

Dario Fidora
Dario Fidora
PALERMO – I temi dell’equo compenso e della precarizzazione del lavoro giornalistico sono un elemento ineludibile nel dibattito all’interno della categoria. Non solo per la sempre più disastrosa situazione occupazionale ma per il futuro prossimo della professione, che attraversando un difficile processo di radicale e continua trasformazione della sua stessa identità tra breve vedrà riformato il proprio ordinamento.
La Carta di Firenze sulla precarietà nel lavoro giornalistico ha fotografato una situazione di assoluto degrado nel sistema dell’informazione, dove i freelance e collaboratori precari pur essendo indispensabili, vengono generalmente pagati una, due, tre monete ad articolo.
L’Ordine ha stigmatizzato la situazione di condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sfruttati, ribadendo che la tutela della loro autonomia è una garanzia della libertà di informazione, diritto di ogni cittadino.
La soluzione del problema degli editori che sfruttano è, però, gravemente complicata da chi comunque accetta di essere sfruttato per i più vari motivi, chi non vive di questo lavoro o lo farebbe anche gratis pur di poter pubblicare.
Infine c’è, perfino, chi accusa cdr e sindacato di sacrificare gli interessi dei collaboratori, senza i quali i giornali non potrebbero uscire in edicola, consentendo in ogni trattativa il persistere delle loro condizioni di sfruttamento.
Una risposta sindacale molto forte e significativa arriva da Assostampa Sicilia, il cui Consiglio regionale ha firmato e approvato ieri, con il voto unanime dei 29 presenti, un esposto rivolto all’Ordine dei giornalisti per l’immediata attuazione della Carta di Firenze. Esposto che è stato presentato oggi all’Odg di Sicilia.
In cosa consiste in pratica la sua applicazione? Salvo alcune rarissime eccezioni, i collaboratori precari vengono pagati con trattamenti economici irrisori di dominio pubblico, noti quindi anche all’interno delle redazioni.
Dal primo gennaio 2012 ogni direttore responsabile o chi ne svolge in tutto o in parte le funzioni e in generale “gli iscritti all’Ordine che rivestano a qualunque titolo ruoli di coordinamento del lavoro giornalistico sono tenuti a non impiegare quei colleghi le cui condizioni lavorative prevedano compensi inadeguati”.
In altre parole, ciascun redattore deve rifiutarsi di assegnare qualsiasi compito di lavoro a colleghi pagati iniquamente una o più monete a servizio. D’altra parte “gli iscritti all’Ordine sono tenuti a non accettare corrispettivi inadeguati o indecorosi per il lavoro giornalistico prestato”.
In attesa, quindi, di normative sull’equità retributiva ancora in discussione al Parlamento, il cui testo comunque rischia di essere molto al di sotto delle aspettative di tutela di cui hanno disperato bisogno i giornalisti freelance e collaboratori precari, l’Ordine dispone già da quasi 10 mesi di uno strumento per rendere impossibile lo sfruttamento dei giornalisti, potendo sanzionare sia chi assegna sia chi accetta gli attuali compensi inadeguati o indecorosi.
Abbiamo un organismo malato, abbiamo medico e medicina. Esitare perché il rimedio ha un sapore che non piace può solo aggravare la situazione. L’esposto La Carta di Firenze