Il segretario della Fnsi plaude alle parole di Fini e Calabrò contro i tagli all'editoria

AgCom lancia l’allarme, il governo latita

ROMA – Altro che giornali inutili o da lasciare nelle edicole, o da costringere alla chiusura con i tagli indiscriminati dei fondi pubblici!
Le parole del Garante delle Comunicazioni, Corrado Calabrò, pronunciate senza strepito alcuno, sono più di un monito, oltreché un riconoscimento di un valore: i giornali sono ancora un mezzo primario di diffusione dell’informazione e soprattutto un forte presidio del pluralismo. E qui la funzione del giornalista cambia, ma non si cancella, per assumere un ruolo ‘non sostituibile del flusso di notizie che scorre nella rete’.
Le osservazioni del Garante si uniscono alla considerazione del Presidente della Camera Fini, per il quale non servono tagli drastici all’editoria, ma adeguata selezione degli interventi.Due alte autorità, una di garanzia ed un’altra istituzionale, dello Stato rilanciano un allarme che, inascoltati, da tempo abbiamo messo di fronte all’agenda della politica. L’informazione è un bene pubblico essenziale, che va sostenuto e non può essere messo in crisi, come accaduto con le scelte dei mesi scorsi e con i tagli indiscriminati della manovra in corso, dal Governo. Il grande problema è che le questioni di merito non si affrontano oppure si sceglie scientificamente di impoverire realtà che non piacciono, come capita appunto con i giornali e con la Rai.
Il professor Calabrò ha fatto osservazioni condivisibili, per esempio, sulla necessità di una governance della Rai, organizzata su ‘elementi imprenditoriali‘ e svincolata dai partiti, indirizzata a migliorare la qualità per rendere effettivo il servizio pubblico. Altrettanto valore ha l’osservazione sul ruolo delle Tv locali, molte
delle quali rischiano il collasso per i tagli e le penalizzazioni al digitale. In questo quadro rischia di apparire normale quanto non lo è, come con nitida serenità il Garante delle Comunicazioni ha rilevato: non si può incidere sulla libertà di informazione e sulla sua effettiva disponibilità, con interventi come quelli previsti dal Ddl sulle intercettazioni che la mettono in secondo piano rispetto ad altri beni costituzionalmente protetti. La libertà di informazione va, davvero, ‘difesa da ogni tentativo di compressione’. Non ce n’è mai troppa e non può essere resa disponibile ai cittadini in maniera leale e corretta se viziata da limiti impropri e ingiusti imposti dallo Stato con leggi che pretendono di stabilire la scelta delle notizie, o da tagli economici che mettono in crisi definitiva decine di imprese editoriali e migliaia di posti di lavoro.
Con i tagli alle tv locali, resta ancora non sanato lo scandalo dei fondi negati all’editoria per le comunità degli italiani all’estero e per quelle gestite in cooperativa, mentre ancora non si affronta un serio processo di pulizia dagli interventi clientelari impropri.
Son tutte ragioni per le quali il Sindacato dei Giornalisti è costretto all’iniziativa permanente di protesta e proposta che, intanto, sfocerà nella giornata del silenzio del 9 luglio prossimo, per denunciare i tanti silenzi per sempre che una sistematica evoluzione di interventi negativi sta determinando.

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