La notizia sulle nozze in carcere di Salvatore Benviso scatena il clan. Locandine strappate ed edicolanti minacciati

Blitz della camorra nella redazione di Metropolis

TORRE ANNUNZIATA (Napoli) – Il giornale racconta che un un boss della camorra si è pentito e ora si sposa, in carcere, e qualche suo familiare fa irruzione nella redazione, chiedendo di ritirare il quotidiano dalla vendita, mentre altri fanno il giro delle edicole strappando le locandine del giornale. È successo stamattina tra Torre Annunziata e a Castellamare, nel napoletano.

Salvatore Belviso

È proprio il sito internet di Metropolis Quotidiano, testata diffusa in tutti i comuni delle province di Napoli e Salerno, a raccontare l’accaduto, parlando di un “grave atto di intimidazione”. Stamattina – si legge sul portale del giornale – l’edizione Sud riportava in prima pagina la notizia delle nozze in carcere del pentito Salvatore Belviso, del clan D’Alessandro.
Intorno alle 6.30 di stamattina alcuni familiari si sono recati presso la sede della redazione, chiedendo di ritirare il giornale dalle edicole e di bloccare la messa in onda della prima pagina dell’edizione Sud nel corso della rassegna stampa del mattino di Metropolis Tv.

 Contemporaneamente le edicole di Castellammare non esponevano la locandina del quotidiano: sin dalle prime ore del mattino il giornale non è stato venduto in tutte della città di Castellammare.
Alcune persone hanno fatto il giro delle edicole strappando le locandine e imponendo che Metropolis non venisse venduto. L’episodio è stato denunciato dal direttore responsabile Giuseppe Del Gaudio ai carabinieri di Torre Annunziata, che sul caso hanno aperto un’inchiesta.

 “E’ un episodio gravissimo – dichiara il direttore Giuseppe Del Gaudio – E’ una vera e propria intimidazione che mira a limitare la libertà di stampa. Questo gesto non fermerà il nostro lavoro di cronisti che hanno sempre raccontato i fatti del nostro territorio”.
Salvatore Belviso, cugino del capoclan Vincenzo D’Alessandro e ritenuto suo braccio destro per gli affari illeciti nel territorio di Castellammare di Stabia, era stato fermato il 10 ottobre del 2009 con l’accusa di essere uno dei presunti autori dell’omicidio di Luigi Tommasino, il consigliere comunale del Pd ucciso il 3 febbraio dello stesso anno sempre a Castellammare.

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