Negli ultimo 20 anni decine di nostri reporter rapiti, uccisi, vittime di soprusi nelle zone più calde del mondo

I giornalisti italiani rapiti “stanno tutti bene”

Giuseppe Sarcina

Elisabetta Rosaspina

Claudio Monici

Domenico Quirico

ROMA – Due dei quattro reporter italiani rapiti in Libia dai lealisti di Gheddafi hanno chiamato casa: lo scrive il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, in un suo tweet.
Si tratta di Claudio Monici di Avvenire e Domenico Quirico de La Stampa. “Quirico e Monici hanno chiamato casa. Segno positivo, si rafforza la speranza di una liberazione”.
I due hanno confermato che anche i due giornalisti del Corriere della Sera, Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, stanno bene.
Elisabetta Rosaspina, 53 anni, milanese, ha da poco concluso il suo periodo di corrispondente a Madrid ed è tornata nella redazione di via Solferino con la carica di inviato, che ha già coperto seguendo, tra gli altri avvenimenti, la guerra in Libano, il conflitto palestinese e la strage di Beslan in Russia.
Giuseppe Sarcina, 49 anni, anche lui milanese, si è occupato principalmente di economia ed è stato anche responsabile dell’inserto Corriere Economia. Ha coperto per molti anni la sede di Bruxelles, e da quest’anno ha iniziato a lavorare come inviato seguendo tutta la rivolta tunisina.
Claudio Monici, 53 anni, inviato di Avvenire, ha seguito per il quotidiano della Cei moltissimi avvenimenti internazionali, soprattutto in zone di guerra e nel Terzo mondo. Era partito lunedì per raggiungere via Tunisi la città di Zawiya. In questi mesi aveva già seguito la crisi libica lavorando sul confine tunisino.
Domenico Quirico: Nato ad Asti, nel 1951, è firma autorevole de La Stampa di Torino: prima caposervizio agli esteri, poi inviato, tra le sue aree di interesse ci sono Africa, Russia e Asia Centrale. E’ stato corrispondente a Parigi. A lui “La Stampa” ha assegnato il premio Igor Man, per i reportage da inviato sul barcone degli immigrati partito dalla Tunisia ed arrivato a Lampedusa.
In prima linea nei teatri di guerra dichiarata e di pace apparente, testimoni di genocidi negati, di traffici d’armi contrabbandati come aiuti umanitari. Sono decine i reporter italiani rapiti, uccisi, vittime di soprusi nelle zone più calde del mondo negli ultimi vent’anni. Ecco i casi più recenti:
5 MARZO 2007: Daniele Mastrogiacomo, inviato de “la Repubblica” in Afghanistan è catturato dai talebani tra le province di Kandahar e Helmand. Con lui sono rapiti l’autista e l’interprete. Il 10 un portavoce dei talebani che fa capo al mullah Dadullah pone come condizione per il rilascio di Mastrogiacomo il ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Si apre una delicata fase delle trattative con la mediazione di Emergency. Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, hanno colloqui telefonici con il presidente afghano Hamid Karzai. Il 16 arriva la notizia dell’uccisione dell’autista, Said Agha. Il 19 marzo Mastrogiacomo viene liberato. L’8 aprile i talebani uccidono, decapitandolo, l’interprete Adjmal Nashkbandi che avevano trattenuto.
4 FEBBRAIO 2005: in Iraq viene rapita la giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, che si trova a Baghdad per realizzare una serie di reportage. Dopo un mese viene liberata dai servizi segreti italiani al termine di una lunga trattativa. Durante la liberazione viene ucciso Nicola Calipari, uno degli agenti dei servizi di sicurezza che la sta portando in salvo.
21 AGOSTO 2004: Enzo Baldoni, in Iraq come giornalista freelance, viene rapito a Najaf dall’Esercito islamico. Quattro giorni dopo la tv Al Jazira trasmette un video con le immagini del cronista in cui l’Esercito islamico dà all’Italia un ultimatum di 48 ore per lasciare l’Iraq. Il 26 agosto Baldoni viene ucciso dai rapitori e l’immagine del suo volto ormai privo di vita viene pubblicata su un sito riconducibile all’Esercito Islamico. Il corpo del giornalista non viene inizialmente consegnato alle autorità italiane ma i resti sono stati individuati dopo lunghe e complesse ricerche 6 anni dopo.
19 NOVEMBRE 2001: Maria Grazia Cutuli, inviata del Corriere della Sera, viene uccisa in Afghanistan, sulla strada che collega Jalabad a Kabul, insieme a tre colleghi stranieri (l’australiano Harry Burton, l’afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti della Reuters, e lo spagnolo Julio Fuentes del Mundo). L’auto sulla quale viaggiavano era stato bloccato da un gruppo di uomini armati, che prima avevano fatto scendere i giornalisti dalla loro auto che poi li ammazzarono a raffiche di kalashnikov.
20 MARZO 1994: a Mogadiscio, viene assassinata la giornalista del Tg3, Ilaria Alpi. Si trovava in Somalia per seguire la guerra tra le fazioni che stavano insanguinando il paese e indagava su un traffico d’armi e di rifiuti tossici illegali. Trovò la morte con lei anche il suo operatore, Miran Hrovatin.

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