Franco Siddi ha illustrato, alla riunione del “Comitato per la libertà”, la posizione del sindacato dei giornalisti

Cda Rai: caro Bersani, la Fnsi non darà alcun nome

Pierluigi Bersani

Franco Siddi, segretario generale della Fnsi

ROMA – La Federazione Nazionale della Stampa e l’Usigrai (sindacato di base dei giornalisti Rai), espressione di quei corpi intermedi aziendali e sociali che, autonomamente, concorrono a rappresentare con funzioni distinte dalla politica parlamentare la vita democratica, non daranno indicazioni di nomi da proporre a nessun partito. Il sindacato resta, infatti, interlocutore ma anche controparte dell’azienda Rai di cui il Cda rappresenta il governo.
Questo è quanto è stato rappresentato dalla Fnsi alla riunione del “Comitato per la libertà e il diritto all’informazione, alla cultura e allo spettacolo” che si è svolta stamani a Roma.
La Giunta esecutiva della Fnsi – che si è riunita ieri a Bergamo – e l’esecutivo dell’Usigrai hanno ribadito la linea di azione primaria per: la netta discontinuità della gestione Rai, la riqualificazione del servizio pubblico, il recupero delle sue autonomie, il rispetto e la valorizzazione del pluralismo.
Strategicamente resta fondamentale l’obiettivo di una nuova “governance” che superi la Gasparri e sia garanzia contro conflitti di interessi e bavagli. In questa prospettiva il Parlamento ha, intanto, l’opportunità di avviare un processo con segni distintivi che vadano in questa direzione già con  il rinnovo del Cda del servizio pubblico.
Per la Giunta esecutiva della Fnsi e per l’Usigrai i criteri di competenza, autorevolezza professionale, culturale e morale, testimonianza di impegno civile per la libertà di espressione (articolo 21 della Costituzione), comprensione della complessità sociale e attenzione alle espressioni vitali della società, del lavoro e dei diritti civili, devono essere linee guida per la scelta dei candidati amministratori della Rai da parte del Parlamento.
L’iniziativa assunta dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani, va senz’altro nella direzione dell’apertura alla società civile e al recupero di essa nel servizio pubblico Rai. E’ auspicabile, però, che i partiti tutti sappiano valutare “curricula” e proposte dell’associazionismo culturale e civile per aprire, in questa fase di transizione, un processo di rinnovamento e discontinuità.

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