Martedì un incontro con Michele Albanese, Nicola Gratteri e Nicola Morra

Le mafie e l’antimafia: rileggiamo Sciascia

Michele Albanese, Nicola Gratteri e Nicola Morra

CATANZARO – «Le mafie e l’antimafia. La ’ndrangheta in Calabria, in Italia, in Europa e nel mondo», è il tema dell’incontro in programma martedì 26 gennaio, alle ore 20, che vedrà protagonisti Nicola Gratteri (Procuratore della Repubblica di Catanzaro), Nicola Morra (presidente della Commissione Parlamentare Antimafia) e Michele Albanese (presidente dei Gruppo Cronisti della Calabria “Franco Cipriani”).
Nicola Morra ricorda che «diverse fra le ultime inchieste condotte contro le mafie operanti nel nostro paese – per esempio “Basso profilo” della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro – hanno dimostrato quanto queste consorterie siano diventate realtà fluide, capaci di relazioni impensabili con uomini dello Stato, impegnate a compiere reati economico-finanziari per ottenere sempre più ricchezza, sempre più capitali con cui assoggettare al loro volere chi gli si oppone qualora la forza dell’intimidazione non si riveli sufficiente».

Leonardo Sciascia

«Oggi le mafie – evidenzia Morra – ricorrono alla corruzione molto più frequentemente che all’intimidazione perché penalmente si rischia di meno e pragmaticamente si ottiene più facilmente ciò che si agogna. Per questo vien da ricordare il grande insegnamento di Leonardo Sciascia, secondo cui “Bisognerebbe, di colpo, piombare sulle banche; mettere mani esperte nelle contabilità, generalmente a doppio fondo, delle grandi e delle piccole aziende; revisionare i catasti… Sarebbe meglio ci si mettesse ad annusare intorno alle ville, le automobili fuori serie, le mogli, le amanti, di certi funzionari: e confrontare quei segni di ricchezza agli stipendi, e tirarne il giusto senso…”, di fatto poi ripreso e strutturato più nel dettaglio dalle intuizioni di Giovanni Falcone sintetizzate dal famoso “Segui i soldi e…”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Per questo motivo c’è da ricordare che le mafie si sconfiggono con intelligenza, con la buona teoria che si traduce in buona prassi anche dal punto di vista investigativo, con istruzione e cultura. Magari rileggendo nel centenario della nascita le opere di un maestro elementare gigante della cultura italiana, Sciascia».
Sul fondamentale ruolo dell’informazione per la legalità, Michele Albanese ricorda che «le mafie sono sempre più sofisticate. Cambiano pelle e mutano strategie, diventando pezzi di politica, di classe dirigente, grazie alla straordinaria capacità di rigenerarsi. L’informazione libera va tutelata perché è attaccata non solo dai contesti criminali, ma anche da chi ritiene che si possa comunicare senza bisogno di mediazioni. Il giornalismo sano e resiliente deve riscoprire la consapevolezza del proprio ruolo. Abbiamo il dovere deontologico di contrastare tutto ciò che è negativo in una società civile. In primo luogo le mafie che ne contaminano economia e politica».

L’incontro, in questa seconda fase della pandemia, serve pure per capire quanto fosse fondato l’avvertimento del procuratore Gratteri sul «rischio più concreto» rappresentato dall’usura. «Gli imprenditori – aveva ammonito il procuratore a marzo dello scorso anno – avranno difficoltà.
Poi dipenderà anche dalla durata di questo blocco. Ma gli imprenditori hanno bisogno di liquidità, di soldi veri in mano, non più non più e non tanto di non pagare le tasse».
«È la disperazione – ha sempre sottolineato Gratteri – che porta a rivolgersi alla ’ndrangheta. La responsabilità è di tutti noi, forse avremmo dovuto e dovremmo fare molto di più rispetto a quello che facciamo, ma principalmente della politica, di chi amministra, di chi progetta, di chi programma il futuro di un regione o di una nazione.
Negli ultimi 20 anni la politica si è indebolita tantissimo e questo ha avvantaggiato la ’ndrangheta perché ha occupato gli spazi dal punto di vista dell’interlocuzione sociale.
Mediamente un politico è presente sul territorio sei-sette mesi prima delle elezioni, poi magari cambia anche il numero di telefono. Il capo mafia è presente 365 giorni all’anno, dà risposte, sbagliate, truccate, drogate, di sottosviluppo, di dipendenza, di schiavismo, ma dà risposte in aree in cui la disoccupazione sfiora anche il 50%. Per questo è la disperazione che porta a rivolgersi alla ’ndrangheta».
L’incontro, organizzato dalla Presidenza della Commissione Parlamentare Antimafia per approfondire temi e strategie per il contrasto alle mafie, sarà trasmesso in diretta Facebook dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. (giornalistitalia.it)

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