ROMA – “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure…”. Dopo l’Inno di Mameli, tocca a Tiziana Ferrario aprire la manifestazione della Fnsi contro il ddl Alfano sulle intercettazioni, ormai conosciuto come “legge bavaglio”. In una piazza Navona stracolma, tanti striscioni, tante bandiere di tutti colori e tanti bavagli e post-it sulla bocca.
“Se non ci fosse stata la casta da tutelare – ha tagliato subito corto il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi – la maggioranza non avrebbe mai fatto questa legge. I giornalisti vengono espropriati del loro diritto di informare i cittadini perché lo Stato diventa censore. Senza contare che vengono inflitte multe milionarie agli editori che violano questo provvedimento pubblicando le intercettazioni”. Il segretario della Fnsi ha, quindi, detto che “oggi si inaugura la giornata della resistenza civile del XXI secolo che mai avremmo pensato di inaugurare. Non la faremo clandestinamente ma alla luce del sole ripeteremo che la libertà è un bene fondamentale, che è conoscenza, chi considera l’informazione un pericolo sarà sconfitto. Il ddl Alfano sulle intercettazione – ha detto Siddi – è squilibrato e ingiusto e la battaglia andrà avanti, anche usando armi di disobbedienza civile, perchè le leggi sbagliate non si rispettano, rispettarle significherebbe portarci nell’illegalità”.
Esilarante l’intervento telefonico del premio Nobel, Dario Fo: “Quello che state facendo umilia e mortifica un uomo solo. Cercate di non mostrare così tanto la vostra unità e forza. In fondo è un essere umano”. Quindi ha concluso dicendo: “È un uomo che sta perdendo colpi, che viene tradito anche da chi ha più vicino. Siamo solidali, aiutiamo un uomo perduto, ignoriamo Berlusconi”.Presente alla manifestazione, il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, ha ricordato che i consigli del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non sono stati seguiti da un Governo che, invece, ha forzato la mano calendarizzando il ddl sulle intercettazioni. A questo punto io sono perché il ddl venga ritirato”. Con lui, la presidente dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, ha auspicato che i dubbi espressi all’interno della maggioranza di centrodestra – chiaro il riferimento ai finiani – si traducano in un voto contrario al decreto legge: “tutti sono benvenuti. Abbiamo bisogno di tutti perché qui non si tratta di maggioranza od opposizione, si tratta della difesa di principi costituzionali”. Sulla stessa linea Piero Fassino (Pd), secondo il quale “c’è un presidente del Consiglio che pensa che la stampa debba essere al servizio del potere”.
In piazza anche il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: “Se il Presidente della Repubblica non dovesse essere ascoltato da questo Parlamento, sordo e fuori dalla realtà, gli spazi della democrazia e della legalità in questo Paese sarebbero inevitabilmente ridotti”. Apprezzando la posizione espressa da Napolitano, Di Pietro si è ritrovato nelle sue parole “quando ha messo un punto sulla truffa posta in essere sul piano etico, politico ed istituzionale dal presidente Berlusconi e da Brancher. E apprezziamo anche la sua posizione su questa legge sulle intercettazioni”.
L’ex Garante per la privacy, Stefano Rodotà, si è soffermato sulla “piazza che ci racconta la storia di un successo che ha inciso sull’agenda politica. Un successo testimoniato dalla resistenza politica al cammino del disegno di legge. Il tempo della quiescenza dell’opinione pubblica – ha detto Rodotà – è finito. Ci siamo riappropriati della Costituzione come strumento della libertà”.
In piazza e sul palco anche tanta gente dello spettacolo. Per la cantante Fiorella Mannoia, “la legge Alfano non va votata”. Quindi, ha lanciato un “appello ai parlamentari di tutti gli schieramenti, dall’opposizione ai finiani, alla Lega, perché se rimane un po’ di coscienza civile non facciano approvare questa legge vergognosa”.
L’attrice Ottavia Piccolo ha, invece, letto un testo di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa in Russia per aver denunciato le violenze in Cecenia: “Quando hai una tessera politica non sei un giornalista, sei un portavoce…sono una giornalista, mi limito a raccontare i fatti come sono, come stanno. Sembra una cosa facile, ma qui non lo è affatto. Sono stanca di ricevere dalla 10 alle 15 minacce di morte a settimane e di raccontare ai miei figli perché sono stata in galera”.
Sul palco la madre di Federico Aldrovandi (morto a Ferrara dopo il pestaggio subito dalla polizia) e Ilaria Cucchi, sorella di Stefano. Ricordando le loro storie, hanno sottolineato l’importanza che la pubblicazione delle foto dei due ragazzi ha rivestito nello sviluppo delle indagini. “Stiamo percorrendo una strada dolorosa – ha detto Ilaria Cucchi – e la scelta di pubblicare le immagini di Stefano è stata sofferta. Ma ora sappiamo che se non avessimo fatto in quel modo, se non avessimo consentito la pubblicazione delle foto e degli atti, il caso di Stefano sarebbe stato archiviato all’istante”.
Siparietto su Patrizia D’Addario, in piazza Navona col suo libro “Gradisca Presidente”. Sulla sua presenza curiosità, dubbi e perplessità. “Non abbiamo fatto un servizio d’ordine. In piazza – ha commentato il presidente della Fnsi, Roberto Natale – viene chi vuole, anche chi può pensare di trovare qui le telecamere. Il sindacato è aperto a tutti ma nessuno cerchi di speculare su questa nostra apertura. Poi, se domani qualcuno racconterà <<la piazza della D’Addario>> non sarà stato un buon giornalista. Semmai dovrebbe essere la piazza di Patrizia Aldovrandi o di Ilaria Cuti”. “La D’Addario è una cittadina italiana?” ha detto, dal canto suo Rosy Bindi. “Sì. Ha avuto qualche problema con le intercettazioni ? Sì. Siamo un paese libero e gli organizzatori decidono chi invitare. Poi chi ascolta è in grado di valutare”.