Mentre la Rai annuncia ricorso, la giornalista scrive una lettera ai colleghi

Tiziana Ferrario: “Solitudine e umiliazione”

Tiziana Ferrario

ROMA – “Nessuna lesa autonomia del direttore, nessun trionfo della gerontocrazia, nessun baronato, nessuna inamovibilità del conduttore.
L’ordinanza con la quale sono stata reintegrata nei ruoli che svolgevo al Tg1 prima della mia brutale rimozione ha semplicemente stabilito che non posso stare senza lavorare e che mi devono essere assegnate mansioni adeguate alle mie professionalità di cui la conduzione è una componente molto importante”.
Così la giornalista del Tg1 Tiziana Ferrario in una lettera a tutti i colleghi, da lei affissa oggi in bacheca alla Rai, risponde alle polemiche scatenatesi in seguito alla decisione del giudice del tribunale del lavoro di Roma che ha ordinato all’azienda il suo reintegro alla conduzione del tg della rete ammiraglia e come inviata per i grandi eventi. Un’ordinanza, annuncia, contro la quale “per il momento la Rai ha annunciato ricorso”.“Speravo non accadesse – sottolinea la giornalista – perché preferirei concentrarmi sulle notizie e non sulle carte giudiziarie”. Nella lettera Ferrario precisa ancora come in un anno e mezzo di direzione Minzolini la Rai non abbia “potuto mostrare al giudice alcun documento che provasse il mio utilizzo, nessuna trasferta tranne quella ordinatemi in fretta e furia a novembre quando la direzione – solo dopo essere venuta a conoscenza della mia causa e dell’udienza fissata per il 26 novembre scorso – mi ha chiesto di sostituire per 15 giorni il corrispondente di New York”.
Quelli passati, dice ancora, “sono stati mesi di grande solitudine e di dolorosa umiliazione che ancora continua a causa delle dichiarazioni del direttore Minzolini. Umiliazione come giornalista, che si è vista all’improvviso estromessa senza una ragione professionale del lavoro quotidiano e umiliazione come donna accusata pubblicamente sui giornali di essere vecchia e colpevole solo di avere lavorato 30 anni, in più ruoli nella stessa testata giornalistica.
Mi chiedo perché questo debba essere ritenuto una colpa. E mi chiedo anche quanto maschilismo ci sia nelle considerazioni di Minzolini sulla mia persona e quanta superficialità traspaia quando parlando della mia rimozione usa la discriminazione per età pensando che sia meno grave della discriminazione politica. Roba da far ricorrere di nuovo ad un giudice per violazione della legge sulla parità per ragioni di età, come già sperimentato in Gran Bretagna da alcune colleghe giornaliste televisive”.

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