Se passasse la legge sulle intercettazioni in discussione, il nostro Paese sarebbe come l’Africa

ROMA – Da quanto tempo non leggete sul giornale la notizia che una donna è stata scippata della borsetta e che, magari, cadendo si è rotta il femore? Credete che non avvengano più scippi?
No, accadono come prima e le donne continuano a cadere e a fratturarsi, solo che non se ne parla più. E non perchè, come si dice in gergo, i giornalisti hanno “alzato la soglia della notizia”, cioè non riferiscono più avvenimenti minori, ma perchè sono gli organi di polizia a non darne più notizia.

Guido Columba, presidente nazionale dell’Unci
Così si diffonde la sensazione che la sicurezza dei cittadini è migliorata. Ma cosa impedisce che siano taciute ai giornalisti anche cose più gravi, sequestri od omicidi ?!
Vedete, si parla sempre di libertà d’informazione, ma è un concetto astratto ed è difficile misurarla. Ci si accorge che non c’è quando viene meno.
Negli ultimi anni si sono rincorse le segnalazioni internazionali sul fatto che la libertà d’informazione in Italia è grave; in diminuzione, che siamo scesi al 43° posto nella classifica mondiale, o al 72° secondo altri parametri. Ma anche questi sono concetti difficili da afferrare. C’è invece un modo evidente di farlo.
Nel centro di Washington c‘è un grande Museo dedicato all’informazione. Al secondo piano su una enorme parete è rappresentato tutto il mondo a colori: il verde che indica la piena libertà di stampa contraddistingue il Nord America, l’Australia e quasi tutta l’Europa, poi c’è il rosso, che indica l’assenza di libertà, e colora tutta l’Africa, la Russia e quasi tutta l’Asia. Infine c’è il giallo, libertà di stampa compromessa. Oltre al al Sud America, all’India e qualche stato africano e asiatico, il giallo è riservato anche all’Italia. Per vederlo anche voi potete andare sul sito del museo, www.newseum.org/.
Se passasse la legge sulle intercettazioni in discussione quanti posti perderemmo nelle graduatorie internazionali, e di che colore sarebbe il nostro Paese?
Fino ad ora siamo riusciti a respingere i ripetuti tentativi di approvare una legge che impedisce che voi sappiate cosa accade, questa volta il tentativo è più subdolo perché la maggioranza evita di fare dichiarazioni muscolari e così non si crea il necessario allarme nell’opinione pubblica.
Necessario perchè, chiariamolo una volta per tutte, il diritto all’informazione non è dei giornalisti, è di voi cittadini che dovete sapere quello che accade per poter valutare e decidere i vostri comportamenti. Ai giornalisti compete il dovere di informarvi in modo corretto, completo e tempestivo.
Se passasse la legge sulle intercettazioni in discussione, il nostro Paese sarebbe come l’Africa
Libertà di stampa: l’Italia rischia il profondo rosso
No, accadono come prima e le donne continuano a cadere e a fratturarsi, solo che non se ne parla più. E non perchè, come si dice in gergo, i giornalisti hanno “alzato la soglia della notizia”, cioè non riferiscono più avvenimenti minori, ma perchè sono gli organi di polizia a non darne più notizia.
Guido Columba, presidente nazionale dell’Unci
Così si diffonde la sensazione che la sicurezza dei cittadini è migliorata. Ma cosa impedisce che siano taciute ai giornalisti anche cose più gravi, sequestri od omicidi ?!
Vedete, si parla sempre di libertà d’informazione, ma è un concetto astratto ed è difficile misurarla. Ci si accorge che non c’è quando viene meno.
Negli ultimi anni si sono rincorse le segnalazioni internazionali sul fatto che la libertà d’informazione in Italia è grave; in diminuzione, che siamo scesi al 43° posto nella classifica mondiale, o al 72° secondo altri parametri. Ma anche questi sono concetti difficili da afferrare. C’è invece un modo evidente di farlo.
Nel centro di Washington c‘è un grande Museo dedicato all’informazione. Al secondo piano su una enorme parete è rappresentato tutto il mondo a colori: il verde che indica la piena libertà di stampa contraddistingue il Nord America, l’Australia e quasi tutta l’Europa, poi c’è il rosso, che indica l’assenza di libertà, e colora tutta l’Africa, la Russia e quasi tutta l’Asia. Infine c’è il giallo, libertà di stampa compromessa. Oltre al al Sud America, all’India e qualche stato africano e asiatico, il giallo è riservato anche all’Italia. Per vederlo anche voi potete andare sul sito del museo, www.newseum.org/.
Se passasse la legge sulle intercettazioni in discussione quanti posti perderemmo nelle graduatorie internazionali, e di che colore sarebbe il nostro Paese?
Fino ad ora siamo riusciti a respingere i ripetuti tentativi di approvare una legge che impedisce che voi sappiate cosa accade, questa volta il tentativo è più subdolo perché la maggioranza evita di fare dichiarazioni muscolari e così non si crea il necessario allarme nell’opinione pubblica.
Necessario perchè, chiariamolo una volta per tutte, il diritto all’informazione non è dei giornalisti, è di voi cittadini che dovete sapere quello che accade per poter valutare e decidere i vostri comportamenti. Ai giornalisti compete il dovere di informarvi in modo corretto, completo e tempestivo.