
Assemblea permanente, Cdr e Rsu di Liberazione spiegano che dopo la rottura del tavolo sindacale, avvenuta ieri in seguito alla decisione unilaterale e irremovibile della Mrca spa (socio unico il Partito della Rifondazione comunista) di sospendere le pubblicazioni cartacee dal primo gennaio prossimo, l’obiettivo di giornalisti e poligrafici è quello di continuare a fare il giornale, continuando a lavorare tutti, come previsto dai contratti di solidarietà firmati a luglio.
“Se la Mrc non dovesse tornare sulle sue decisioni – spiega l’assemblea – ancora tre uscite su carta e poi il prodotto completo a disposizione dei lettori on line. Già stanotte un gruppo di lavoratori srotolerà i sacchi a pelo sui pavimenti della redazione di viale del Policlinico 131.
Perché? Per un motivo simbolico: rimarcare il fatto che Liberazione non è proprietà privata di nessuno, ma appartiene a una grande collettività, stratificata e composita, formata dai lettori, dai militanti di Rifondazione, da tutti quelli e quelle che il giornale hanno fatto negli anni, dai diversi direttori che lo hanno guidato (tra gli altri Luciano Doddoli, Luciana Castellina, Lucio Manisco, Sandro Curzi, Piero Sansonetti, Dino Greco), dai tantissimi pezzi di società e movimenti che il giornale ha raccontato (dal mondo del lavoro a Genova 2001, all’acqua pubblica, ai No Tav, ai No Ponte). E per un motivo pratico: per chiedere all’editore di riconsiderare le proprie posizioni e venire a costruire nel confronto almeno una soluzione-ponte di un mese, per farsi trovare ancora vivi dalla riforma e dagli stanziamenti del governo. La redazione è aperta. L’invito è a tutti coloro che hanno a cuore la stampa libera e vogliono portare solidarietà ai lavoratori: collegatevi, passate, scrivete, discutete, partecipate”.
Perché? Per un motivo simbolico: rimarcare il fatto che Liberazione non è proprietà privata di nessuno, ma appartiene a una grande collettività, stratificata e composita, formata dai lettori, dai militanti di Rifondazione, da tutti quelli e quelle che il giornale hanno fatto negli anni, dai diversi direttori che lo hanno guidato (tra gli altri Luciano Doddoli, Luciana Castellina, Lucio Manisco, Sandro Curzi, Piero Sansonetti, Dino Greco), dai tantissimi pezzi di società e movimenti che il giornale ha raccontato (dal mondo del lavoro a Genova 2001, all’acqua pubblica, ai No Tav, ai No Ponte). E per un motivo pratico: per chiedere all’editore di riconsiderare le proprie posizioni e venire a costruire nel confronto almeno una soluzione-ponte di un mese, per farsi trovare ancora vivi dalla riforma e dagli stanziamenti del governo. La redazione è aperta. L’invito è a tutti coloro che hanno a cuore la stampa libera e vogliono portare solidarietà ai lavoratori: collegatevi, passate, scrivete, discutete, partecipate”.
“Quello dei colleghi di Liberazione – afferma la Fnsi – è un grido d’allarme infinito unito ad una volontà ferrea di non lasciare nulla di intentato perché il giornale possa continuare la sua attività.
La protesta estrema, l’occupazione della redazione, è in realtà una vibrata denuncia e un appello che vanno raccolti. I Governi sono i responsabili del collasso in cui si stanno facendo soffocare giornali politici, di idee, non profit, di cooperative, delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero. All’editore di Liberazione – sottolinea la Federazione Nazionale della Stampa – i colleghi chiedono, però, un confronto reale, almeno per una soluzione ponte, anche per non far cadere le possibilità di sbocco positivo dell’indispensabile azione verso il Governo per la riforma dell’editoria e la certezza di sostegni pubblici per i giornali come questo, espressione di una storica idea politica rilevante nel Paese. La Fnsi rinnova la solidarietà ai colleghi e a tutti i lavoratori di Liberazione e fa proprio questo appello”.
La protesta estrema, l’occupazione della redazione, è in realtà una vibrata denuncia e un appello che vanno raccolti. I Governi sono i responsabili del collasso in cui si stanno facendo soffocare giornali politici, di idee, non profit, di cooperative, delle minoranze linguistiche e delle comunità italiane all’estero. All’editore di Liberazione – sottolinea la Federazione Nazionale della Stampa – i colleghi chiedono, però, un confronto reale, almeno per una soluzione ponte, anche per non far cadere le possibilità di sbocco positivo dell’indispensabile azione verso il Governo per la riforma dell’editoria e la certezza di sostegni pubblici per i giornali come questo, espressione di una storica idea politica rilevante nel Paese. La Fnsi rinnova la solidarietà ai colleghi e a tutti i lavoratori di Liberazione e fa proprio questo appello”.