Ci scrive l’ad della Ses: non smentisce i fatti, ma contesta le opinioni. È il diritto di critica

Caro Morgante, cosa dovremmo rettificare?

Lino Morgante, amministratore delegato della Ses e giornalista professionista

ROMA – L’amministratore delegato della Società Editrice Sud, Pasquale Morgante detto Lino, ci scrive “a norma della Legge 416/1981” chiedendoci la pubblicazione della “rettifica”, che riportiamo integralmente per puro titolo di cortesia, considerato che, in realtà, la sua “rettifica” non rettifica nulla.

Spett.le
Direttore responsabile
Giornalisti Italia

Lo stabilimento della Ses a Messina

Nel giro di un paio di settimane il sito Giornalistitalia si è occupato della Società Editrice Sud (quale onore!), che edita la Gazzetta del Sud e il Giornale di Sicilia, dando a intendere di essere ben informato su fatti e circostanze relativi all’attività e alle strategie aziendali.
La prima volta a proposito della Gazzetta del Mezzogiorno. “Si sospetta (di quali fonti si è avvalso il valente giornalista?) che l’editore Lino Morgante sia interessato ad acquisirla, proprio lui che sta facendo strage di giornalisti a Palermo”.
Strage? Che termine elegante, che stile da… inviato di guerra! A Palermo è stata avviata una procedura finalizzata alla riduzione dell’organico – come tante altre in Italia, purtroppo, in questo complicato scenario di crisi dell’editoria – per mettere in sicurezza i conti dell’azienda e garantire così la maggioranza dei dipendenti. 
E andiamo all’ultima perla.
La Ses stamperà nei propri stabilimenti “La Sicilia” di Catania.
Ergo diventerà monopolista nel settore stampa e poi, una volta acquisita la proprietà di quest’ultimo quotidiano, gestore unico dell’informazione in Sicilia.
Che fervida fantasia!!! Anche l’altro centro stampa di Catania, di proprietà della Sts, è monopolista? Comprerà la società che edita Repubblica o quella a cui fa capo il Corriere della Sera, testate che stampa nei propri stabilimenti, giusto per stare al passo? Prima di scrivere bisognerebbe pensare e approfondire, magari chiedendo ai diretti interessati. O, in alternativa, dedicarsi a qualche raccontino di fantascienza.

L’amministratore delegato
di S.E.S. – Società Editrice Sud
Pasquale Morgante

Morgante attacca il collega Giuseppe Mazzarino, autore dell’articolo “La vera storia della Gazzetta del Mezzogiorno”, ritenendolo “colpevole” di aver parlato di un suo interessamento alla Gazzetta del Mezzogiorno. Ma è proprio sicuro Lino Morgante di non averci mai pensato, di non averne mai parlato e di non aver mai incontrato nessuno in proposito?
L’ad della Ses se la prende, ancora, con l’autore del pezzo per averlo accusato di fare “strage” di giornalisti a Palermo.
Certo, in redazione Morgante non è entrato con il kalashnikov, perché, in tal caso, più che una vertenza sarebbe in corso un processo penale, ma come si può definire l’opera di smantellamento di una redazione che dopo aver cacciato 15 articoli 2 e 12 ha avviato le procedure per licenziare 17 articoli 1 su 34?
Morgante parla di procedura «per mettere in sicurezza i conti dell’azienda e garantire così la maggioranza dei dipendenti».
Ma, se la matematica non è un’opinione, la maggioranza vuole tenerla dentro o la sta mettendo alla porta?
In quanto a quella che lui definisce “ultima perla”, ovvero la concentrazione della stampa dei tre quotidiani siciliani nello stabilimento di Messina, il nostro quotidiano Giornalisti Italia ha testualmente scritto: «Affidare la stampa dello storico quotidiano catanese – La Sicilia, ndr – alla tipografia della Ses, con tutte le incognite che ne conseguono anche per i giornalisti, potrebbe portare ad una perdita di “autonomia” come già accaduto al Giornale di Sicilia.
Il quotidiano palermitano è stato rilevato proprio dalla Ses, che recentemente ha annunciato 17 esuberi. La storia è destinata a ripetersi pure con La Sicilia?». Quale sarebbe la notizia da rettificare? Morgante non smentisce una sola parola del lungo articolo soffermandosi, invece, su una nostra considerazione più che legittima. Il resto è folklore.
Veniamo ai “raccontini di fantascienza”: a Lino Morgante rammentiamo che Giornalisti Italia soltanto nel 2020 ha dedicato ben 24 articoli alle vicende che interessano i suoi giornali ed i giornalisti che vi lavorano o vi hanno lavorato.

L’amministratore delegato omette anche di dire – ma, evidentemente la matematica non è il suo forte – che, oltre ai due articoli che Giornalisti Italia ha dedicato alla Ses «nel giro di un paio di settimane», ve ne sono altri tre dei quali uno dedicato alla nuova concessionaria di pubblicità del Gruppo Riffeser cui ha affidato le sue testate.
Quanto, infine, alla necessità di “pensare e approfondire” prima di scrivere, siamo pienamente d’accordo con Morgante.
Prima di pubblicare editoriali in prima pagina bisognerebbe “pensare e approfondire”, ma soprattutto studiare.
Nei giorni scorsi, infatti, sul Giornale di Sicilia è stato pubblicato un comunicato sindacale del Cdr (che lamentava l’utilizzo di pensionati e collaboratori “mal pagati” al posto dei redattori lasciati a casa per via del contratto di solidarietà) seguito da una nota, firmata “gli editori”, nella quale si legge: «Seguendo la logica del Cdr, non dovrebbero esistere giornalisti free lance.
Si dovrebbe, quindi, per assurdo, chiedere all’Ordine di cancellare dai propri albi tutti quei giornalisti – professionisti e pubblicisti – che non hanno la fortuna di avere un contratto di dipendenza con un’azienda editoriale».
Caro Morgante, giornalista professionista iscritto all’Ordine di Sicilia dal 21 giugno 1989, abbiamo forse dimenticato che l’Ordine dei giornalisti non ha gli “albi” dei professionisti e dei pubblicisti, ma l’Albo unico con i rispettivi elenchi?
La verità – ma questo Morgante lo sa bene – è che Giornalisti Italia e chi vi scrive hanno sempre agito con lealtà e onestà riconoscendo la storia e i meriti delle gloriose testate della Ses, costruite grazie al lavoro ed ai sacrifici di tutti i giornalisti e le maestranze che vi hanno lavorato e vi lavorano. Quando Morgante – che, non dimentichiamo, è delegato alle relazioni sindacali della Fieg – ha agito in maniera virtuosa, ha sempre avuto pubblicamente – e anche questo lo sa bene – il nostro riconoscimento e il nostro plauso. Quando, invece, le sue azioni mortificano la professionalità e la dignità dei lavoratori, ci trova e ci troverà sempre dall’altra parte della barricata. (giornalistitalia.it)

Carlo Parisi

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Alcuni articoli precedenti per rinfrescare la memoria di Lino Morgante:
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