Il Cda approva la riforma all’unanimità: donne in pensione a 65 anni, aumento delle aliquote e sgravi

Giornalisti: Inpgi al sicuro per i prossimi 50 anni

Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi

ROMA – Approvata all’unanimità dal Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi, riunitosi oggi a Roma, la riforma previdenziale che assicura solidità ai conti e mette “in sicurezza” l’istituto per i prossimi 50 anni.  L’aumento contributivo a carico delle aziende sarà di tre punti percentuali nell’arco di cinque anni, tra il 2012 e il 2016.
L’età pensionabile delle donne sarà aumentata progressivamente a 65 anni nell’arco di dieci anni, tra il 2012 e il 2021. Gli sgravi contributivi, solo per le nuove assunzioni a tempo indeterminato, saranno del 60% per tre anni, con una riduzione del 12% del costo del lavoro.
Come anticipato mercoledì scorso da Giornalisti Calabria, si tratta di una riforma che incide positivamente sul bilancio attuariale: “La profonda «gobba» previdenziale, che era prevista tra il 2020 e il 2040, tende di fatto quasi a scomparire, il patrimonio dell’Istituto sarà sempre crescente e nei prossimi 50 anni non intaccheremo le riserve accantonate”, annuncia, infatti, soddisfatto il presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese.
Tutte le delibere saranno operative dopo l’approvazione dei ministeri vigilanti, che si prevede possa arrivare nel prossimo autunno. “Oggi è un giorno importante per l’Inpgi e per la categoria dei giornalisti”, dichiara Camporese. “Sul piano politico-previdenziale, si tratta di una riforma inevitabile. Se avessimo scelto qualsiasi altro strumento gli iscritti all’Istituto sarebbero stati ben più penalizzati, invece l’Inpgi riuscirà a mantenere prestazioni di gran lunga superiori all’Inps.
A questo risultato si è arrivati dopo un lungo processo decisionale, coinvolgendo il  Consiglio d’amministrazione e le Parti sociali, di cui l’Inpgi è stato protagonista. E si tratta di un risultato straordinario che va oltre ogni più rosea aspettativa. Va ringraziata anche la Fieg, che ha fatto la sua parte con grande responsabilità, e la Fnsi, con cui abbiamo lavorato in modo proficuo e unitario”.
Nel dettaglio, l’aliquota contributiva IVS a carico delle aziende, attualmente pari al 20,28%, salirà di un punto dal 1° gennaio 2012 arrivando al 21,28%. Un secondo punto percentuale di aumento decorrerà dal 1° gennaio 2014, quando l’aliquota salirà al 22,28%. Il terzo punto, a partire dal 1/1/2016, porterà l’aliquota al 23,28%, mentre resterà inalterata l’aliquota a carico dei dipendenti, pari all’8,69%.
A regime, comunque, le aliquote IVS saranno per l’Inpgi ancora inferiori di oltre l’1% a quelle previste per l’Inps (lo 0,53% in meno a carico delle aziende e lo 0,5% in meno a carico dei dipendenti). “Ogni punto di aumento vale oltre 14 milioni di euro di entrate nelle casse dell’Istituto – sottolinea Camporese – e in particolare il primo punto d’aumento ci ristorerà dalle perdite subite a causa dei prepensionamenti”.

E sui pensionamenti, saranno le donne a registrare l’inevitabile “novità”. Per loro, infatti, l’aumento dell’età pensionabile sarà graduale: 61 anni dal 1° luglio 2012 e fino al 2014, 62 anni dal 1° gennaio 2015, 63 anni dal 1° gennaio 2017, 64 anni dal 1° gennaio 2019 e 65 anni dal 1° gennaio 2021, quando la riforma andrà a regime.
Le giornaliste che vorranno andare in pensione, comunque, a 60 anni potranno farlo e, nel periodo transitorio fino al 2020, avranno penalizzazioni ridotte: per esempio, una penalizzazione del 2,3% nel caso in cui il pensionamento avvenga con un anno d’anticipo.
“Siamo consapevoli – ammette Camporese – che le nostre iscritte dovranno percorrere un cammino diverso, tracciato da fattori estranei alla nostra volontà, così come lo faranno le altre donne lavoratrici, ma loro non saranno sole. Le norme che abbiamo approvato sono solo tese ad attenuare l’impatto con una congiuntura economica che chiede responsabilità e sacrifici a tutti. Speriamo così di renderli più accettabili”.
Gli sgravi contributivi del 60% per tre anni saranno a favore delle aziende, non in stato di crisi, per le assunzioni a tempo indeterminato, da praticante a caposervizio: l’aliquota IVS scenderà così da oltre il 20% a poco più dell’8%. “Significa – spiega il presidente dell’Inpgi – una riduzione di 12 punti percentuali del costo del lavoro. Non è stato facile convincere gli editori a fare un ragionamento sui contratti a tempo indeterminato, nonostante alcuni tra i più grandi gruppi editoriali italiani siano pronti ad assumere. Spero che questa misura, fortemente condivisa con la Fnsi, dia la spinta giusta”.
Dagli sgravi saranno, comunque, esclusi i pensionati e le aziende che hanno effettuato licenziamenti, mentre saranno inclusi tutti i contratti giornalistici, compresi quelli adottati dalla Fieg e dall’Aeranti Corallo.
Il Consiglio d’amministrazione dell’Inpgi ha approvato anche un ordine del giorno che “rileva la necessità di avviare un ampio confronto nella categoria, in primis con le donne, rispetto ai temi collegati in particolare al welfare femminile e di categoria e più in generale ai sistemi di ammortizzazione sociale del lavoro dipendente e autonomo”.
L’ordine del giorno afferma quindi che “il Cda assume l’impegno ad analizzare nei prossimi mesi, in stretta collaborazione con la Fnsi per le competenze contrattuali e con la Casagit per quelle assistenziali, ogni opportuna iniziativa, nella compatibilità della tenuta del sistema”.

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