Malcelato tentativo di “industrializzare” i servizi diffondendo una visione negativa e distorta degli ordini

Non confondiamo la “casta” con la professione

Andrea Camporese (Inpgi e Adepp) e Marina Calderone (Cup)

ROMA – “Quello cui si è ancora una volta assistito non risponde a requisiti di liberalizzazione e concorrenza del mercato, bensì a tentativi non celati di «industrializzazione» dei servizi delle Professioni intellettuali, che affrontano quotidianamente la concorrenza previa verifica, richiesta nel pubblico interesse, delle proprie competenze ed accettando la vigilanza sul corretto svolgimento della propria attività”.
Nel comunicato congiunto stilato per  manifestare “sconcerto e profondo disappunto per le dichiarazioni della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sul tema delle “liberalizzazioni”, il Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (Cup) e le Professioni dell’Area Tecnica (Pat), di concerto con Adepp e Confprofessioni, con riferimento alla Manovra Finanziaria, hanno espresso “preoccupazione per la trattazione di una materia così delicata come quella riguardante l’intero sistema professionale italiano, senza la dovuta riflessione e sotto la spinta di un’emergenza alla cui soluzione in nulla può contribuire uno stravolgimento di quel sistema.
Preoccupazione aggravata dal “formarsi nell’opinione pubblica di una visione, artatamente distorta, che confonde per difesa di «casta», l’affermazione di principi fondamentali per il corretto funzionamento dell’intero sistema professionale italiano”.
Apprezzamento viene, invece, espresso “per l’intervenuta consapevolezza del mondo politico-istituzionale, della necessità di evitare – nell’interesse generale – decisioni inutilmente affrettate e pericolosamente dirompenti per il difficile equilibrio complessivo del sistema Paese; per l’atteggiamento del Ministro di Giustizia, degli altri Ministri vigilanti e di tutta quella parte dello schieramento parlamentare che ha sostenuto in maniera convinta e determinata il non inserimento nella manovra finanziaria di una norma genericamente ed inopinatamente «liberalizzatrice» delle professioni intellettuali, che non teneva conto dei risultati e delle riflessioni emerse dall’ormai quasi ventennale dibattito nel Parlamento e nel Paese e che negli ultimi 10 anni i professionisti sono passati da 1.300.000 a più di 2.000.000; per una norma che finalmente esplicita il diretto riferimento alla Costituzione Repubblicana, che all’art. 33, comma 5, dispone la necessità dell’esame di Stato per l’esercizio delle professioni intellettuali poi regolamentate in Ordini e Collegi”.
Cup, Pat, Adepp e Confprofessioni confermano, invece, “la volontà unanime di tutto il mondo professionale italiano di pervenire, nel più breve tempo possibile, ad un razionale ammodernamento degli ordinamenti di tutte le professioni, adeguandoli a principi generali validi per tutti e rispondenti alle riconosciute mutate esigenze della società”.
Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali, Professioni dell’Area Tecnica, Adepp e Confprofessioni richiamano, quindi, “la proposta, rispettosa dell’art. 33, comma 5, della Costituzione, presentata ufficialmente dagli ordini professionali e, ispirata tra gli altri, ai seguenti principi: funzione pubblicistica degli ordini; formazione professionale continua obbligatoria; norme deontologiche rigorose e un sistema disciplinare più evoluto, celere e terzo; costi ed onorari correlati all’entità ed alla qualità della prestazione; garanzie patrimoniali relative alla responsabilità civile nei confronti dei terzi interessati; pubblicità e trasparenza; misure di promozione e sostegno dei giovani professionisti; forme organizzative ad hoc per favorire l’aggregazione, nelle vesti di Società di Lavoro Professionale e non di società tipiche dell’attività d’impresa”.

Un commento:

  1. Caro Direttore, le riflessioni di Andrea Camporese sono giuste e fondamentali, esse vanno nella direzione indicata nel documento a difesa del nostro Ordine, da te pubblicato ieri.
    La questione è complessa e delicata poichè investe anche la sopravvivenza delle Casse Previdenziali di tutti i professionisti. Il progetto posto in essere con la nuova legge finanziaria, di fatto, mira ad appropriarsi degli istituti previdenziali, a farne le spese saranno soprattutto i giornalisti contrattualizzati, cioè coloro i quali fino ad oggi, hanno versato i loro contributi alla cassa, E ciò vale sia per i professionisti che per i pubblicisti. Gli organismi che rappresentano le libere professioni ,hanno assunto una posizione ferma, responsabile e concreta. Ribadendo l’essenziale ruolo che gli Ordini svolgono nel nostro nel nostro Paese, ora si deve passare ad una incisiva azione, che mi auguro veda protagoniste tutte le varie articolazioni della nostra categoria.
    Mimmo Falco (Giunta Esecutiva Fnsi – Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania)

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