Antonio Ingroia commenta la sua iscrizione all’Ordine di Sicilia. Arena: “Altro che cancellare l’elenco”

“Il magistrato pubblicista potrà aiutare i giornalisti”

Riccardo Arena

Antonio Ingroia

PALERMO – Come pubblicato sabato scorso da “Giornalisti Calabria”, il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, è stato iscritto nell’Elenco Pubblicisti dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia.
Collaboratore della testata “I love Sicilia” e del quotidiano “l’Unità”, Ingroia nutre da sempre la passione per la scrittura: “Non scrivo però romanzi, come sostiene qualche uomo politico alludendo a nostre recenti indagini, ma nelle mie rubriche su «I love Sicilia» mi sono occupato di tutto, dalla gastronomia al cinema, alla politica e alla lotta alla mafia.
Riconosco l’importanza del ruolo del giornalista – ha proseguito Ingroia – nella sua opera di mediazione tra il fatto e la notizia, e delle testimonianze lasciate dai giornalisti assassinati dalla mafia.
Ritengo che il magistrato pubblicista potrà aiutare i giornalisti nell’opera di diffusione e comprensione delle notizie di rilievo. Al tempo stesso il fare parte della categoria potrà aiutare il magistrato a conoscere meglio il mestiere del giornalista e i problemi che vi sono connessi”.
Per il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, “la sua presenza nell’albo, unita a quella di molti altri personaggi pubblici, è la dimostrazione pratica dell’importanza dell’elenco dei pubblicisti, che assieme a tantissimi, validi giornalisti a tempo pieno, ospita anche figure esterne, impegnate in altre professioni o impieghi. E’ anche una risposta a chi – conclude Arena – frettolosamente e senza valutarne le conseguenze, vorrebbe cancellare sic et simpliciter questa componente dell’Ordine, se non l’Ordine intero”. (Asca)
A Ingroia la tessera di giornalista è stata consegnata, oggi, dal presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Riccardo Arena, dal vicepresidente Teresa Di Fresco, dal tesoriere Salvatore Li Castri e dai consiglieri Vittorio Corradino e Filippo Mulè, all’interno della sede ospitata in una villa confiscata alla mafia.

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