Parisi e Albanese (Fnsi): “Vicini a Luciano Regolo, sconfitta la libertà di stampa”

Sentenza De Rose, è l’Ora della perplessità

I giornalisti dell’Ora della Calabria con il direttore Luciano Regolo e il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, davanti alla Prefettura di Cosenza

ROMA – «È inquietante che nel comportamento di uno stampatore che blocca l’uscita di un giornale un magistrato non riconosca traccia di reato». Così Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, e Michele Albanese, responsabile Fnsi per la Legalità, commentano la sentenza del tribunale di Cosenza che ha assolto “perché il fatto non sussiste” lo stampatore Umberto De Rose dall’accusa di tentata violenza privata in riferimento al blocco delle rotative – avvenuto nella notte fra il 18 e il 19 febbraio 2014 – che non fece mai arrivare in edicola “L’Ora della Calabria”, il quotidiano allora diretto da Luciano Regolo, oggi consigliere nazionale della Fnsi e condirettore di “Famiglia Cristiana”.

Luciano Regolo

«Una sentenza che, in attesa di conoscerne le motivazioni, desta comunque grande perplessità – incalzano Parisi e Albanese – in favore del giornalista, Luciano Regolo, che ha combattuto questa battaglia con coraggio insieme ai colleghi dell’Ora, affrontando i rischi che si possono facilmente immaginare quando ci si scontra con certi poteri.
E, ancor più, nei confronti della libertà di stampa per la quale la decisione del tribunale cosentino apre un varco ad ipotesi inquietanti: forte di un precedente come questo, – rimarcano il segretario generale aggiunto e il responsabile Fnsi alla legalità – d’ora in avanti, il primo stampatore che si alzi la mattina con l’intenzione di bloccare un giornale potrà farlo nell’indifferenza generale?».
Nel manifestare «la piena solidarietà e tutta la vicinanza, umana e professionale, a Luciano Regolo, che ha pagato e continua, purtroppo, a pagare sulla sua pelle il coraggio di non essersi piegato al sopruso in una terra devastata dalla piaga della criminalità organizzata e dalla collusione, quale è la Calabria», Carlo Parisi e Michele Albanese pongono l’accento su «un altro elemento preoccupante: l’irrilevanza evidentemente attribuita alla testimonianza del tecnico specializzato che, in tribunale, ha escluso qualsiasi guasto alla rotativa, ammettendo di essere stato costretto proprio dallo stampatore ad effettuare una perizia falsa all’indomani del famigerato blocco. Una realtà, dunque, non un’opinione dell’allora direttore dell’Ora della Calabria e dei suoi “ragazzi”. Un dato di fatto. Che non è bastato, però, a far vincere la libertà di stampa». (giornalistitalia.it)

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