Tre giorni di sciopero per “lo stato di profonda crisi della categoria” e contro il “silenzio del Governo e della Fieg”

Sciopero delle edicole dal 24 al 26 febbraio

ROMA – Edicole chiuse tre giorni per sciopero il 24, 25 e 26 febbraio per “lo stato di profonda crisi della categoria” e contro il “silenzio del Governo e della Fieg”. Lo annunciano le organizzazioni sindacali dei rivenditori di quotidiani e periodici, Snag-Confcommercio, Sinagi affiliato Slc-Cgil e Usiagi-Ugl (Ansa).
“Con questa agitazione vogliamo ricordare a tutti quanto le edicole siano importanti per garantire il diritto all’informazione sancito dalla nostra Costituzione”. Lo afferma il presidente di Snag-Confcommercio, Armando Abbiati, in merito alla proclamazione dei tre giorni di chiusura delle edicole per il 24, 25 e 26 febbraio su tutto il territorio nazionale.
“Nel solo 2012 hanno chiuso in media 5 edicole ogni giorno, piu’ di 4.000 posti di lavoro persi”.”Questo – aggiunge – non è e non deve rimanere soltanto un problema delle famiglie che facevano dell’edicola il loro unico mezzo di sostentamento ma dell’opinione pubblica e di tutta la filiera dell’informazione a partire dai giornalisti che, come gli edicolanti, stanno scontando a caro prezzo la mancanza di idee e di innovazione da parte degli editori per rilanciare il settore. Dall’altra parte – conclude Abbiati – abbiamo bisogno di regole certe e di una reale azione di Governo per ricostituire un sistema di diritti e di equità intorno all’informazione”. (Agi)
La Fenagi Confesercenti, invece, non aderisce allo sciopero “pur riconoscendo la necessità di una azione di forte visibilità della categoria al fine di far emergere lo stato di crisi del settore, trova sbagliato e controproducente chiamare alla chiusura le edicole proprio nei giorni nel quale si svolgono le elezioni politiche”.
“Nel panorama generale dell’informazione – afferma la Fenagi – le rivendite di giornali, data la tutela che la Costituzione attribuisce al prodotto editoriale anche nella fase della vendita, sono sempre state riconosciute come elementi importanti per la garanzia di una diffusione capillare e pluralista del prodotto quotidiano e periodico. Mettere in gioco il profilo di pubblica utilità della rete di vendita, malgrado le conferme avute anche dallo stesso Governo Monti che non ha abrogato le leggi a tutela della stampa, è un grave errore”. (Ansa).

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