LE REAZIONI. Siddi: “La Fnsi si è subito attivata”. Del Boca (Odg): “Il giornalismo, mestiere pericoloso”

Libia: rapiti quattro giornalisti italiani

TRIPOLI (Libia) – Una conferma sconvolgente, che vanifica, almeno in parte, la gioia per la liberazione dei reporters stranieri imprigionati da giorni dentro l’Hotel Rixos, a Tripoli: la Farnesina ha appena comunicato che sono stati rapiti in Libia 4 giornalisti italiani.
Si tratta di due inviati del “Corriere della Sera”: Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina; uno di “Avvenire”: Claudio Monici; e uno de “La Stampa”: Domenico Quirico. A rendere noti i nomi, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, Bruno Tucci.
I quattro inviati italiani stavano viaggiando in macchina da Zawiah a Tripoli, quando un gruppo di lealisti li ha fermati e portati, pare, in un appartamento. Mentre hanno ucciso l’autista, di nazionalità libica. I particolari appresi grazie a una telefonata di Monici alla redazione di “Avvenire”: il giornalista ha tranquillizzato i colleghi, dicendo che tutti e quattro, al momento, “sono trattati bene, stanno bene, ma la situazione è tesa e nella città sono ancora in corso combattimenti”.
Mentre sono stati feriti, ma non sono in pericolo di vita, due giornalisti francesi: Bruno Girodon, cameraman di France 2, e Alvaro Canovas, fotografo di Paris Match, colpiti da proiettili all’ingresso dei ribelli nel complesso di Bab al-Aziziya, rifugio del Raìs.
“Grande preoccupazione per la sorte dei quattro giornalisti rapiti, ma anche molta fiducia” è il sentimento espresso da Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, che si è subito attivato, contattando la sezione araba della Federazione internazionale della stampa. A sua volta, “il presidente della stampa araba – assicura Siddi – si sta attivando per i migliori contatti possibili”.
Il segretario generale della Fnsi ha, inoltre, manifestato la “piena e legittima speranza che si tratti di un gesto dimostrativo, compiuto dai lealisti”. Nel testimoniare, infine, la “costante vicinanza e il sostegno della Fnsi alle famiglie dei colleghi”, Siddi pone l’accento su un dato essenziale: “Quei cronisti non sono lì per rappresentare un Governo o delle fazioni, ma solo per raccontare i fatti”.
Parole accorate anche quelle di Lorenzo Del Boca, presidente emerito dell’Ordine dei Giornalisti: “Questo episodio drammatico è la dimostrazione di quanto sia pericoloso il mestiere del giornalista. Il mondo, purtroppo, non se ne rende conto, – fa notare Del Boca – ad iniziare dagli editori. Ci accorgiamo, infatti, dell’importanza e del valore del lavoro del cronista soltanto quando, per far bene il proprio mestiere, questi arriva a mettere a repentaglio la vita. Dovrebbero ricordarsene tutti, editori e lettori, nella quotidianità, laddove, invece, la professionalità di chi fa informazione sembra valga una manciata di euro”. E “se è vero che la professione del giornalista – è l’amaro commento di Del Boca – rappresenta, in Paese libero, la cartina di tornasole della democrazia, la situazione è ancor più triste”.

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