
Giovanni Rossi
ROMA – “Gli orientamenti che sembrano prevalere nella Commissione parlamentare che sta discutendo un progetto di legge che, qualora fosse approvato, ripristinerebbe la possibilità di operare ricongiunzioni previdenziali non onerose e di salvaguardare i migliori meccanismi di calcolo per coloro che hanno periodi contributivi versati in diverse gestioni, costituiscono un fatto molto positivo”. Lo afferma il segretario generale aggiunto della Fnsi, Giovanni Rossi, evidenziando che “in generale per i lavoratori italiani, ma può esserlo, nello specifico, anche per quei giornalisti addetti stampa pubblici di maggiore anzianità contributiva i quali rischiano un danno pensionistico dalla rottura della continuità contributiva imposta dal 2001 con il passaggio obbligatorio dall’Inpdap all’Inpgi (fatto, peraltro, positivo ai fini del riconoscimento del ruolo pienamente giornalistico dei colleghi e, più in generale, per gli addetti stampa più giovani)”.
La Fnsi chiede al Governo di superare le proprie riserve al riguardo e ringrazia i parlamentari di tutti gli schieramenti che si sono impegnati, con specifiche proposte di legge ora confluite nel testo unificato, ad affrontare queste problematiche che investono la dignità del lavoro, auspicando una rapida approvazione di norme di giustizia”.
Nel corso di una riunione congiunta, la Commissione Uffici stampa della Fnsi ed il Gruppo Uffici stampa del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti hanno approvato un ordine del giorno nel quale, “tramite le rispettive strutture di rappresentanza dei giornalisti occupati negli Uffici stampa, segnalano la particolare situazione in cui si sono venuti a trovare i colleghi, di più elevata età anagrafica, che lavorano negli uffici stampa della pubblica amministrazione.
In base a specifiche leggi, questi colleghi si trovano nella paradossale situazione di vedersi chiedere cifre elevatissime, insostenibili, al momento di dover ricongiungere i molti anni sotto il regime Inpdap con gli assai meno numerosi anni sotto il regime Inpgi.
Oltretutto, risulta oggi impossibile la ricongiunzione non onerosa che fino all’entrata della legge 122/2010, era consentita attraverso Inps.
Per questi colleghi, numericamente molto pochi, alcune conseguenze della legge 150/2000 – così tanto attesa e rivendicata anche come tentativo di rendere più trasparenti le istituzioni pubbliche e più efficaci nel loro dovere di informare i cittadini in modo corretto – si sono trasformate in una forte e ingiusta penalizzazione”.
Al termine dell’incontro, la Commissione Uffici Stampa della Fnsi ed il Gruppo Uffici Stampa dell’Odg hanno sottolineato, nei confronti dei vertici di categoria, “la necessità di un incarico tecnico che consenta la concreta definizione di una piattaforma utile per i successivi interventi nei confronti di Inpgi e dei livelli istituzionali”.
Hanno, inoltre, rivolto “un appello a tutti i soggetti istituzionali interessati – in primo luogo al Parlamento, oggi impegnato nel confronto su norme che potrebbero essere d’aiuto – affinché si trovino le soluzioni tecniche per garantire a questi colleghi un regime pensionistico coerente con il «patto» siglato all’entrata in vigore delle norme che, a suo tempo, li obbligarono a modificare il regime contributivo con la promessa che non sarebbero stati, in alcun caso, puniti.
Uno specifico appello è rivolto all’Inpgi, anche considerando il non lieve apporto alla sua Cassa derivante dalla regolarizzazione previdenziale di questi colleghi”.