L’Unci denuncia nuove limitazioni al diritto dei cittadini di essere informati fin dalle prime indagini investigative

Intercettazioni, pronta una legge più restrittiva

Francesco Votano

Guido Columba

VIAREGGIO (Lucca) – Approvata dal Consiglio nazionale dell’Unci, ieri a Viareggio, la proposta di vigilare sull’iter parlamentare di una prossima, probabile, legge sulle intercettazioni telefoniche, che sarebbe emersa da alcune indiscrezioni dal vertice di giovedì notte a palazzo Chigi.
La legge dovrebbe essere ancora più restrittiva di quelle dei precedenti guardasigilli. Per questo l’Unci chiede maggiore vigilanza sull’iter parlamentare della stessa legge che sembrerebbe portare nuove limitazioni al diritto dei cittadini di essere informati fin dalle prime indagini investigative.
L’Unci invita anche a mobilitarsi in tutte le sedi e con tutti gli strumenti contro una legge che rappresenta un pericoloso attentato al diritto di essere informati e che porterebbe l’Italia alla stessa condizione di censura che già l’Unione Europa ha rimproverato all’Ungheria.
Rinviata ad oggi pomeriggio, invece, la proposta di creare un sindacato di base per free lance e precari, che ormai in 24 mila rappresentano il 55 per cento dei giornalisti italiani. Un numero destinato ad aumentare.
Molti consiglieri hanno fatto presente il pericolo che gli editori facciano aumentare il numero dei precari, perché più ricattabili, pagati a soli 3 euro lordi a pezzo, un tek dell’Ansa cinque euro, e sono mandati allo sbaraglio senza più guide redazionali. Per gli editori è preferibile che un precario, in conferenza stampa, scriva pedissequamente quello che sente, senza competenze sul contesto, né esperienza, coprendo un evento a basso costo invece che proseguire nella tradizione del giornalismo che chiede la verifica di quanto si sta dicendo, e solo dopo aver scarpinato ed essersi costruito le competenze “per leggere quanto avviene”. Sfruttati spesso a loro insaputa per fini che non c’entrano con il diritto di cronaca.
Attacco anche all’Ordine che, permettendo l’iscrizione attraverso le Scuole, violerebbe la legge istitutiva, favorendo competizioni impossibili tra free lance e precari giovanissimi e cinquantenni fuori dal mercato del lavoro.
Del resto, è stato fatto notare che “precari e free lance già hanno costituito loro gruppi di rappresentanza e che quindi si stanno rendendo autonomi rispetto alla Fnsi. D’altra parte, c’è stata anche una richiesta alla Federazione di aggiornarsi a nuove tecnologie e nuove situazioni di mercato. Una Federazione che non può solo proporre gruppi di base per i precari sull’esempio di Usigrai e Pensionati, ma deve proporre politiche diverse per salvaguardare il mestiere del giornalista, altrimenti ogni altra misura si prefigura solo come palliativo. Una Federazione per qualcuno sotto accusa, per il suo silenzio e la mancanza di proposte per affrontare editori, mercato e mondo della politica”.
Votata, invece, la proposta di Calise, in favore dei magistrati e delle forze dell’ordine minacciati a Napoli, spesso senza i mezzi nemmeno per organizzare un pedinamento.
Calise ha poi raccontato di legali di famosi processi che si lamentano di cronisti disposti a tutto, per una notizia. Francesco Votano, consigliere nazionale calabrese dell’Unci, ha spiegato come l’equivoco nasca spesso da colleghi giornalisti, con contratto di programmisti registi, che hanno un budget di trasmissione, ma per i quali le persone coinvolte in un fatto di cronaca non sono ovviamente testimoni, ma solo ospiti. Da qui l’equivoco di trasmissioni definite di varietà che alla percezione errata del pubblico televisivo appaiono, invece, di informazione.
Altro problema sollevato dall’assemblea, quello della regolamentazione e limitazione degli ingressi nei consigli regionali e nelle prefetture. Columba ha ricordato che qualsiasi assemblea istituzionale deve permettere, per legge, il contatto fisico del giornalista con i politici e non solo l’accesso a una sala stampa con televisori.
Si terrà, invece, il 3 maggio a Palermo, la Quinta Giornata della memoria dei giornalisti morti per terrorismo e mafie. Con visita del sito di 25 mila metri quadri confiscato alla famiglia Greco di Ciaculli, il luogo in cui e il 30 giugno del 1963 saltò in aria con il tritolo la prima Giulietta. Poi, momento di preghiera nella Cappella Palatina e a Palazzo dei Normanni a sentire le testimonianze dei familiari delle vittime. L’Unci sta pensando anche a una inziaitiva per le donne giornaliste, da farsi probabilmente in autunno.

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