Assostampa e Cdr denunciano la gravità della situazione nel quotidiano triestino: è un’autentica destrutturazione

Il Piccolo, una politica fatta solo di tagli e risparmi

Carlo Muscatello

TRIESTE – L’Assostampa Friuli Venezia Giulia, presieduta da Carlo Muscatello, denuncia la gravità della situazione venutasi a creare al “Piccolo” di Trieste, dove il cdr si è trovato costretto a interrompere le relazioni sindacali con la direzione e l’azienda, dopo aver tentato di affrontare con senso di responsabilità e collaborazione una situazione che però, con il passare dei mesi, si è fatta insostenibile.
Dopo la violazione da parte dell’azienda del contratto di secondo livello (che prevedeva il mantenimento dell’organico redazionale a quota 42 giornalisti, dopo il calo di sei unità concordato nel 2011 e nel frattempo realizzato: un risparmio notevolissimo per l’azienda), nel quotidiano triestino è in atto una sorta di destrutturazione della redazione, con colleghi chiamati ogni settimana a saltare da un reparto all’altro, da una città all’altra, per turare le falle di un organico insufficiente e di un’organizzazione del lavoro di conseguenza inefficace. A ciò si aggiungono le forzature, le fughe in avanti sul web (in assenza di un accordo con la redazione), sulle iniziative speciali messe in campo nonostante lo stato di agitazione proclamato dal cdr.
L’Assostampa Friuli Venezia Giulia – che d’intesa con la Fnsi mette a disposizione un tavolo regionale e, se necessario, nazionale per la vertenza – auspicano l’immediata ripresa delle relazioni sindacali, su un piano di correttezza e reciproco rispetto. Direzione e azienda devono rispettare gli accordi sottoscritti con la redazione, che con i lettori è il vero patrimonio del giornale. Un patrimonio messo a rischio da una politica fatta solo di tagli e di risparmi.
Dal canto suo, il comitato di redazione del Piccolo “comunica ai lettori, alle istituzioni, alle rappresentanze economiche e politiche della città l’interruzione delle relazioni sindacali con la direzione e conseguentemente con l’editore”.
Il Cdr, infatti, “non può non prendere atto di come, soprattutto negli ultimi giorni, il direttore e il suo vice abbiano esercitato pressioni sulla redazione al fine di accompagnare l’uscita del giornale a una serie di speciali forzando così lo stato di agitazione proclamato dall’assemblea a inizio luglio”.
Inoltre, “direttore e vice hanno deciso di accelerare lo sviluppo del piano web senza attendere che ci fosse un chiarimento del cdr con l’azienda dopo la violazione unilaterale del contratto di secondo livello a partire dall’1 luglio da parte dell’editore stesso. Né ci sono state comunicazioni al cdr sul piano dell’organizzazione del lavoro come previsto dall’art. 35 del Cnlg”.
Il Cdr aggiunge che “l’azienda, peraltro, nonostante i numerosi solleciti inviati dal cdr nel corso del mese non ha ritenuto che la questione oggetto di confronto fosse di estrema urgenza (avendo alla fine fissato un incontro appena per la prossima settimana)”.
“La crisi economica – spiega il comitato di redazione del Piccolo – crea difficoltà a tutti ma siamo sgomenti di come un gruppo della tradizione e della cultura dell’Espresso sembri tentato da un atteggiamento in stile-Marchionne per non dire medioevale”.
Il Cdr, tuttavia, non ritiene di utilizzare per ora l’arma dello sciopero (l’assemblea gli ha affidato 10 giorni, di cui sin qui ne è stato utilizzato uno) per non ledere in un momento così delicato gli interessi dei lettori, degli inserzionisti, dei lavoratori-imprenditori dell’indotto, dei collaboratori e degli stessi giornalisti. Perché lo sviluppo, la qualità, l’esistenza di un giornale di 130 anni sembra che di questi tempi interessi soprattutto (o forse solo) ai giornalisti di questa testata”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *