In Lombardia una crisi che va avanti da tre anni, con costi pesantissimi e coinvolge 720 giornalisti su 1139

Editoria, non si vede la luce alla fine del tunnel

Giovanni Negri

Giovanni Negri (presidente Associazione Lombarda Giornalisti)

MILANO – Sono 150 le vertenze aperte al ministero dello Sviluppo economico, riguardano l’industria, coinvolgono 180mila lavoratori e mettono a rischio 30mila posti di lavoro. Si aggiunga che la Confcommercio stima per il 2012 la chiusura di oltre 65mila negozi che si sommano alle oltre 105mila imprese commerciali che nel 2011 hanno abbassato le saracinesche.
Nei primi sette mesi dell’anno il numero dei disoccupati in Italia è aumentato di 292mila unità, attestandosi a quota 2,7 milioni. Siamo di fronte alla peggiore crisi dell’ultimo ventennio. E dentro questo micidiale ingranaggio c’è l’editoria.
Secondo i dati Inpgi, sono 58 le aziende che nel 2012 hanno fatto ricorso allo stato di crisi gestito con prepensionamenti, Cassa integrazione e Contratti di solidarietà che hanno coinvolto 1.139 giornalisti. In Lombardia sono 720 i giornalisti colpiti dagli stati di crisi.
Nel dettaglio la cronaca, purtroppo incompleta, di quanto è accaduto da gennaio a settembre di quest’anno. La lunga lista di ricorso all’allegato D del Contratto nazionale e ai Contratti di solidarietà ha coinvolto non solo nuove aziende ma anche editori che avevano già ottenuto accordi biennali di stato di crisi, ma che in crisi lo sono ancora.
Il 20 dicembre 2011 il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento di Acacia Edizioni che ha dismesso tutte le testate, finite a una nuova società, la 1Plus. Nelle sedi di Milano e Bologna, l’editrice contava complessivamente 26 dipendenti (di cui 11 giornalisti), già in Cassa integrazione, e un portafoglio di periodici di settore quali Pc Magazine, Foto Idea, Computer Idea, Hera, I misteri di Hera, Area di confine, Rock Star, Kiss Me, Groove, Mega Tuning e SuperBasket.
Dunque l’ex Acacia diventata 1Plus è stata restituita al curatore fallimentare e i colleghi sono ancora in Cigs. La cooperativa Nuova Informazione ha sospeso dal 22 gennaio le pubblicazioni della Cronaca di Cremona, con 18 giornalisti in Cassa integrazione, e della Cronaca di Piacenza. Sulla cooperativa, che usufruiva delle sovvenzioni pubbliche, pende un’inchiesta della magistratura per truffa ai danni dello Stato aperta nel 2010 dalla Guardia di Finanza.
La Lombarda, con la Fnsi, ha seguito la vertenza per il quotidiano freepress City. L’editore Rcs ne ha annunciato la chiusura e si è arrivati all’accordo con 16 giornalisti in Cigs e 2 ricollocati all’interno del Gruppo.
L’accordo tra Cdr e azienda al Sole24Ore prevede il Contratto di solidarietà, con la riduzione dell’orario di tre giorni al mese, per i 255 giornalisti, a partire dall’1 febbraio 2012.
Crisi pesante per i giornalisti della Padania che, dopo due periodi di Cassa integrazione subita negli ultimi quattro anni e mezzo, sono in Contratto di solidarietà dal 1° marzo 2012 al 50 per cento. Da metà settembre e fino al 31 dicembre i giornalisti lavoreranno sia per il giornale cartaceo sia per l’edizione on-line. Per il 2013 si farà solo l’on-line affiancato da una pubblicazione cartacea che uscirà il sabato. Il piano prevede l’integrale conferma dei livelli occupazionali.
Alla Provincia di Como si è firmato per 4 esuberi su un organico di 63 giornalisti: si aggiungono ai 3 prepensionamenti concordati in un precedente stato di crisi. Ancora crisi per Edisport: si è passati dalla Cassa integrazione del 2010-2011 ai Contratti di solidarietà di dodici mesi per 35 giornalisti. Per l’Editoriale Domus, un secondo accordo sullo stato di crisi prevede la Cigs per 7 giornalisti di cui 5 prepensionabili.
La C5 Editori di Gaetano Caltagirone (fratello di Francesco), senza accordo sindacale, ha deciso la chiusura de “La Gazzetta di Sesto San Giovanni” e de “Il Diario del Nord di Milano”, quindicinali che contavano una ventina tra giornalisti articoli 1 e collaboratori.
Il 28 febbraio, tra Cdr e agenzia Ansa si è firmata l’intesa su un nuovo stato di crisi ricorrendo a 31 prepensionamenti su un organico di 345 giornalisti. Va ricordato che due anni fa l’accordo sulla crisi dell’agenzia aveva già “alleggerito” l’organico di 60 colleghi.
La casa editrice Leditore di Massimo Bacchetti, ha chiuso tutte le testate in portafoglio: Chérie Sposa, Chérie Bimbi, Viaggi Nozze, Wear Sports, Euromoto, Montebianco, Af Digitale, Tennis Magazine, Ambiente Energia, con 13 giornalisti.
Il 3 aprile si è raggiunto l’accordo sulla crisi di Libero. Per il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro è previsto il Contratto di solidarietà con riduzione del 24 per cento dell’orario di lavoro per tutti i 57 giornalisti con esclusione delle figure apicali.
Dopo la sospensione di Campus con Cassa integrazione per 4 giornalisti, Cigs e 1 prepensionamento a Case&Country, la Class Editori ha decurtato del 10 per cento lordo lo stipendio dei giornalisti. Nella busta paga i colleghi hanno trovato una lettera per l’applicazione di un accordo, già sperimentato nel 2009, nel quale i redattori accettavano “volontariamente” la decurtazione dello stipendio. Allora l’adesione fu del 98 per cento, ora è stata del 75 per cento, ma l’editore ha trattenuto il 10 per cento anche a chi non aveva aderito alla brillante iniziativa suscitando la reazione della Fnsi e delle Associazioni regionali di stampa che hanno chiesto di restituire ai colleghi ciò che indebitamente era stato trattenuto.
Secondo stato di crisi per Rcs Periodici con accordo su 21 esuberi gestiti con la Cassa integrazione finalizzata al prepensionamento. Famiglia Cristiana (Gruppo editoriale Periodici San Paolo) ha chiesto un altro stato di crisi. L’intesa prevede l’uscita di 11 giornalisti nel biennio: 9 in Cigs finalizzata al prepensionamento, 2 in pensione di anzianità.
Hearst Magazine Italia (ex Hachette Rusconi) il 27 aprile ha annunciato la chiusura di Psychologies mensile che occupa 9 giornalisti. Dopo una lunga trattativa si è raggiunta l’intesa di un nuovo stato di crisi con 8 prepensionamenti.
La cooperativa Amici de L’Opinione, che edita l’omonimo quotidiano L’Opinione diretto da Arturo Diaconale, ha licenziato 3 colleghe, due a Roma e una Milano che avevano rivendicato i propri diritti (non ricevevano lo stipendio da ottobre 2011). Le 3 colleghe si sono rivolte al giudice. La giornalista di Milano ha ottenuto il reintegro: il giudice le ha dato ragione su tutta la linea e l’azienda dovrà pagare stipendi e contributi arretrati.
Nuovo, ennesimo stato di crisi per la Poligrafici Editoriale (Il Giorno, Resto del Carlino, Nazione, QN). L’intesa firmata il 25 maggio prevede 55 esuberi (su un organico complessivo di 376 giornalisti) assorbiti facendo ricorso ai prepensionamenti volontari e a un Contratto di solidarietà del 14 per cento fino al 31 maggio 2014.
La società Editori per la Finanza è stata messa in liquidazione: il tentativo di concordato è stato respinto quindi aumentano le incertezze sul futuro. Intanto i giornali escono grazie allo sforzo dei colleghi che vengono pagati sempre in ritardo.
Swan Group che edita Spirito diVino e Monsieur ha presentato lo stato di crisi e l’accordo stabilisce il Contratto di solidarietà per 8 colleghi. L’Ordine, quotidiano di Como, che occupava 4 giornalisti, ha chiuso il 6 giugno. Il 4 giugno ha chiuso Milano Cronaca Qui dove lavoravano 11 giornalisti. Ancora Cassa integrazione in deroga, a rotazione, per i giornalisti di Rete 55, emittente varesina.
A luglio, le dimissioni di Carlo Verdelli da vicepresidente esecutivo di Condé Nast sembravano il preludio di un severo piano di ristrutturazione. Fnsi, Lombarda e Cdr chiedevano un incontro urgente ma l’azienda ufficialmente ha risposto che: “La Edizioni Condé Nast non ha mai manifestato l’intenzione di procedere a ‘drastiche riduzioni del personale giornalistico’”. C’è da augurarsi che sia proprio così.
Dopo anni di incertezze, 9 giornalisti della Nuova Periodici hanno perso il lavoro a causa della messa in liquidazione della società, il 3 settembre. A fine luglio ha chiuso Il Giornale di Bergamo con 5 giornalisti in Cigs; ora il quotidiano esce in edizione on line e occupa un solo giornalista. Settembre ha visto l’accordo con Editoriale Sport Italia con contratto di solidarietà per 5 colleghi.
Il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento del Gruppo Idea Donna che occupa 12 lavoratori di cui 1 giornalista: si stanno avviando le procedure per la Cigs ai sensi dell’art. 35 della legge 416/81. Le difficoltà della cooperativa e spa Vita hanno coinvolto 6 giornalisti in Contratto di solidarietà. Lunedì 1° ottobre c’è stato il primo incontro per discutere della crisi di Teletutto, emittente bresciana che occupa 12 giornalisti: si profila un Contratto di solidarietà. I vertici di Avvenire hanno comunicato al Cdr un piano di riduzione dei costi da gestire ricorrendo allo stato di crisi.
E non si vede ancora la luce alla fine del tunnel: calo di diffusioni, pubblicità sempre con il segno meno fanno temere terremoti di vaste dimensioni sia nei periodici sia nei quotidiani. Una crisi che va avanti da tre anni, con costi pesantissimi.
Dal bilancio Inpgi 2011 si ricava che la spesa per gli ammortizzatori sociali compreso il sussidio di disoccupazione è stata di 16.180 milioni di euro con un incremento del 18,90 per cento rispetto al 2010; i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono 18.051, con una diminuzione di 139 posizioni rispetto al 2010.
In Lombardia l’Inpgi ha calcolato che la somma degli ammortizzatori sociali avrà un costo di 3.045.108 euro. Sono i numeri che evidenziano le difficoltà del mercato del lavoro in ambito editoriale che ricadono sul nostro Istituto di previdenza. Per fortuna l’Inpgi è bene amministrata e regge il contraccolpo della crisi.
Dal bilancio tecnico-attuariale approvato il 12 settembre all’unanimità dal Consiglio di amministrazione dell’Istituto risulta che i conti sono sostenibili per almeno 50 anni. E’ una notizia importante perché il Governo, ma soprattutto il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aveva imposto a tutte le casse privatizzate uno “stress test” per dimostrare la sostenibilità dei propri conti lungo un arco di mezzo secolo. E l’Inpgi ce l’ha fatta.
Gli stati di crisi colpiscono non solo chi ha un posto di lavoro ma anche i collaboratori. E come sempre sono i più deboli a pagare il prezzo più alto. Il sindacato non molla la presa, sostiene le richieste formulate durante le trattative per il rinnovo del Contratto, ma una parte degli editori frena pesantemente sulle intese per modifiche statutarie significative per i freelance, per i quali la Casagit ha già deliberato nuove linee associative di contribuzione e assistenza.
Il lavoro continua: a ottobre si insedierà la Commissione ad hoc prevista dal Contratto. E non va dimenticata la costante sollecitazione che il sindacato rivolge al Parlamento affinché si giunga a un’intesa per varare rapidamente la legge  sull’equo compenso.
Molto è stato fatto attraverso il rinnovo del Contratto nazionale tre anni fa e il biennale economico-previdenziale di un anno fa, dove si sono ottenuti il contributo obbligatorio degli editori per il prepensionamento, il fondo per la socialità, la modifica dell’età pensionabile per le donne, l’innalzamento contributivo per le imprese. Senza queste scelte lungimiranti il futuro del nostro sistema organizzativo e di welfare era segnato.

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