Così il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, in Calabria per discutere di professione e previdenza dei giornalisti

“E’ la peggiore crisi del giornalismo del Dopoguerra”

Da sinistra: Giuseppe Soluri, Andrea Camporese, Carlo Parisi e Franco Siddi

REGGIO CALABRIA – “Siamo di fronte alla peggiore crisi del giornalismo del Dopoguerra”. Parole dure, ma quantomai reali e contingenti, quelle con cui il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, ha aperto il suo intervento, stamane a Reggio Calabria, in occasione della conferenza nazionale sul tema “Giornalisti: professione e previdenza, garanzie di libertà”, promossa dal Sindacato Giornalisti della Calabria e che ha visto protagonisti, accanto al vertice dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, il segretario della Fnsi, Franco Siddi, il segretario del Sindacato regionale, Carlo Parisi, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri. Insieme, per fare il punto su una categoria, quella dei giornalisti, che, oggi più che mai, ha bisogno di tutele. E di unità d’intenti.
“La crisi in cui versa il Paese – ha sottolineato Camporese – è sotto gli occhi di tutti e anche i giornalisti, specie i più giovani, ne patiscono le conseguenze”.
Nel tracciare il bilancio degli ultimi quatto anni di attività dell’Istituto di previdenza dei giornalisti, Camporese ha analizzato la crisi, con una panoramica ad ampio raggio: “In questi ultimi 10 anni abbiamo registrato un declino costante dell’occupazione stabile dei giornalisti. Una crisi in parte compensata dall’avvento dell’emittenza privata, televisiva e radiofonica, – ha spiegato il presidente dell’Inpgi – e dalla costituzione di numerosi uffici stampa pubblici e privati. Oggi, però, questa compensazione è finita”.
Non altrettanto la crisi che “non è affatto finita, – ha detto, ancora, Camporese – anzi ci troviamo a fare i conti con un nuovo ciclo critico che investe soprattutto la carta stampata: effetto di una generale difficoltà economica che ha ridotto gli introiti pubblicitari, del proliferare dell’informazione telematica e dell’avvento del digitale. Nuove realtà che, se da un punto di vista del pluralismo dell’informazione non possono che incassare il plauso dell’intera categoria e non solo, dall’altro, moltiplicando le testate, hanno notevolmente frammentato la raccolta pubblicitaria”.
A godere di ottima salute, invece, senza se e senza ma, è l’Inpgi, “oggi l’unico istituto che, nel panorama previdenziale, ingloba le competenze dell’Inps e dell’Inail con una articolazione che non ha eguali in altre realtà”.
Non parole, ma fatti e numeri: “L’Inpgi – ha fatto notare Camporese – ha un patrimonio di 2,3 miliardi di euro, accantonati tra immobili e investimenti mobili. Un’istituto che, dopo la riforma, vedrà il proprio patrimonio crescere stabilmente nei prossimi cinquant’anni, con una piccola ‘gobbetta’ negativa, totalmente compensata dalla rendita del patrimonio”.
Non a caso, “la manovra previdenziale dell’Inpgi (che Camporese guida da 4 anni, ndr) ha ricevuto, a novembre, l’approvazione dei Ministeri vigilanti. Una svolta epocale per l’Istituto e per la sostenibilità dei conti dell’Ente, il cui patrimonio continuerà a crescere, appunto, nei prossimi 50 anni”.

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