L’esame in aula riprende domani mattina in attesa dei pareri della commissione sugli emendamenti

Senato: conclusa la discussione sul decreto editoria

Il Senato della Repubblica

ROMA – Conclusa la discussione generale sul decreto editoria, l’Aula del Senato ha chiuso i lavori riaggiornandosi a domani, mercoledì 27 giugno, alle 9.30, in attesa dei pareri della commissione Bilancio sugli emendamenti al provvedimento.
Lo ha annunciato la presidente di turno, Rosi Mauro, intervenendo in Aula.
Mauro ha, quindi, precisato che le votazioni sul decreto editoria proseguiranno se necessario anche oltre il termine previsto delle 13.
Nel pomeriggio di domani l’assemblea proseguirà, comunque, con l’esame del ddl sulle riforme costituzionali.
Il decreto, in prima lettura al Senato, scade il 20 luglio.

Il passaggio in commissione Affari costituzionali ha portato alcune novità rispetto all’impianto della norma così come varata dal Consiglio dei ministri, che aveva come principale obiettivo la rideterminazione dei requisiti di accesso ai contributi, in modo da renderli maggiormente selettivi.
Il principale criterio scelto a tal fine è la correlazione tra contributi e vendite effettive delle testate, con un determinante salto di qualità rispetto al requisito della legislazione precedente, ed ai livelli di occupazione professionale.
Così il testo esaminato a Palazzo Madama fissa per le testate nazionali in 25%, così come proposto da un emendamento del vicepresidente della Commissione Cultura del Senato, Vincenzo Vita (Pd), il rapporto tra copie vendute e distribuite (nelle edicole, escluso lo strillonaggio o le vendite in blocco), correggendo sia il 30% fissato nel testo del decreto che sforbiciava la quasi totalità degli aventi diritto, sia, in maniera significativa, l’attuale 15%, che al contrario rappresentava un filtro troppo esiguo. E’ del 35% il rapporto fissato per le testate locali.
La definizione di testata nazionale è stata modificata da un emendamento della Lega Nord, che ha indicato quale testate nazionali quelle distribuite in almeno 3 regioni (precedentemente era 5 il numero delle regioni di copertura richiesta), con una percentuale di distribuzione in ciascuna di esse non inferiore al 5% della propria distribuzione totale.
Per accedere ai contributi le cooperative editrici, oltre a garantire il fatto di essere composte esclusivamente da giornalisti, poligrafici, grafici editoriali, con prevalenza di giornalisti, e che abbiano la maggioranza dei soci dipendente della cooperativa con contratto a tempo indeterminato, così come previsto dal decreto varato dal Cdm, “devono, comunque, essere in possesso del requisito della mutualità prevalente per l’esercizio di riferimento dei contributi”, così come stabilito in un emendamento della Lega Nord, approvato con il parere favorevole del governo.
Per il resto il requisito occupazionale prevede che le società editrici di testate quotidiane abbiano almeno 5 dipendenti con contratto a tempo indeterminato per l’intero esercizio di riferimento, mentre per le testate periodiche tali dipendenti scendono a 3.
Novità anche per quanto concerne l’editoria digitale, che viene “delegificata” (con una semplificazione delle norme giuridico-formali) per quanto concerne i periodici web e i blog o siti di piccole dimensioni.
Un emendamento a prima firma del senatore Pd, Vincenzo Vita, stabilisce che “le testate periodiche realizzate unicamente su supporto informatico e diffuse unicamente per via telematica, ovvero on line, i cui editori non abbiano fatto domanda di provvidenze, contributi o agevolazioni pubbliche e che conseguano ricavi annui da attività editoriale non superiori a 100 mila euro non sono soggetti agli obblighi” di legge previste per la stampa del mondo analogico.
Lo stesso emendamento precisa che per ricavi annui da attività editoriale si intendono i ricavi “derivanti da abbonamenti e vendita in qualsiasi forma, ivi compresa l’offerta di singoli contenuti a pagamento, da pubblicità e sponsorizzazioni, da contratti e convenzioni con soggetti pubblici e privati”.
Per il resto, l’art.3 del decreto editoria intende favorire il passaggio sul digitale delle testate fruitrici dei contributi, garantendo gli stessi nel caso di passaggio digitale on line anche non esclusivo (e anche a titolo non oneroso), ma garantendo almeno 240 uscite per i quotidiani, 45 per i settimanali e plurisettimanali, 18 per i quindicinali, 9 per i mensili, in formato non inferiore a quattro pagine per numero. In tal caso le testate sono esonerate dai requisiti di accesso al contributo posti per il cartaceo.
Nei primi due anni sono previste inoltre ulteriori incentivazioni relative ai costi sostenuti per le pubblicazioni esclusivamente in formato digitale.

Grazie all’approvazione di un emendamento a firma Sbarbati-D’Alia si interviene, quindi, a sostegno delle associazioni non profit.
L’emendamento approvato dalla commissione prevede che le associazioni onlus potranno avere le stesse tariffe postali agovolate così come i grandi quotidiani.
Sulla distribuzione, infine, il decreto interviene imponendo a edicole e rivenditori, a partire dal primo gennaio 2013, la tracciabilità delle vendite e delle rese dei giornali quotidiani e periodici attraverso l’utilizzo degli opportuni strumenti informatici e telematici basati sulla lettura dei codici a barre.
Per favorire l’adeguamento tecnologico degli operatori è previsto un credito di imposta per il 2012 nel limite di 10 milioni di euro, da finanziare attraverso risparmi. La disposizione mira anche alla diffusione della moneta elettronica. (Asca)

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