
Giovanni Negri

Il Cie di via Corelli, a Milano
MILANO – “Rivendichiamo il diritto dei cronisti a documentare l’attività all’interno dei Centri di Identificazione e dei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), nonché la regolarità dell’applicazione delle leggi nei confronti degli immigrati.
In nome della trasparenza non comprendiamo perchè l’accesso debba essere negato ai giornalisti mortificando il diritto di cronaca”.
Giovanni Negri, presidente dell’Associazione Lombarda Giornalisti, motiva così la partecipazione dell’Alg domani, lunedì 25 luglio, alla manifestazione nazionale per la libertà di informazione, promossa dalla Fnsi.
A Milano l’appuntamento è fissato, alle ore 11, davanti al Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli. Con Giovanni Negri ci saranno parlamentari e consiglieri regionali, tra i quali Jean Leonard Touadi (Pd), Savino Pezzotta (Udc), Giuseppe Civati (Pd), Emanuele Fiano (Pd) e Chiara Cremonesi (Sel), oltre alle associazioni Libertà e giustizia, Arci Milano e Antigone Lombardia
L’iniziativa “Lasciatecientrare” è stata indetta per dire no al divieto per i giornalisti di accedere ai Cie (Centri di Identificazione) e Cara (Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo), su disposizione del Ministro dell’interno che, il 1° aprile 2011, ha firmato una circolare che rende ancora più inaccessibili tali luoghi, fino a data da destinarsi, in nome dell’emergenza nordafricana.
Giornalisti, sindacati, esponenti di associazionismo antirazzista umanitario nazionale e internazionale, presenti nel territorio in cui sono ubicati, sono considerati secondo la circolare “un intralcio” all’operato degli enti gestori e per questo tenuti fuori. Questo si traduce di fatto in una sospensione del diritto-dovere di informazione che si va ad aggiungere alle tante violazioni già riscontrate in questi centri.
Non potendo entrare, diviene legittimo pensare che in essi si determinino condizioni di vita inaccettabili e ripetute violazione dei diritti. Le poche fonti reperibili di notizie diventano i video registrati da cellulari, dagli immigrati trattenuti nei centri, le lettere che riescono a partire dall’interno, le telefonate e le testimonianze rese da chi esce o fugge, e quanto arriva non è certo dimostrazione di trattamento rispettoso dei diritti umani.
Il prolungamento votato nei giorni scorsi dal Parlamento, che consente di trattenere le persone non identificate nei Cie fino a 18 mesi, aumenta il disagio e la sofferenza in cui si ritrovano persone che non hanno commesso alcun reato. Gravi lacune si registrano poi nell’esercizio del diritto alla difesa.
A tale scopo chi opera nell’informazione ritiene fondamentale avere modo di poter far conoscere alla pubblica opinione quanto in questi luoghi avviene, le ragioni dei continui tentativi di fuga e rivolta, dell’aumento dei casi di autolesionismo che spesso sfociano nel tentativo di suicidio.