Sul tavolo del Cda l’aggiornamento sul debito. Ma il Cdr attacca: “Violati gli accordi firmati nel 2012”

Rcs: l’8 marzo si discute il futuro dei periodici

Una manifestazione di protesta dei giornalisti della Rcs Periodici

MILANO – Il Cda di Rcs dovrebbe essere convocato venerdì 8 marzo per un aggiornamento sulla situazione del debito e i vari fronti sui quali è al lavoro il gruppo. Lo si apprende da fonti finanziarie.
Con l’appuntamento ci potrebbe essere anche una prima valutazione delle offerte sui dieci periodici in vendita.
Sembra, invece, destinato a slittare oltre il termine dell’11 marzo, indicato a calendario, il Cda su conti, parte finanziaria del piano e ristrutturazione del debito in attesa dei comitati delle banche creditrici.
Lo slittamento del consiglio “clou” di Rcs in questa fase dovrebbe essere comunque questione di pochi giorni. La società nel calendario degli eventi societari aveva indicato in un intervallo tra l’1 e l’11 marzo il momento per la riunione.
A questo punto sembra, però, prevalere l’idea di approvare in uno stesso consiglio sia la parte finanziaria e patrimoniale del piano, con la relativa parte di aumento di capitale – il Cda dovrà convocare l’assemblea dei soci per la delega -, e sia la parte di rinegoziazione del debito con le banche.
La sostanza dell’accordo con gli istituti sarebbe già stata definita, ma per le delibere anche in consiglio Rcs i tempi sono in questo caso fissati dai calendari interni dei comitati delle banche creditrici.
Tra le principali banche creditrici di Rcs figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo, Ubi e Bnl. Intesa è tra l’altro anche azionista del patto di sindacato del gruppo del Corriere della Sera e in quanto parte correlata dovrebbe portare al consiglio di gestione, in calendario il 13 marzo, una eventuale rinegoziazione dei crediti Rcs. (Ansa)

IL CDR: L’AZIENDA VIOLA GLI ACCORDI DEL 2012

Il comitato di redazione dei Periodici Rcs afferma che l’azienda viola gli accordi firmati a gennaio 2012 sullo stato di crisi della divisione, e validi fino al febbraio 2014. In quelle intese, ha scritto il Cdr alla società, Rcs si impegnava a “sviluppare un piano di riorganizzazione alternativo alle dismissioni” rinunciando comunque ad “azioni unilaterali”.
Secondo il Cdr dunque la decisione unilaterale di procedere alla dismissione o chiusura di dieci testate periodiche, comunicata unilateralmente da Rcs l’11 febbraio, è “antisindacale” perché in violazione degli accordi sottoscritti. La cessione di una testata, si sostiene poi, potrebbe essere impugnata dai giornalisti per averne una dichiarazione di nullità. (Ansa)

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