Così il presidente dell’Assostampa di Puglia, Lorusso, che ha guidato una delegazione di colleghi tra gli immigrati

Cie Bari: “Altro che accoglienza, è detenzione”

Un immigrato nel cortile del Cie di Bari

Raffaele Lorusso

BARI – Sono 119 gli immigrati, al momento, ospiti del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Bari, il secondo per grandezza in Italia dopo quello di Roma.
Un dato che è emerso nel corso della visita effettuata ieri mattina all’interno del Cie da una delegazione di giornalisti, e organizzata dall’Assostampa Puglia per l’apertura e l’accesso dei giornalisti nei centri di accoglienza per migranti, nell’ambito della settimana europea “Open access now” e del programma di mobilitazione “LasciateCientrare” promosso dalla Federazione nazionale della stampa italiana.
Nel corso della visita i giornalisti hanno potuto incontrate alcuni immigrati in uno dei cinque moduli del Cie, all’interno dei quali vi sono 28 stanze per una capienza massima di 196 persone. Discordanti le testimonianze di chi ha voluto parlare con i giornalisti.
I più hanno riferito di vivere in buone condizioni igienico sanitarie e di assistenza, mentre altri hanno detto di sapere poco sulla durata della propria permanenza all’interno della struttura. Tutti lamentano l’assenza della libertà personale.
Secondo il presidente dell’Associazione della Stampa della Puglia, Raffaele Lorusso, “nonostante i passi avanti fatti per garantire il diritto di cronaca, c’è ancora troppa burocrazia per entrare in strutture come questa che – ha detto – dovrebbero essere di accoglienza ma poi, entrandoci, si nota che sono di detenzione anche se più blanda rispetto al carcere. Intanto, siamo grati alla Prefettura per averci consentito oggi l’accesso in modo così celere”.

La maggior parte degli immigrati sono nel Cie per assenza di documenti o di permesso di soggiorno e sono inviati in Puglia (dove ci sono due centri, Bari e Foggia) anche dalla Toscana dove non c’è alcun centro di identificazione. In tal senso l’appello del consigliere comunale, Filippo Melchiorre, che sollecita tutte le istituzioni per l’apertura di nuovi centri di accoglienza, onde evitare di sovraccaricare le strutture pugliesi. (Agi)
“Oggi più che mai, nell’ambito della settimana europea ‘Open access now’ alla quale ha aderito la Federazione nazionale della stampa con la propria iniziativa ‘LasciateCientrare’, noi diciamo che bisogna continuare a entrare in queste strutture, semplicemente per fare il nostro lavoro: raccontare ai cittadini come si svolge la vita all’interno di queste strutture”, ha aggiunto il presidente dell’Assostampa di Puglia.
“Questa – ha ricordato Raffaele Lorusso – è un’iniziativa che la Federazione nazionale della stampa ha promosso già l’anno scorso quando l’ingresso in queste strutture era assolutamente bandito. Ma da gennaio di quest’anno – ha concluso – una circolare del ministero dell’Interno ha reso meno stringenti vincoli e divieti, per cui, sia pure dopo lunghe trafile burocratiche, si riesce a entrare”.
“Ci trattano peggio degli animali e, per evitare proteste, ci riempiono di tranquillanti e altre medicine che ci fanno sempre dormire”. E’ la prima cosa che alcuni detenuti nel Centro di Bari di identificazione ed espulsione (Cie), raccontano all’Ansa che oggi ha visitato la struttura con la delegazione di giornalisti che hanno aderito all’iniziativa “LasciateCientrare”, promossa dalla Fnsi e dall’Associazione della stampa di Puglia.
La prima cosa che i migranti hanno mostrato ai giornalisti è la piccola infermeria del Cie, con un solo lettino per le visite, dove dovrebbero essere curati i 196 “ospiti” del centro che al momento ne accoglie 119. Per tutto il Cie sono al lavoro solo un infermiere 24 ore su 24 e un medico che sta quattro ore al mattino e quattro il pomeriggio.
In un modulo, alcuni migranti dicono di essere “in 24 ma con un solo bagno e una sola doccia che funzionano”. Mentre nel corridoio dietro la “stanza tv”, un altro migrante è intento a pulire i bagni e ad asciugare un piccolo fiume d’acqua sporca nel corridoio: “Se non puliamo noi – dice – viviamo ancora di più nella cacca”.
I bagni sono davvero tutti arrugginiti e sporchi. Le docce molto piccole, le porte e i muri fatiscenti. Il responsabile della gestione del Cie, Umberto Carofiglio, assicura che sono stati aggiudicati, per 531.000 euro, i lavori per ristrutturare i due moduli adesso chiusi: “Noi – dice – li facciamo giocare anche a pallone e guardare le Tv straniere come ‘al Jazeera’. Cosa possiamo fare di più?”. (Ansa)

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