Ogni nuova morte sta già provocando una suggestione che porta al triste fenomeno dell’emulazione

Giorgio Sturlese Tosi
Giorgio Sturlese Tosi
Molti colleghi, inevitabilmente, stanno in questi giorni sottolineando il fenomeno dei suicidi per motivi economici. Fatte salve tutte le giuste considerazioni sulla necessità di fornire una corretta informazione, soprattutto in un momento difficile come questo, temo che ci stiamo un pò tutti rendendo partecipi di un fenomeno che rischia di avere conseguenze gravissime sui lettori più fragili.
Limitarsi ad elencare ogni nuova morte sta già provocando una suggestione che porta al triste fenomeno dell’emulazione. Un titolo non può mai valere la vita di una persona. Il compito di un bravo cronista, credo, sarebbe quello di dare pure la notizia, cercando però di approfondirla, chiedendosi davvero chi è e perchè si è tolto la vita un imprenditore o un lavoratore disoccupato.
Dovremmo avere la voglia di tornare a fare il nostro lavoro, anticipando l’evento. Capire quali sono le situazioni di emergenza, svelare se vi sono eventuali comportamenti illegittimi da parte di chi licenzia o chi costringe a chiudere, smuovere le coscienze e le autorità per sbloccare sistemi delittuosi come i pagamenti da parte dello Stato.
Insomma, anticipare e cercare in qualche modo di offrire un’alternativa a quegli episodi che portano al suicidio di una vittima della crisi.
Limitarsi a riportare la notizia, senza approfondirla, è molto facile, ma serve a poco e rischia davvero di renderci complici di queste tragedie.
Giorgio Sturlese Tosi
Ogni nuova morte sta già provocando una suggestione che porta al triste fenomeno dell’emulazione
Un titolo non vale la vita di un uomo
Giorgio Sturlese Tosi
Giorgio Sturlese Tosi
Molti colleghi, inevitabilmente, stanno in questi giorni sottolineando il fenomeno dei suicidi per motivi economici. Fatte salve tutte le giuste considerazioni sulla necessità di fornire una corretta informazione, soprattutto in un momento difficile come questo, temo che ci stiamo un pò tutti rendendo partecipi di un fenomeno che rischia di avere conseguenze gravissime sui lettori più fragili.
Limitarsi ad elencare ogni nuova morte sta già provocando una suggestione che porta al triste fenomeno dell’emulazione. Un titolo non può mai valere la vita di una persona. Il compito di un bravo cronista, credo, sarebbe quello di dare pure la notizia, cercando però di approfondirla, chiedendosi davvero chi è e perchè si è tolto la vita un imprenditore o un lavoratore disoccupato.
Dovremmo avere la voglia di tornare a fare il nostro lavoro, anticipando l’evento. Capire quali sono le situazioni di emergenza, svelare se vi sono eventuali comportamenti illegittimi da parte di chi licenzia o chi costringe a chiudere, smuovere le coscienze e le autorità per sbloccare sistemi delittuosi come i pagamenti da parte dello Stato.
Insomma, anticipare e cercare in qualche modo di offrire un’alternativa a quegli episodi che portano al suicidio di una vittima della crisi.
Limitarsi a riportare la notizia, senza approfondirla, è molto facile, ma serve a poco e rischia davvero di renderci complici di queste tragedie.