
Augusto Minzolini
ROMA – La Rai si costituirà parte civile nei confronti di Augusto Minzolini “per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale”. Ad annunciarlo è la stessa azienda Rai ricordando – come già precisato dal suo legale Maurizio Bellacosa – di aver “partecipato all’udienza preliminare nella veste di persona offesa in attesa del vaglio del giudice dell’udienza preliminare”.
La Rai si costituirà parte civile “entro il termine di decadenza previsto dalla legge, che è quello dell’udienza dibattimentale fissata per il prossimo 8 marzo, per il danno di immagine e per i residuali profili di danno non patrimoniale”. (GC)
Udienza l’8 marzo, per allora la Rai si sarà costituita parte civile. Indignato Minzolini, che denuncia “elementi oscuri” nella vicenda, parla di “operazione” mirata per far saltare la sua guida al Tg della rete ammiraglia e, tramite i suoi legali, promette battaglia certo di dimostrare la sua innocenza.
Le spese contestate, dichiarano gli avvocati Carlo Pandiscia e Franco Coppi, “rientrano, invece, nell’ambito di consentite spese di rappresentanza”, e poi “a fronte delle contestazioni mosse” Minzolini “sia per rispetto verso l’azienda sia per fugare qualsiasi dubbio circa la trasparenza della propria condotta, ha da tempo provveduto ad accreditare alla Rai l’intero importo della somma” anche prima di sapere del procedimento penale, motivo per cui “la Corte dei Conti ha disposto l’archiviazione dell’azione contabile” nei suoi confronti.
Insomma, nessun danno per l’azienda. Ma in Rai la macchina per la successione è in azione. Per la nuova direzione dovrebbe essere questione di giorni: la nomina è un passaggio indispensabile per procedere contestualmente, secondo legge, con il trasferimento di Minzolini ad incarico equivalente (disposizione prevista per le aziende pubbliche in presenza di determinati reati tra cui il peculato).
Il presidente Paolo Garimberti, pronto nei giorni scorsi a convocare un Cda straordinario in caso di rinvio a giudizio, avrebbe voluto integrare l’ordine del giorno del Consiglio di oggi, ma i termini non ci sono (scadute anche le 24 ore). Il tema sarà certamente affrontato, ma per la delibera occorre che il punto sia all’odg e serve a questo punto un Cda ad hoc.
Difficile che sia convocato per venerdì, essendo l’8 un festivo che non conta per il calcolo dei termini delle 48 o 24 ore consecutive. Più probabile sia convocato per lunedì, o comunque i primi giorni della prossima settimana: in quella sede il Consiglio dovrebbe votare la nomina della Direzione del Tg1 e quindi il Dg dovrebbe disporre il trasferimento di Minzolini ad incarico equivalente (forse una corrispondenza di “peso” come quella dagli Usa).
Due le strade per la successione: la più semplice (un interim a Fabrizio Ferragni – vice direttore “anziano” – o ad Antonio Maccari – vice ai tempi di Clemente Mimun, ora alla guida della Tgr – che però va in pensione a gennaio); la più strutturale (una nomina di peso, esterna, per la quale circolano i nomi di Mario Calabresi, Mario Orfeo e di Giulio Anselmi (fresco però di nomina alla Fieg).
Contro il direttore tutta l’opposizione, lo difende il Pdl che parla di strada giudiziaria presa per colpire una “voce non allineata” (Quagliariello). Su Minzolini, afferma Paolo Bonaiuti, già portavoce di Silvio Berlusconi, c’è un “processo sommario a furor di piazza”.
Da vedere quali saranno gli equilibri in Cda, dove la nomina del successore sarà messa ai voti. Un primo segnale arriverà oggi, quando in Consiglio torneranno le tre nomine bloccate la scorsa settimana dai cinque consiglieri dell’ex maggioranza (Risorse Tv con Valerio Fiorespino, Carlo Nardello alla Divisione Strategica e Giancarlo Biacca alla vice direzione abbonamenti): nomine che potrebbero passare anche con tre voti del centrodestra (Gorla, Rositani, Bianchi Clerici).
Di certo, osserva una fonte parlamentare, sulla partita successione pesa molto l’eventuale interesse del Governo: “Se c’è, si punterà alla soluzione forte di una direzione di peso esterna. Altrimenti si procederà con l’interim”. Il “dossier Rai” non è nelle immediate priorità di Monti (cui Garimberti si è appellato per il rischio paralisi Cda causato dai consiglieri dell’ex maggioranza). Ma la situazione è chiara alla squadra del Professore, soprattutto in vista della scadenza del vertice: “Servirà – dice una fonte governativa – un accordo per cambiarlo, non si pensa alla proroga. E la riforma della governance rischia di essere una strada lunga”. (TMNews).