Artefice della nascita del Sindacato e dell’Ordine dei giornalisti in Calabria che ha guidato per 27 anni

Dieci anni fa si spegneva Raffaele Nicolò

Raffaele Nicolò

REGGIO CALABRIA – Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Raffaele Nicolò, promotore dell’istituzione del Sindacato Giornalisti della Calabria (1974) e dell’Ordine dei giornalisti della Calabria (1975), entrambi nati da una costola dell’Associazione Napoletana della Stampa e dell’Ordine interregionale di Campania e Calabria.
Il 7 gennaio 2006, dopo una lunga malattia, si spegneva, infatti, all’età di 73 anni colui che per 27 anni è stato l’artefice e il protagonista assoluto degli istituti di categoria dei giornalisti in Calabria: presidente dell’Ordine, vicesegretario del Sindacato, fiduciario e consigliere d’amministrazione dell’Inpgi.
Tutto era nato con la vicepresidenza, da pubblicista, dell’Ordine della Campania, conquistata a suon di carovane di giornalisti calabresi che si recavano a Napoli per votarlo. Nicolò si è spento dopo una lunga malattia, assistito dai figli e dalla moglie.
Nel decennale della scomparsa, i suoi due figli giornalisti, Fabio e Loredana, lo ricordano con una lettera.
“Sembra ieri, eppure – scrivono – sono tanti da quando hai lasciato la «nostra casa». «Ciao Presidente»… ti salutavano così i tuoi colleghi, tu eri per loro un padre-amico, con pregi e difetti! È più vuota la nostra casa, senza di te … è anche più povera la categoria di noi giornalisti, sempre più esposta agli attacchi esterni ed indebolita dalle divisioni interne”.
“Tanti amici – aggiungono Fabio e Loredana – ti ricordano, con tanti aneddoti, dai quali traspare nella sua interezza il tuo carattere esuberante e impulsivo, ma sempre sincero e generoso. Non sono mancati gli errori, per questo tuo carattere, ma mai hanno inficiato la grandezza del Tuo contributo alla categoria!” e “l’impegno profuso, combattendo contro tutto e tutti, per portare l’Ordine e il Sindacato in Calabria, la tua lotta immane a tenere alto il loro apporto per la crescita di questa nostra terra, definita da Leonida Repaci «grande e amara»”.
“Nella solitudine e nel silenzio”, ricordano ancora Fabio e Loredana, “hai certamente rivisto e rivisitato momenti epocali del tuo agire, a favore di una categoria che, oggi deve far fronte a continui cambiamenti. Il poeta latino Ovidio ha descritto la triste realtà, di chi come te ha provato direttamente questa esperienza: “Donec eris felix, multos numerabis amicos; tempora si fuerint nubila solus ersi”… (nei tempi felici conterai molti amici, in quelli nebulosi ti troverai solo…).
“Ti sia di conforto, il ricordo dei tuoi cari e degli amici veri che – concludono Fabio e Loredana Nicolò – rimpiangono i tempi felici e le belle pagine di storia, costruite e vissute insieme”.

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