ANCONA – La parola non può essere messa dietro le sbarre. I giornalisti marchigiani, che dopodomani, mercoledì 12 ottobre, alle ore 11, saranno in piazza Roma ad Ancona, dicono “no” alla legge bavaglio che nega la possibilità di dare notizie (pena il carcere fino a 3 anni) e nega ai cittadini di essere informati. Una legge che affossa anche il tentativo di riforma dell’ordinamento professionale dei giornalisti che prevedeva, tra l’altro, il Giurì per la lealtà dell’informazione, primo firmatario un esponente della maggioranza, Giancarlo Mazzuca.
La devastante crisi economica, i problemi del lavoro e delle famiglie, imporrebbero al mondo politico di rivolgere lì lo sguardo e l’impegno, invece pare che la vera urgenza del Paese sia fare una legge che metta il silenziatore alle notizie. Dietro il pretesto della tutela della privacy si nascondono i disegni di prevaricazione degli uomini di potere che vogliono imporre il silenzio sui fatti e misfatti della cronaca di tutti i giorni, sull’intreccio sempre più pesante tra politica e malaffare.
A ulteriore tutela della privacy, i giornalisti hanno da tempo proposto una udienza-filtro da tenere entro 5 giorni dal deposito degli atti, attraverso la quale selezionare le intercettazioni rilevanti e quindi destinate a essere rese pubbliche.
Questa idea ora è stata fatta propria dalla politica, ma nel modo peggiore: lasciando l’udienza-filtro indeterminata nei modi e soprattutto nei tempi e, ancora una volta, rimandando la regolamentazione a un successivo decreto governativo.
Anche la parte che riguarda le testate giornalistiche on-line è inaccettabile con l’obbligo della rettifica entro 48 ore senza alcuna verifica della veridicità del suo contenuto e senza possibilità di commento. E’ questa un’operazione di civiltà fasulla che porta solo danno alla nostra società.
Un ulteriore elemento per dire basta, per affermare con forza la richiesta di una informazione libera al servizio dei cittadini.
Se il Governo non cambierà strada, sarà inevitabile mobilitare la società per promuovere un referendum che cancelli questa legge che riduce fortemente la democrazia nel nostro paese. Anche le recenti intercettazioni sulle vicende Rai (dove alti dirigenti erano impegnati a favorire l’azienda concorrente e il Presidente del Consiglio suo proprietario) dimostrano l’esigenza di eliminare il conflitto di interesse che da anni sta gravando sulla tv italiana, sulle logiche di mercato e sul diritto dei cittadini a trasmissioni di qualità e sull’intera vita democratica di questo Paese.
Roberto Mencarini
Segretario del Sigim
Gianni Rossetti
Presidente dell’Ordine dei giornalisti delle Marche