L’assemblea chiede chiarezza e investimenti, ma il direttore frena: “Non esistono le condizioni per continuare”

Il Riformista: 6 giorni di sciopero dei giornalisti

Emanuele Macaluso

ROMA – L’assemblea di redazione de Il Riformista manifesta la sua “allarmata preoccupazione per lo stato in cui versa il giornale, ben lontano dalla normalità”. Finora il cdr ha provato ad affrontare con l’azienda tutte le criticità incassando una sostanziale indisponibilità al confronto.
L’assemblea chiede, in particolare, “chiarezza definitiva su alcuni punti: 

1) La presentazione, da parte della direzione, di un piano editoriale compiuto e dettagliato da mettere ai voti come da prassi. Un piano editoriale in cui vengano specificati gli obiettivi, le linee di sviluppo, gli investimenti sui singoli settori e sul personale. E non solo la vocazione politica.

 2) Si chiede che al tavolo si affronti subito la questione del rafforzamento dell’organico e dei contratti a tempo determinato. Il numero dei precari rispetto alla compagine redazionale è particolarmente elevato, e molti sono in scadenza. I colleghi si sono fatti carico di sopperire, in questi mesi, alle difficoltà oggettive determinate dalle fuoriuscita di molti giornalisti. È necessario dare quelle risposte, più volte sollecitate, sulla loro situazione, prima di pensare a innesti esterni. 

3) Una operazione trasparenza sulla cooperativa che edita il giornale. Il che significa che vengano chiariti compiti, ruoli, funzioni e organigramma societario. Si sottolinea come, dal momento in cui è stato chiesto a tre giornalisti l’ingresso nella cooperativa, a loro non sono stati chiariti né in via formale né informale i passaggi successivi, e il loro ruolo nella cooperativa medesima che edita il giornale. 

4) Un progetto sul sito internet. Non è chiaro chi e come sta gestendo attualmente il sito internet nonostante le reiterate richieste della redazione a riguardo”.
Al comitato di redazione l’assemblea dei redattori ha fornito una piattaforma di confronto, sin dal mese di agosto, cui la compagine editoriale non ha dato risposte, se non vaghe informazioni. Per questo, “stavolta, l’assemblea proclama lo stato di agitazione e affida al cdr di verificare ulteriormente se ci sono nell’immediato delle risposte o meno, e consegna un pacchetto di sei giorni di sciopero, da proclamare se l’azienda continuerà a rifiutare un tavolo dove presentare un progetto complessivo, e il più possibile condiviso”.
Nel replicare all’assemblea di redazione, per Emanuele Macaluso “è chiaro che, in questi cinque mesi, non si sono realizzate le condizioni per continuare, come vorremmo, nel nostro impegno”.
Il direttore del Riformista ricorda i passaggi che lo hanno portato a dirigere il giornale e a far rilevare la testata dalla cooperativa “Le ragioni del socialismo”, perche’ “il Riformista era una testata da salvare”.
Macaluso ritiene che “il giornale non poteva indebitarsi nemmeno di un euro perché alle nostre spalle non c’era nessuno”. Per rispondere alle richieste dell’assemblea, afferma Macaluso, “dovremmo indebitarci: questo è escluso”. Per il direttore, dunque, “c’e’ una differenza di visione sulla impostazione del rapporto tra redazione e cooperativa”. Insomma, per Macaluso “mancano le condizioni per continuare nell’impresa editoriale: lo diciamo ai lettori che ci hanno seguito con interesse e a quanti ritengono che nel panorama dell’informazione la voce del Riformista è significativa e utile a un confronto di idee”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *