Paolo Maggioni “Quelli che… Beppe Viola”, in onda domani, lunedì 12 novembre, alle 22.40 su Rai 3.
Non una celebrazione, ma un viaggio alla scoperta dell’uomo e della Milano, di cui ha saputo raccontare, con leggerezza, vizi e virtù.
Un percorso arricchito dalle testimonianze di chi l’ha conosciuto, da brani tratti dai suoi libri, da filmati di repertorio, da film interpretati o scritti da Viola, da brani musicali. Con un testimone d’eccezione, che – silenzioso, ma presente – accompagna Paolo Maggioni di luogo in luogo, di incontro in incontro con i suoi amici: Gianni Rivera, protagonista con Viola di un’indimenticabile intervista in tram.
Riappare così il “mitico” Derby Club (oggi centro sociale), la culla del cabaret milanese, un luogo centrale della vita personale ed artistica di Beppe Viola, una “fabbrica” di risate in cui sono cresciuti alcuni tra i principali talenti del cabaret e del cinema italiano, come Diego Abatantuono che lo ricorda così: “è stato uno dei motivi per cui ho cominciato a fare questo mestiere. Una sua risata poteva darti l’assoluzione”.
C’è poi il Viola della scrittura sociale, del giornalismo, del calcio e della passione per i cavalli: “Era una persona di cui potersi fidare – dice Enzo Jannacci, che proprio per l’amico Beppe rompe un lungo silenzio in tv – eravamo molto affiatati. E’ stato molto bello crescere insieme. Se lo incontrassi oggi gli direi di smettere di giocare ai cavalli, chè non si vince mai”.
Un personaggio che ha lasciato qualcosa dopo di lui un nuovo modo di raccontare il calcio con ironia, di renderlo umano e fatto di umani. Come ammette Fabio Fazio che, in qualche modo, a lui si è ispirato: “Nel suo lavoro non c’era differenza tra raccontare il calcio e raccontare il costume. Il calcio era una finestra attraverso la quale raccontare l’Italia. Abbiamo tratto quella ispirazione per raccontare la domenica degli italiani, cosi è nato Quelli che… il calcio”.
Un ritratto al quale – dallo stadio di San Siro all’Ippodromo, dal palazzo Rai al Derby Club (oggi Centro Sociale Cantiere), tra jazz club e bottiglierie, letteratura e linguaggi della vecchia “mala” – contribuiscono anche personaggi come Teo Teocoli, Giovanni Storti (del trio Aldo, Giovanni e Giacomo), Giorgio Terruzzi, Gianni Mura, Piero Colaprico, Curzio Maltese, Paolo Casarin, Edi Gubellini e una giovane operaia milanese, Giorgia Evangelista, nella parte di una Vincenzina dei giorni nostri, per ricordare quel Romanzo Popolare ai cui dialoghi contribuì la coppia Jannacci – Viola.
L’attività di Viola paroliere è, invece, rappresentata dai Selton, band brasiliana trapiantata a Milano, con una versione speciale de “La vita, la vita”, e dal cantautore milanese Folco Orselli, che reinterpreta Vincenzina e la Fabbrica, mentre i suoi scritti sono interpretati dagli attori Gianluca De Angelis e Vincenzo Costantino Cinaski.
In chiusura, le immagini della fabbrica Ex Innocenti di Lambrate, set di Romanzo Popolare, in cui Viola interpreta, in un cameo, la parte della maschera “democratica e cristiana” di un cinema a luci rosse. (Rai)
Quelli che…Beppe Viola
di Paolo Aleotti e Paolo Maggioni
Conduce Paolo Maggioni
A cura di Paolo Aleotti
Regia Daniela Vismara
Montaggio Barbara Scalamandrè
Paolo Maggioni: “Il mio Beppe Viola raccontato sul tram”
“A me piacciono i tram, mio nonno Vito faceva il tranviere. Raccontava che, manovrando per Piazza Duomo, si alzava dal seggiolino e metteva in testa il cappello, per rispetto e dignità verso la città. Per questo abbiamo scelto il tram per raccontare Beppe Viola, ma soprattutto la Milano che esce dal boom e si ritrova popolare e nobilissima, lavoratrice e solidale, ironica e con quella punta di cinismo marcata, originalissima.
I testimoni di questo racconto sono lo spettro fedele di quell’universo, da Umberto Eco agli allibratori dell’ippodromo, da Enzo Jannacci ai ragazzi del Derby Club, passando per Gianni Rivera in versione monumentale e incrociando storie di lavoro e precariato, cosi simili nella Milano degli anni Settanta e in quella di oggi.
Quella di Beppe è una vicenda piena di ironia, ritmo, fiuto giornalistico. E di una tendenza innata a sgonfiare palloni gonfiati, dote rara nel mondo della comunicazione (non solo sportiva). Uno stile troppo avanti. Troppo, anzi, sempre: jazz club, bottiglierie, cabaret, ippodromi, con un motto goffamente romantico, “l’importante è esagerare”. Ma era una Milano vivacissima e popolare. Accogliente anche per un’operaia venuta dal Sud. “Vincenzina e la fabbrica”, per esempio: anche quella roba sua.
Per questo pensando a Beppe c’entra sempre anche mio nonno Vito, tranviere sul 23. Sono passati trent’anni e sembra una vita. In fondo poteva anche andare peggio”.
Paolo Maggioni