Per la Suprema Corte di Cassazione l’Ordine doveva dichiarare estinto il procedimento perché “Betulla” si era dimesso

Giornalisti: annullata la radiazione di Renato Farina

Renato Farina

ROMA – La Terza sezione civile della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza numero 14407/2011, depositata oggi, ha annullato la radiazione di Renato Farina dall’Ordine dei giornalisti. “Il procedimento disciplinare – dice la sentenza – doveva essere dichiarato estinto”. Dopo le accuse, infatti, Farina si dimise e fu cancellato dall’albo dei giornalisti, salvo poi essere successivamente radiato dall’Ordine, cosa che non poteva accadere, perché Farina non era più iscritto all’albo, come stabilisce la sentenza. Rimane valida la sanzione di sospensione dalla professione di 12 mesi inflittagli dall’Ordine di Milano nel settembre 2006, condanna già espiata.
Esultano i colleghi di partito dell’attuale deputato del Pdl. Maurizio Lupi, Pdl, vicepresidente della Camera dei deputati, afferma:“Alleluja. La Cassazione ha dichiarato nulla la radiazione inflitta dall’Ordine dei giornalisti a Renato Farina. E così pone fine a una persecuzione assurda, arrivata al punto di impedire ogni espressione di pensiero attraverso l’uso della sanzione disciplinare contro i direttori come Feltri e Sallusti che osavano pubblicare i suoi articoli anche da deputato. La Cassazione ora, dopo cinque anni di trattamento da appestato, si è pronunciata senza possibilità di replica: l’Ordine dei giornalisti si è arrogato un diritto che non aveva.

Oggi è un bel giorno”.

 Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, di dice “molto lieta di apprendere la notizia. Quella di Farina – commenta la Gelmini – è una voce preziosa del giornalismo e del dibattito politico italiano, che da sempre suggerisce spunti e riflessioni di estremo interesse. Finalmente si conclude una vicenda spiacevole che non ha colpito soltanto un intellettuale di grande valore ma la l’idea stessa di libertà di espressione”.
Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, manifesta la sua “più viva soddisfazione per la sentenza della Corte di Cassazione che ha tolto l’onta di una ingiusta sentenza su Renato Farina che l’Ordine dei giornalisti non avrebbe potuto irrogare. Soddisfazione doppia – secondo Formigoni – perche questa decisione definitiva della Cassazione annulla anche le pene erogate per i direttori Feltri e Sallusti, la cui colpa era stata solo quella di consentire ad un cittadino il prioprio inalienabile diritto di espressione”.
Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi, “la decisione della Cassazione di cancellare la radiazione di Renato Farina è una dura lezione per l’Ordine dei giornalisti che si era attribuito una competenza che non gli spettava. C’è da essere soddisfatti che, in Italia, venga rispettato l’art. 21 della Costituzione – ha aggiunto – che permette a tutti, anche a Farina, di esprimere per iscritto le sue opinioni”.
Al di là della sentenza, nessuno, però, commenta le motivazioni che avevano portato l’Ordine dei giornalisti ad assumere il provvedimento. Renato Farina, ex vicedirettore di Libero, “arruolato” nel Sismi col nome di Betulla, era stato, infatti, radiato il 29 marzo 2007, con 68 voti a favore, 5 astenuti, 2 contrari e 4 schede bianche, dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, in accoglimento della richiesta avanzata dal Procuratore generale della Repubblica di Milano.
Il Procuratore generale aveva argomentato la sua richiesta rilevando che la sospensione di 12 mesi comminata dal Consiglio regionale della Lombardia è “inadeguata rispetto alla gravità della condotta ascritta ed accertata”.
Secondo il Procuratore generale “il comportamento di Farina va sanzionato con l’ipotesi prevista dall’art. 55 della legge n. 69/63 che punisce con la radiazione la condotta del giornalista che ha gravemente compromesso la dignità professionale, fino a rendere incompatibile con la dignità stessa la sua permanenza nell’Albo”.
La proposta di radiazione avanzata dalla Commissione ricorsi del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti aveva rilevato che “il comportamento di Farina resta incompatibile con tutte le norme deontologiche della professione giornalistica ed ha provocato un gravissimo discredito per l’intera categoria. E non solo in relazione alla vicenda Abu Omar e ai rapporti con Pio Pompa. E’ Farina che, nelle sue difese, rivela e rivendica un ruolo in una trattativa con Milosevic, ruolo che autorevoli membri del governo dell’epoca negano abbia mai avuto. E’ Farina che fa riferimento a suoi rapporti con un servizio ultrasegreto statunitense (una Cia parallela agli ordini diretti di Condoleezza Rice). E’ Farina che dichiara ai magistrati di aver accettato dai servizi all’incirca 30 mila euro”.

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