Francesco Votano
BELGRADO (Serbia) – “La situazione é allarmante, e il governo continua a rinviare l’adozione di una precisa strategia per i media, decisa con i giornalisti e con la Unione Europea oltre un anno fa”. In una lettera aperta al presidente Boris Tadic, le associazioni di giornalisti serbi denunciano che la libertà di stampa nel paese é minacciata. Nella lettera a Tadic si sottolinea che diversi giornalisti, in particolare coloro che effettuano inchieste sul crimine organizzato, sui crimini di guerra o sui gruppi ultranazionalisti, sono costretti a vivere sotto costante protezione della polizia.
La nota è stata firmata dall’Uns (associazione dei giornalisti della Serbia), dalla Nuns (associazione indipendente dei giornalisti serbi), dalla Ndnv (associazione indipendente dei giornalisti di Voivodina), dall’Anem (associazione dei media elettronici indipendenti) e dalla stampa locale. La Uns è la più vecchia associazione di giornalisti in Serbia e ha poco più di cinque mila giornalisti che rappresentano circa il 70 percento dei giornalisti presenti sul territorio serbo. In Serbia è stata adottata una riforma del sistema dei media che prevede l’obbligo, per l’apertura di un nuovo mezzo d’informazione, di investire cinquanta mila euro e pesanti multe per le violazioni della legge. Con il pretesto di dover adeguare la legislatura agli standard europei, questa legge è stata approvata seguendo la procedura d’urgenza, evitando quindi la discussione e il dibattito pubblico.
Nella nota si lamenta anche che, “la situazione è peggiore di quella anteriore al 5 ottobre 2000, data della caduta del regime di Slobodan Milosevic”. Preoccupazione, soprattutto, per la sicurezza dei giornalisti, fanno una lista dei programmi radiofonici cancellati su richiesta di esponenti politici e soprattutto delle uccisioni per altro impunite di giornalisti. I rappresentanti dell’Associazione dei giornalisti della Serbia ha ricordato che nel 1998 sono scomparsi Slavko Perenic e Djuro Slavuj di Radio Pristina, nel 1999 il giornalista del quotidiano “Jedinstvo” di Pristina ed inviato di “Politika” Ljubomir Knezevic, e nel 2000 il giornalista della Radio Kosovo, Marijan Melonasi. Non sono stati scoperti nemmeno gli assassini del giornalista Aleksandar Simovic, scomparso nel 1999, nonché del fotoreporter Momir Stokuca, ucciso lo stesso anno, ricordano le associazioni.
Infine, anche una rivendicazione sindacale, il presidente del Nuns, Vukasin Obradovic, ha rilevato anche le paghe dei giornalisti siano del tutto inadeguate. Il presidente serbo Boris Tadic già in passato, ha espresso piena solidarietà ai giornalisti dell’emittente televisiva privata “B92” che sono stati ripetutamente minacciati di morte per le inchieste con le quali hanno denunciato un grande scandalo nella gestione della miniera di carbone di proprietà statale di Kolubara. In febbraio, Tadic ha reagito ad attacchi verbali contro giornalisti e esponenti della comunità islamica, affermando che “la Serbia non é mai stata e non sarà mai un paese dello sciovinismo, dell’intolleranza etnica e dell’odio verbale”.