Il giornalista ucciso a Baghdad aveva avvisato i talebani che il giornalista rapito non era una spia

Noori ci aveva aiutato per Mastrogiacomo

ROMA – Il sindacato dei giornalisti italiani è vicino ai colleghi afgani, così duramente colpiti dall’uccisione di Sayed Hamid Noori. Volto assai popolare del telegiornale della tv di Stato Rta, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei giornalisti afghani, Noori era conosciuto anche per la sua attività in gruppi di opposizione al presidente Karzai.
Per questo la sua uccisione è particolarmente inquietante. Ma per i giornalisti italiani Noori era anche qualcosa di più: ci aveva dato il suo aiuto, in occasione del rapimento di Daniele Mastrogiacomo, avvisando i talebani che il nostro collega era un giornalista e non una spia.
Karzai ha ordinato l’apertura immediata di un’inchiesta sulla morte di Noori. L’associazione dei cronisti indipendenti afghani (Aija) ha invitato il governo a “non ignorare questo episodio come è stato fatto con i precedenti.
Ci uniamo a loro e chiediamo alla nostra rappresentanza diplomatica di far arrivare la voce della Fnsi e di tutti i giornalisti italiani al governo afgano. Un simile delitto non può restare impunito.

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