La Lega dei giornalisti siriani ricorda che è stato il mese più violento da quando è scoppiata la rivoluzione

Gennaio nero per i giornalisti in Siria: 18 morti

Yves Debay

Muhammad al-Hourani

DAMASCO (Siria) – Il mese di gennaio è stato il più violento nei confronti dei giornalisti e degli altri operatori del settore in Siria da quando è scoppiata la rivoluzione quasi due anni fa.
E’ il bilancio della Lega dei giornalisti siriani, che il mese scorso ha registrato l’uccisione di 18 tra giornalisti e reporter. Come ha spiegato la commissione libertà giornalistiche della Lega, che si occupa di monitorare e documentare le violazioni nei confronti dei giornalisti e degli attivisti nel campo dei media, le vittime dall’inizio della rivoluzione sono 127.
In particolare, negli ultimi due mesi sono morti il giornalista belga Yves Debay, ucciso da un cecchino ad Aleppo, l’inviato della tv araba “Al-Jazeera”, Muhammad al-Hourani, ucciso da un cecchino a Daraa, tre attivisti della Rete dell’informazione libera, uccisi da un colpo di mortaio nel Rif di Damasco e molti altri ancora.
L’opposizione al regime del presidente Bashar al-Assad accusa le autorità di Damasco di colpire in modo mirato chi lavora nei media. Dal canto suo, il governo impedisce ai media indipendenti di muoversi liberamente nel Paese e impone loro rigide regole di lavoro.
Secondo “International Press Institute con sede a Vienna, il 2012 è stato un anno nero per i corrispondenti e i giornalisti e la Siria occupa il primo posto per numero di vittime con 39 reporter uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. Tra questi, molti sono stranieri, come i due fotografi francesi Gilles Jacquier e Remi Ochlik, la giornalista americana Mary Colvin, la giornalista giapponese Mika Yamamoto, i due giornalisti algerini Walid Bledi e Nassim Intriri, gli iracheni Fellah Taha Ali e Jabbour al-Kaabi, l’iraniano Maya Naser e altri. (Aki)

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