
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con Cesare Romiti, Volha Plashko (autrice del ventaglio) e il presidente dell'Associazione Stampa Parlamentare, Alessandra Sardoni, in occasione del consueto incontro estivo
ROMA – “Non mi propongo di trarre oggi qui alcun bilancio. Fino alla scadenza del mio mandato – che, lo ribadisco, avrà comunque termine entro il maggio 2013 – io ho da concentrarmi, e mi concentrerò, sullo svolgimento dei miei compiti e doveri, senza indulgere a riflessioni retrospettive perlomeno precoci. E quel che mi aspetta è ancora sufficientemente impegnativo e complesso”.
Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio, oggi, al Quirinale.
“Assumendo come più modesto e ravvicinato punto di riferimento il nostro incontro del luglio 2011, è ancora ben presente a noi tutti il momento in cui – a conclusione di un processo di crescente logoramento della maggioranza parlamentare e dell’attività di governo – si impose una crisi conclusasi col passaggio dal governo Berlusconi al governo Monti: e io la ringrazio – ha aggiunto il Capo dello Stato alla presidente dell’Associazione Stampa Parlamentare, Alessandra Sardoni – per aver sottolineato come nel pilotarla fui «attento» – sono sue parole – «ad evitare strappi e forzature e a mantenere in equilibrio poteri e vincoli della Carta costituzionale».
A conferma di ciò, posso osservare, sta la convergenza in atto da otto mesi a sostegno del governo Monti – con molteplici voti di fiducia – da parte di forze politiche, in precedenza tra loro contrapposte, che rappresentano una larga maggioranza in entrambe le Camere. E penso che, sia in Italia sia negli ambienti europei e internazionali, si dovrebbe assai più cogliere il valore di questa manifestazione di senso di responsabilità che è venuta e continua a venire da un decisivo arco di partiti e di gruppi parlamentari.
Lo dico perché in essa vedo – senza nulla togliere alla legittimità delle scelte e del ruolo di quanti si sono invece schierati all’opposizione – il riflesso di una presa di coscienza collettiva maturata ed espressasi nelle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia.
Presa di coscienza della necessità di riconoscerci in una comune visione dell’interesse generale del paese e in un eccezionale sforzo di coesione nazionale: questo essendo ciò che ci serve, ciò che è prezioso e vitale per reggere alle prove della crisi, per aspetti fondamentali, della costruzione europea, e di una crisi finanziaria, economica, sociale, grave come non mai da più di mezzo secolo, che ha colpito l’Italia e ne minaccia il futuro. E certo non ignoro, cari amici, come essa gravi anche sulla stampa”.
Richiamando ancora una espressione della presidente Sardoni, il Capo dello Stato ha sostenuto: “L’anno che verrà”, “sarà cruciale”, ha ragione nel dirlo: e lo saranno già i prossimi mesi. Ma io non posso fare previsioni; le scelte resteranno nelle mani del Parlamento e del governo.
Posso solo esprimere fiducia, e lo faccio in modo meditato e serio, che quando verrà il momento di confrontarsi in campagna elettorale e poi di dare al paese il governo politico che i risultati renderanno sostenibile e le esigenze del paese suggeriranno, si confermi quel senso dell’interesse generale e della coesione nazionale che si è affermato dallo scorso novembre ad oggi.
Altre questioni mi sembrano meno stringenti e forse meno difficili a sciogliersi: la valorizzazione, a fini di governo, di figure indipendenti dotate di peculiari esperienze e competenze, un bipolarismo – o meglio, direi, una dialettica politica e una democrazia dell’alternanza – da non sacrificare”.
Per il Capo dello Stato, “il primo «nodo irrisolto», tra quelli qui citati, da superare rapidamente è comunque quello di una nuova legge elettorale che scongiuri il ripetersi di guasti largamente riconosciuti e che risponda ad aspirazioni legittime avvertite dai cittadini”.
“Infine, per quel che più direttamente mi riguarda – ha sottolineato il presidente Napolitano – confesso di non capire che cosa sarebbe il «presidenzialismo di fatto» affermatosi in questi anni.
Da presidente che per storia e cultura è intimamente legato alla Costituzione repubblicana, non sono fuoriuscito neppure di un millimetro dal ruolo e dai poteri disegnati in quella Carta. Li ho esercitati con la determinazione e con la capacità di iniziativa dettatemi da ricorrenti tensioni politico-istituzionali e suggeritemi dall’esigenza di offrire punti di riferimento positivi e non di parte a un’opinione pubblica spesso scossa e inquieta.
Che sia più o meno riuscito in questo esercizio di responsabilità, lo diranno coloro che vorranno compiere domani analisi più distaccate, ma certo nessuna volontà di protagonismo personale, e tanto meno a scapito degli equilibri posti in Costituzione, mi ha mai sfiorato.
La stessa linea di condotta ho seguito da presidente della Repubblica e del Csm sui temi, anche stamattina evocati, del rapporto tra politica e giustizia e dello stato dell’amministrazione della giustizia. Ho sempre riaffermato, com’era mio convincimento e preciso dovere, i fondamentali valori dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, senza peraltro indulgere a posizioni bonarie o acritiche, e ponendo nel modo più obiettivo problemi di rigore sul piano dell’efficienza professionale e dei comportamenti.
Ne ho parlato, nelle sedi opportune, molte volte anche nel corso dell’ultimo anno, e non occorre che ora mi ripeta.
Quanto alla “lotta contro la mafia e il crimine organizzato, sulla ricerca della verità e della giustizia senza nulla occultare e proteggere, conta – ha detto il presidente Napolitano – comunque quello che è stato per me l’impegno di una vita. E su Paolo Borsellino e Giovanni Falcone – come sulle indagini da condurre fino in fondo per far luce sulle stragi di cui essi furono criminale bersaglio – conta quello che ho detto a Palermo già il 23 maggio e ancora ieri, rinnovando il mio abbraccio commosso alla Signora Agnese e ai suoi figli, come alla Signora Maria che opera esemplarmente per trasmettere la memoria e l’impegno di Giovanni e insieme di Paolo”.
“La decisione che nei giorni scorsi ho preso, di sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, è stata dettata – ha sottolineato il Capo dello Stato – fuori di qualsiasi logica di scontro – dal dovere di promuovere un chiaro pronunciamento, nella sola sede idonea, su questioni delicate di equilibri e prerogative costituzionali, ponendo così anche termine a una qualche campagna di insinuazioni e sospetti senza fondamento e al trascinarsi di polemiche senza sbocco sui mezzi di informazione.
Non ho nulla da nascondere, ma un principio da difendere, di elementare garanzia della riservatezza e della libertà nell’esercizio delle funzioni di Capo dello Stato. Mi spiace che da parte di qualcuno non si intenda la portata di questa questione.
Può darsi che la mia scelta non risulti comoda per l’applauso e mi esponga a speculazioni miserrime. Ma non è stato semplice neppure richiamare senza infingimenti, come da tempo faccio, l’aggravarsi dei problemi del paese e l’urgere dei cambiamenti e dei sacrifici da compiere. E tuttavia continuerò a non cedere ad alcuna tentazione di discorsi facili e di confortevoli opportunismi. Parlare un linguaggio di verità e di responsabilità è parte dei doveri del Presidente”.
Napolitano ha auspicato che la legge sull’equo compenso dei giornalisti sia varata in tempi brevi: “So che c’è stato un ampio consenso tra le forze politiche, qualche volta accade, e auspico che si proceda a un esame molto rapido del provvedimento. Lo farò presente al presidente del Senato”.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, presente con una delegazione guidata dal segretario generale, Franco Siddi, sottolinea che “il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha, linearmente, riconfermato oggi la dedizione al dovere nazionale a presidio di tutte le istituzioni repubblicane, sottolineando autonomie, necessità di coesione e di consapevolezza della vita del Paese”.
“Il Presidente della Repubblica – sottolinea la Federazione della Stampa – ha, poi, espresso una particolare considerazione sul lavoro dei giornalisti autonomi e precari auspicando un rapido esame da parte del Senato sulla proposta di legge per l’equo compenso”.
La Fnsi è “grata e apprezza questo pronunciamento che è di grande significato per il mondo dell’informazione e per il lavoro professionale, che ha bisogno del giusto riconoscimento economico quanto delle indispensabili condizioni di libertà e di autonomia del giornalismo, temi centrali per gli equilibri del sistema”.
Nell’occasione il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, ha presentato il programma di trasmissione in streaming attivato sul sito della Presidenza della Repubblica.