Si è spenta oggi all’età di 73 anni, dopo una lunga malattia, una delle figure più importanti della cultura meridionalista

Addio Pasquino Crupi, un intellettuale in trincea

Pasquino Crupi

BOVA MARINA (Reggio Calabria) – Il giornalismo ed il mondo della cultura calabrese perdono oggi uno dei suoi figli migliori. Poco dopo mezzogiorno è morto Pasquino Crupi, direttore del settimanale “La Riviera”. Aveva 73 anni ed era malato da tempo. Un “intellettuale in trincea”, come amava definirsi. La trincea, come ognuno intende, è la Calabria che Pasquino Crupi ha continuato a difendere con estrema passione: come meridionalista senza conversione, come studioso ininterrotto del pensiero calabrese, come appassionato oratore, come giornalista senza peli sulla lingua.
“Con Pasquino Crupi – ricorda il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, vicesegretario nazionale Fnsi – scompare una delle figure più importanti della cultura meridionalista. Uomo del Sud, per il Meridione si è sempre battuto dalla parte dei più deboli e dei più poveri, dando voce a quei senza voce che hanno sempre trovato spazio nella sua esistenza terrena”.
Nato a Bova Marina il 24 marzo 1940, era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 16 ottobre 1973  e prorettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria. Tra le sue numerose opere: I fatti di Melissa (Catanzaro 1976), Letteratura ed emigrazione (Reggio Calabria 1982); Processo a mezzo stampa (Venezia 1982); Stragi di Stato nel Mezzogiorno contadino (Cosenza 1985); Il giallo colore del sangue di Luino (Reggio Calabria 1990); Un popolo in fuga (Cosenza 1991); L’anomalia selvaggia-Camorra, mafia, picciotteria, ‘ndrangheta nella letteratura calabrese del Novecento (Palermo 1992); Benedetto Croce e gli studi di Letteratura calabrese (Cosenza 2003). E vale la pena di ricordare la monumentale Storia della letteratura calabrese.
“Da questo numero – scriveva nell’ottobre 2010 Pasquino Crupi nell’editoriale  del settimanale edito da quindici anni da Rosario Condarcuri – firmo come direttore responsabile de «La Riviera». Dico, senza preamboli, che alla richiesta, avanzata timidamente, cioè, educatamente, dai giovani, anche baldanzosi, ho risposto prontamente sì. Per queste due ragioni fondamentali. La prima è che voglio bene a questa libera e, quindi, indisciplinata testata, l’altra che la mia firma s’aggiunge – non sostituisce – quella di Nicola Zitara, uomo di studio e di pensiero, intellettuale probo, giornalista senza peli sulla lingua, saggista originale nel campo del meridionalismo, che per l’enorme mole degli studi accumulatisi e per l’altezza d’ingegno dei suoi Magni Spiriti sembrava chiuso a ulteriori sviluppi e innovazioni.
Non ho da fare proclami – aggiunge Pasquino Crupi – e non ho da fare programmi. La linea del settimanale, se una linea c’è, rimane immutata. Io scriverò da giornalista tra i tanti giovani giornalisti, che in questi anni hanno lavorato e continuano a lavorare a «la Riviera» con entusiasmo, coraggio, senza irretimento nelle verità ufficiali e nelle veline. Libero ognuno di correre secondo le proprie inclinazioni. Ma c’è un punto che deve unirci: operare «a nome del meridionalismo, o, quanto meno, di ideologie che in esso s’incentrano», come ammoniva Guido Dorso. E’ questo il «memento» che il grande meridionalista avellinese ci ha lasciato. E «memento» – conclude Crupi – non significa solo ricordare, ma più precisamente: assolvere un dovere. Il nostro dovere – c’è bisogno di dirlo? – da assolvere è quello che ci obbliga alla difesa dialettica della Calabria come uomini e come giornalisti”.
Pasquino Crupi succedeva alla guida de “la Riviera” ad un altro convinto meridionalista, Nicola Zitara, deceduto l’1 ottobre 2010 all’età di 83 anni. Oggi, nel pezzo d’addio, “La Riviera” ricorda che Pasquino Crupi “con il suo cappello – lana d’inverno, paglia d’estate – è andato sempre oltre gli schemi di una letteratura accomodante e di un giornalismo da tastiera. Sempre, convinto, con tutto il talento di questo mondo, addirittura col vino, oltre il basso orizzonte a cui ci hanno forzatamente costretti.
Sempre, con la sua bandiera rossa in fronte al sole. Sempre a est, in faccia alla grande boa sorta al confine di un mondo limitato. Sempre. E mentre tutti, quasi tutti, s’impegnavano nei tentativi di migliorare vecchie impostazioni, lui ne inventava di nuove”.
I funerali saranno celebrati a Bova Marina domani alle 16.30, nella chiesa Don Bosco.

8 commenti:

  1. Mario Occhiuto (sindaco di Cosenza)

    E’ con dispiacere che apprendo della scomparsa di Pasquino Crupi, eccellente pensatore della nostra terra. Esprimo, a nome mio e della Giunta, cordoglio per la morte dell’intellettuale nato a Bova Marina nel 1940.
    Ero fra i lettori della sua celebre rubrica giornaliera ‘Luna rossa’ e ne apprezzavo gli stimoli acuti e sempre puntuali nel trattare fatti di attualità. Con lui scompare un irriducibile meridionalista, sinceramente appassionato della Calabria e dei calabresi. I suoi libri, per la maggior parte attenti scritti su una realtà che resta sospesa nella storia dell’immutabilità, continueranno ad accompagnarci nella conoscenza di un mondo che ci appartiene ma che spesso fatichiamo a capire.

  2. Francesco Talarico (presidente del Consiglio Regionale della Calabria)

    Con Pasquino Crupi, scompare una personalità eminente della cultura meridionale che ha svolto con grande passione, coerenza e onestà intellettuale il suo impegno di studioso, dedicandosi totalmente a valorizzare e difendere la grande ricchezza della letteratura e della storia calabrese. Ho avuto il privilegio di poter apprezzare la dimensione umana, oltre che il valore intellettuale di Pasquino Crupi e credo di poter affermare che la sua figura, insieme alle sue opere, resteranno un punto di riferimento per la vita culturale e sociale della Calabria. C’era in lui una tensione ideale e una ricerca costante della verità, doti che ha sempre riversato nei suoi scritti e nei suoi interventi che rimangono, adesso, come un tesoro culturale di immenso valore per le nuove generazioni e per tutta la società meridionale, della quale, come meridionalista e storico della letteratura, è stato uno dei più degni rappresentanti nel solco di una grande tradizione culturale meridionalista.

  3. Pantaleone Sergi

    Intellettuale tormentato, giornalista del suo tempo, “compagno” nel senso più tradizionale e politico del termine. Pasquino Crupi aveva a cuore i problemi del Meridione e con una magica penna e l’impegno quotidiano lottava per il suo sviluppo a fianco dei suoi contadini-proletari.
    Nel panorama non esaltante della cultura regionale, Pasquino è stato un’anomalia di riferimento per chi, come me, ha praticato un giornalismo etico come contributo alla costruzione di un discorso pubblico il più ampiamente condiviso.
    Lascia una lezione politica e culturale che sarà ancora e a lungo utile per l’emancipazione della nostra Calabria e del Sud. Cerchiamo di valorizzarla. Ci mancherà.

  4. Una preghiera te la dedico lo stesso, caro “Pasqua”.

  5. Ho conosciuto Pasquino Crupi ai tempi in cui anche io collaboravo ai “Quaderni del Mezzogiorno”, una rivista fondata, se ricordo bene, da un magistrato di Vibo Valentia, che si chiamava Tassone.
    Mi piacerebbe poter almeno consultare, di Pasquino Crupi, la sua Storia della Letteratura Calabrese. Proverò alla Biblioteca Nazionale di Roma.

  6. Candeloro Imbalzano (Presidente della Commissione Bilancio del Consiglio Regionale della Calabria)

    Con la scomparsa prematura di Pasquino Crupi, molti di noi hanno perso un fraterno amico ma, certamente la Calabria si vede privata di un fine intellettuale, di rara passione civile e di straordinaria lucidità.
    Anche se Pasquino Crupi non è mai stato un politico organico a nessun partito, ho condiviso con lui, per oltre un decennio, una comune militanza nel vecchio partito socialista. Era una stagione quella, in cui i partiti, e quindi anche il Psi, rappresentavano palestre insostituibili di vita prima ancora che politiche, specie se raffrontate alla vacuità ed alla generale leggerezza dell’attuale classe politica.
    Pasquino Crupi aveva una sola bussola: l’eterna questione meridionale e quindi calabrese, nonché la voglia di contribuire, con i poderosi strumenti intellettuali di cui disponeva, allo sviluppo della nostra Regione e della nostra Provincia. Mancherà tanto a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di esserne amico. Ma ancor di più, sarà la Calabria a soffrire della scomparsa di quello che, con Giovannino Russo, era ormai rimasto l’ultimo grande meridionalista di questo Paese.

  7. Riccardo Nencini (segretario nazionale Psi)

    Pasquino era un uomo di straordinaria umanità, un socialista autentico, pugnace, mai banale, che ha dedicato l’intera sua vita di uomo di studio, di militante e dirigente politico, alla causa del riscatto del Mezzogiorno e della sua Calabria. Ai famigliari di Pasquino il mio più sincero e profondo cordoglio per la scomparsa di un uomo eccezionale. Ci mancherà.

  8. Gianni Milana (segretario provinciale Psi Reggio Calabria)

    Viene a mancare un grande punto di riferimento del socialismo meridionale. Quando eravamo giovani socialisti era per noi un uomo dal quale trarre esempio e al quale somigliare da grandi. Era il corsaro, un fratello della filibusta. Un sentimentale. Quello zio che tutti i ragazzi vorrebbero avere per assecondare i propri sogni e al quale confessare i dubbi e i turbamenti. Ereditiamo da lui grandi insegnamenti. Ha lasciato un grande vuoto. 

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