
L’assemblea dell’Assostampa di Bari

L’assemblea dell’Assostampa di Bari
BARI – “Abbiamo chiesto un tavolo triangolare con lo Stato, gli editori, il sindacato dei giornalisti, per trovare nuove formule sugli ammortizzatori sociali, nuove regole e anche dei sussidi pubblici per questa fase di crisi straordinaria”. Lo ha dichiarato il segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, a margine dell’assemblea dell’Assostampa di Puglia, a proposito della crisi economica che si ripercuote anche sul lavoro giornalistico.
Secondo Siddi, “va dichiarato lo stato di crisi nazionale, per quanto riguarda alcune aree del nostro settore, in particolare l’emittenza locale, e vanno recuperate le risorse. Da soli non si può pensare di farcela, non si può scaricare sul lavoro, sui giornalisti, quindi sul lavoro dipendente o autonomo, il peso di questo costo che è sociale”.
“L’urgenza più importante, in questo momento – ha aggiunto – è quella degli ammortizzatori sociali. L’esplosione della crisi scarica sull’Inpgi, che è l’ente sostitutivo della previdenza per i giornalisti, dei costi non sopportabili con le entrate, diciamo così, ordinarie. Quindi, occorre qualcosa di straordinario”.
Più in generale, “il sindacato cerca di mettere in campo le azioni per salvaguardare l’occupazione; ha addirittura previsto – ha ricordato il segretario Fnsi – un intervento di solidarietà per abbattere i contributi in caso di nuove assunzioni, per tre anni. C’è un problema di fondo, molti settori non ce la fanno”. “Servono imprese sane e servono imprenditori onesti e capaci, imprenditori editoriali, non basta possedere un mezzo per fare editoria, occorre sapere cosa fare di editoriale per avere un’incidenza uno sviluppo, una ripresa”. “In questo momento abbiamo una crisi senza precedenti, peggiore di quella di tre anni fa quando registrammo tanti prepensionamenti. Oggi i giornalisti finiscono in cassa integrazione o in contratto di solidarietà”. Secondo Siddi, “c’è un unico pronto soccorso aperto: quello del sindacato dei giornalisti”.
A proposito dell’equo compenso, Siddi ha detto che “la legge ha subìto una battuta d’arresto in Senato, per noi è una legge fondamentale”. Fondamentale “in quanto afferma il principio che tutti i giornalisti, a prescindere da un rapporto di lavoro dipendente o autonomo, hanno pari dignità dal punto di vista retributivo e previdenziale”. “Abbiamo chiesto alla commissione lavoro del Senato – ha continuato Siddi – di affrontare rapidamente questi nodi e di scioglierli; non si può lasciare l’area del precariato giornalistico, del lavoro autonomo appesa a un filo o peggio abbandonata a se stessa e destinata ad essere marginale dal punto di vista sociale e, invece, centrale dal punto di vista produttivo, senza che ci sia giusto compenso, come vuole la Costituzione, e pari dignità”. “E’ una legge veramente per la pari dignità e se non va bene qualche articolo o comma – ha concluso – lo si corregga: basta un giorno, se c’è la buona volontà politica”.
Sulla questione Rai, per Franco Siddi “assistiamo ai soliti balletti; siamo stufi di vedere che si continua a parlare che cosa fare sulla governance e non si fa niente. La governance va cambiata, va sottratta ai partiti e alla politica”. “Così com’è è un disastro, ogni giorno che passa – ha aggiunto – è un giorno di guai in più per la Rai e quindi dello Stato, perché la Rai è dei cittadini, é proprietà pubblica e bisogna ricordaselo”.
“Il Governo a gennaio – ha ricordato ancora Siddi – aveva promesso una grande iniziativa di svolta, non c’è stata. E’ stata una grande delusione da questo punto di vista il presidente Monti che aveva detto, da Fazio in televisione pubblica, che presto avremmo avuto importanti novità, in un segno di discontinuità. Non c’è stata la discontinuità fino ad oggi – ha rilevato – ed oggi appare ancora più importante di ieri, perché il cda attuale con il direttore generale attuale continua a tenere fermi decine di colleghi mobbizzati o espulsi dall’attività primaria di lavoro, pagati ovviamente, e dall’altra parte prepara dei tagli per far fronte alla crisi di entrate che non corrispondono all’esigenza di salvaguardia del valore del servizio pubblico: si taglia sui telegiornali addirittura”.
“Si dice, non taglieremo i giornalisti, taglieremo gli aspetti organizzativi, gli strumenti, i servizi collaterali, ma – ha detto ancora Siddi – nel momento in cui questo accade si impoverisce la possibilità di fare informazione primaria e di essere completi, essere plurali. Si tagliano dai 200 agli 800 mila euro per telegiornale, con una discriminazione grave ai danni dei telegiornali di maggiore orientamento e anche di maggiore osservazione critica come Tg3 e Rai news. Mi pare che questo sia un fatto che deve far riflettere: abbiamo un Governo tecnico e – ha concluso il segretario Fnsi – abbiamo una realtà politica e di schieramento nel governo della Rai che è inaccettabile”. (Agi)